Osservare. Guardarsi attorno. Ammirare un territorio. E lasciarsi stupire.
Se questo concetto vale un po’ per tutti i territori vitivinicoli, lo è ancora di più per l’area del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg. Certo, quella parola, Prosecco, non aiuta a visualizzare un panorama di colline, divenuto Patrimonio dell’Unesco, con quei ciglioni – i terrazzamenti, per intenderci - che sono l’esempio di come uomo e natura possano felicemente convivere.

Diego Tomasi, direttore del Consorzio Tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco
Purtroppo, nell’uso comune,
Prosecco è spesso sinonimo di uno spumante leggerino, spensierato, da aperitivo, da spritz… Oppure è un termine utilizzato impropriamente come sinonimo di spumante: anche se ultimamente è più raro, si è trovato su qualche carta dei vini o sulle lavagnette dei bar il
“Prosecco di Franciacorta”, un ossimoro nato dalla scarsa cultura e che crea soltanto un’enorme confusione, facendo un danno a entrambe le aree vitivinicole.
Allora cerchiamo di fare un po’ di ordine. Perché la zona del Prosecco Doc comprende le province di Treviso, Venezia, Vicenza, Padova, Belluno, Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine: in pratica due regioni intere, o quasi. Una produzione da oltre 500 milioni di bottiglie all’anno. Le colline? Poche.
La zona del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Superiore Docg, invece, è molto più concentrata: solo 15 Comuni, esclusivamente in area collinare, con 8.611 ettari vitati. L’area è poi suddivisa in 43 Rive, mentre 108 sono quelli destinati esclusivamente alla sottozona Cartizze, che in realtà è un unico piccolo colle.

La mappa dell'area di produzione
Questi sono i numeri. Ma la realtà è ancora più diversa, ricca e sfaccettata. E i dati non sono sufficienti a farla comprendere. L’unico modo è osservare. Salire sulle colline e guardarsi attorno.
Lo ha fatto l’Unesco, che ha inserito come Patrimonio dell’Umanità le Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene: ha valutato la conformazione del territorio, chiamata hogback, con una serie di rilievi irti e scoscesi, la presenza dei ciglioni, che sono una particolare forma di terrazzamento, e il paesaggio a mosaico.

Una vista dalla collina del borgo di Collagù
«Bisogna farsi emozionare da questo territorio, prima ancora che dai vini – afferma
Diego Tomasi, direttore del
Consorzio Tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco – Come avvenne negli anni Trenta a un avvocato di Venezia,
Giulio Bottari de Castello, che arrivò a Collagù e si innamorò di quel luogo, tanto da acquistare praticamente tutta l’area, restaurare l’antico santuario pressoché abbandonato e addirittura realizzare una stazione meteo».
E i vini? «Abbiamo creduto alla vinificazione, in questo territorio, da sempre – continua Tomasi - Dagli anni Ottanta c’è stato il ritorno al vigneto: più della metà delle aziende vitivinicole sono nate in quegli anni. E si è ritornati anche in altitudine. Pian piano sono sparite le culture minori, per fare spazio alle viti, per un territorio che ora è al 30% vigneto, ma che mantiene – ed è fondamentale – il 57% di bosco, per preservare la biodiversità».
Per questo il
Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg è un vino strettamente legato al suo territorio, forse più di altre zone. La storia del
Prosecco nasce qui, su queste colline, per poi espandersi a macchia d’olio.
Ma questo legame con il territorio non è facile da mostrare: il paragone con la zona del Prosecco Doc è, purtroppo, inevitabile, anche se si tratta di prodotti profondamente differenti, anche per difficoltà di lavorazione, cura del prodotto, terroir maggiormente vocati e, di conseguenza, anche per fascia di prezzo.

Vendemmia eroica: le pendenze sono molto elevate
Un aiuto potrebbe darlo l’enoturismo legato proprio al riconoscimento
Unesco del 2019: «Ma anche questo è un fenomeno da gestire. Dal 2019 l’enoturismo è cresciuto del 30% in arrivi e del 27% in presenze (cioè con turisti che si fermano almeno due notti). Per noi è fondamentale far conoscere il territorio, per far capire il legame con il nostro vino».
La nostra fortuna è stata proprio quella di visitare il territorio, guidati da Francesco Boscheratto, responsabile tecnico del Consorzio, partendo proprio dal borgo di Collagù e facendo un po’ di saliscendi, passando anche dalla collina del Cartizze, osservando vigneti con pendenze spesso superiori al 70%. Il consiglio è quello di farsi sorprendere da un paesaggio sempre vario, da ritrovare poi nei bicchieri di Conegliano Valdobbiadene Prosecco superiore Docg, e capire che ci troviamo di fronte a prodotti di eccellenza. Senza fare paragoni con altre zone e altre bottiglie: non avrebbe senso.
(1 / continua)
La seconda parte: «Il nostro Prosecco? Un famoso sconosciuto. Ma dobbiamo puntare sull'identità»
La terza parte: Young Club Conegliano Valdobbiadene, il presente è dei giovani