Davide Groppi

Alla National Gallery di Londra è conservato dal 1839 un olio su tela che il Caravaggio dipinse tra il 1601 e il 1602. Al centro Cristo risorto, a tavola con due discepoli e accanto l’oste. E’ un episodio che Luca descrisse nel suo vangelo. Chi ha fede la nutrirà dal meditare su questo quadro, chi ama l’arte avrà ulteriori conferme della grandezza di Michelangelo Merisi e chi ha le pigne in zucca nemmeno entrerà alla National Gallery.

Poi ci sono i casi isolati e straordinari come quello che ha per protagonista Davide Groppi, relatore a Identità Milano 2013 nella giornata di Identità di Sala. La Cena di Emmaus ha cambiato il corso della vita professionale di questo piacentino nato nel 1963. Figlio di un elettricista, produttore di lampade che portano il suo nome e il suo cognome, rimase folgorato dalla luce non-luce usata dal Caravaggio. Siamo davanti a una tela che lì per lì appare buia, ma che in verità mette in luce con estrema logica quello che è giusto sia visto bene. Non c’è spreco alcuno, tutto appare nella sua dimensione e importanza, e ciò che conta poco pian piano sfuma fino ad annullarsi.

Questo dipinto è un preciso punto di riferimento per Groppi perché davanti a esso ebbe l’intuizione su quale via imboccare per mettere la sua sapienza a servizio di cuochi e ristoratori. Non che non avesse già progettato delle lampade importanti, la prima a imporsi fu ad esempio la Badoo al Salone del Mobile 1994, solo che non aveva ancora preso piena consapevolezza di quel mondo a se stante rappresentato dalla ristorazione. “Purtroppo gli chef non considerano la luce un ingrediente dei loro piatti”, la sua riflessione dalla quale discende una provocazione che è una verità: “Si inizia a cucinare in sala. Chi va nei grandi locali non lo fa per sfamarsi, ma per vivere un’esperienza. Il ristorante è un teatro e il menu lo spettacolo, perché non deve essere esaltato dall’illuminazione?”. Già, perché?

Groppi ricrea la luce cara al Caravaggio, di una estrema drammaticità, con quel continuo ricorrere a fondali scuri che rimandano al buio, salvo porre in evidenza quei tratti più importanti. A inizio degli Anni Dieci, Davide ha preso a illuminare in prima persona insegne di peso, le Calandre e il Caffè Quadri, l’Antica Osteria del Teatro e l’Osteria Francescana. E al Salone del Mobile del 2013 presenterà una lampada pensata espressamente per i ristoranti. Si chiamerà Tête-à-tête.

Ha partecipato a

Identità Milano


nato nel 1963 a Piacenza, partito da un piccolissimo laboratorio nel centro storico della sua città, nel tempo ha aperto showroom a Milano, Copenhagen e Barcellona, nonché lo Spazio Esperienze a Piacenza. Il modello Sampei è stato votato miglior lampada al mondo nel 2011

a cura di

Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
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