16-01-2025

«Il nostro Prosecco? Un famoso sconosciuto. Ma dobbiamo puntare sull'identità»

Franco Adami, presidente del Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, traccia la rotta per il futuro. E gli assaggi confermano le promesse (parte 2 di 3)

Continua il viaggio nell'area del Conegliano V

Continua il viaggio nell'area del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg: alla scoperta di questo "famoso sconosciuto"

«Il Prosecco? È un famoso sconosciuto». Franco Adami, presidente del Consorzio Tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco, prima di tutto è uno di quei produttori che ha vissuto la storia delle bollicine, e sa quali sono gli ostacoli da superare per il futuro.

«Queste colline sono uniche – racconta Adami – non solo dal punto di vista del paesaggio, ma anche per quanto riguarda la produzione di vino».

Ma allora, perché è un “famoso sconosciuto”? «Al consumatore finale, delle ore di lavoro annue che ogni produttore deve investire, non interessa nulla. Ma contano le emozioni che puoi dare. Per questo noi dobbiamo puntare su tre fattori. Prima di tutto bisogna realizzare un vino che piaccia. Il secondo aspetto fondamentale è la riconoscibilità delle nostre bollicine, far capire da dove arrivano. Il terzo elemento è legato alla capacità delle aziende di farsi conoscere nel mondo». E il tal senso il ruolo del Consorzio diventa fondamentale.

«Noi dobbiamo essere capaci di mostrare a tutti l’unicità del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg – spiega ancora Franco Adami – Ci sono differenze tra collina e collina, che permetto a ogni vino di avere una propria personalità. Abbiamo tanti suoli e climi diversi in un’area non particolarmente estesa».

Il vigneto attorno alla cantina di Adami

Il vigneto attorno alla cantina di Adami

Passeggiando in mezzo alle vigne con Franco Adami, si comprende meglio questo aspetto. Dalla sua cantina, mostra l’andamento delle colline del Conegliano Valdobbiadene, spiega la conformazione geologica, racconta la storia di una regione vitivinicola che ha avuto un boom negli anni e che ora deve valorizzare la propria identità, senza paragoni con altre zone. Certo, il nome Prosecco porta a facili equivoci e fraintendimenti e anche a livello di comunicazione, come confermato anche dal direttore del Consorzio Diego Tomasi, non è semplice trasmettere questa grande diversità.

Eppure… «Questo potrebbe essere un ottimo momento per noi – spiega lo stesso Tomasi – Dobbiamo saper giocare le nostre carte. Noi abbiamo un posizionamento non così caro come lo Champagne, ma nemmeno basso come altri prodotti. Con un rapporto tra qualità e prezzo davvero ottimo». Elementi che possono essere vincenti in questo momento economico.

Tramonto sui vigneti di Vettori

Tramonto sui vigneti di Vettori

E anche i produttori sono d’accordo, come conferma Alessandro Favaro di Rivaluce. «Noi dobbiamo essere interpreti del nostro territorio. Per esempio noi, nella nostra area, abbiamo un terreno con una grande presenza di carbonato di calcio e magnesio. Sono elementi fondamentali, è la connessione con il territorio. Qui c’è roccia bianca: abbiamo uno strato superficiale di 30 centimetri, mentre sotto è tutto sasso. E anche i vini ne hanno benefici».

Arturo Vettori è sulla stessa linea: «Vettori è un’azienda piccola, da 5 ettari – racconta – Abbiamo reimpiantato i vigneti nel 1991. Il segreto? Dobbiamo solo fare i nostri vini, senza inventarci nulla di particolare, ma trasformando al meglio quello che ci offre il nostro territorio».

Numerosi i vini assaggiati durante il viaggio

Numerosi i vini assaggiati durante il viaggio

Per capire queste differenze, prendiamo come esempi tre vini, uno per ognuno dei tre produttori. Vigneto Giardino Asciutto 2023 Valdobbiadene Docg Rive di Colbertaldo di Adami debuttò come “Riva Giardino Asciutto” nel 1933 a Siena, in occasione della 1° Mostra Mercato dei Vini Tipici d’Italia. Franco Adami lo ama definire una “macedonia”, proprio per la sua ampiezza di profumi legati alla frutta, dalla mela, alla pera, all’albicocca, ai frutti esotici. A questo si aggiunge una grande profondità al sorso e una bevibilità notevole, nonostante un discreto residuo zuccherino. Questo grazie ai terreni calcarei e argillosi del vigneto.

Da un estremo all’altro, per rimanere nel campo dei residui zuccherini. L’Extra Brut di Rivaluce, Rive di San Pietro di Barbozza Millesimato, è invece un’espressione particolarmente verticale della Glera, quasi tagliente, elegante e fine al naso, con note anche leggermente balsamiche, che poi si traducono al sorso in un vino molto fresco e sapido.

Tra i due estremi si pone invece il Brut di Arturo Vettori, con circa 7 grammi litro di residuo zuccherino. Sentori di frutta, mela in particolare, si abbinano a un bel floreale, con un’ottima ampiezza. E soprattutto, cosa che contraddistingue un po’ tutti i vini del Conegliano Valdobbiadene Prosecco superiore Docg, dall’ottima bevibilità, oltre che duttilità nell’abbinamento.

(2 / continua)

La prima parte: Conegliano Valdobbiadene Docg: lasciarsi stupire da vino e territorio 
La terza parte: Young Club Conegliano Valdobbiadene, il presente è dei giovani


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Raffaele Foglia

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Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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