Se la Milano Wine Week 2025, ideata da Federico Gordini, si arricchisce di eventi dedicati al vino, il Beefbar di Milano — all’interno del Portrait Milano, destinazione emblematica nel cuore della città — ha ideato una serata da ricordare.
Attraverso un percorso enoico con tre grandi nomi del vino, si sono intrecciati i piatti signature del locale con abbinamenti audaci: si è partiti con il Pinot Nero di Hofstätter e l’etichetta Barthenau Vigna S. Urbano nelle annate 2010, 2011 e 2017, per poi passare in Piemonte con il Barolo di Pio Cesare nelle etichette Pio 2008 e 2012, e Ornato 2016, concludendo infine con Tenuta Sette Ponti e il mitico Oreno nelle annate 2010, 2016 e 2019.
Una serata in cui, al Beefbar, si è parlato ancora una volta il linguaggio ancestrale della carne – nuda, elegante, protagonista – accompagnato al respiro profondo di questi grandi vini rossi del nostro Paese.
In tavola arrivano i piatti che hanno fatto la storia della maison: dal Pollo marinato al Cinzano Bianco e fritto al burro di Kobe Beef, alle Quesadillas, passando per i mini Smashed burgers, per poi degustare un primo piatto: Rigatoni con salsa di prosciutto di manzo stagionato 45 giorni - e qui, per un attimo, abbiamo pensato di essere finiti in paradiso. Sapori ricchi di umami, carne di altissima qualità, che ha trovato un’esaltazione massima con la selezione Giraudi per il sontuoso e indimenticabile Chateaubriand alla griglia. Cotture perfette, frutto della professionalità di chi conosce bene le regole della carne e sa quando infrangerle, per far vivere un’esperienza singolare al cliente.

La cella delle carni al Beefbar. Crediti fotografici @Marion Butet Studio
Nei calici scorrono storie di territorio, di mani e di tempo. Il Pinot Nero accompagna le pietanze della collezione Street Food con uno slancio di freschezza e piacevolezza, con una 2010 ancora in piena evoluzione. Il Barolo di Pio Cesare - austero e gentile come un uomo che non ha bisogno di urlare - si apre lento, profondo, sulle note ferrose della carne. Un contrasto ematico ben riuscito, che avvolge boccone e sorso con armonia e gentilezza. A seguire, un rosso toscano che sa di frutti rossi e sottobosco, perfetto con lo Chateaubriand alla griglia. Una texture ideale di sapori e contrasti che si fonde con le note affumicate, quasi esaltandone tenerezza e gusto.
Abbiamo chiesto a Gabriele Pica, Head Sommelier di Beefbar Milano, cosa significhi il vino per il locale:
«La carta di Beefbar presenta circa 400 referenze, dando spazio principalmente al panorama italiano. Le regioni più richieste sono sicuramente Toscana e Piemonte per l’Italia, e la Borgogna per quanto riguarda la Francia. La formula di degustazione e quindi l'abbinamento con i calici non è prevista. Sicuramente, avendo una selezione ampia al calice, i nostri ospiti sono incuriositi e spesso provano vini diversi. Vi è una grande richiesta di bollicine, legata al mondo Champagne, sia per l’aperitivo che per tutto il pasto».
In questo tempio del mangiare carne - e non solo - la clientela, per lo più internazionale e alto-spendente, trova etichette blasonate e preferisce ordinare bottiglie intere. Continua Pica: «Eventi come quelli svolti in occasione della Milano Wine Week aiutano e coinvolgono in maniera positiva e con successo il consumo e la vendita del vino, sorretta dalla curiosità del commensale».
In una Milano che corre e si reinventa ogni giorno, Beefbar è un altare moderno dove si celebra il culto del sapore primordiale. La carne, il vino, il fuoco: qui non sono solo ingredienti, ma atti. Una serata così non si racconta. Si ricorda.