22-02-2023
«Un vecchio ristorante nuovo», lo definisce il fondatore Riccardo Giraudi, con formula stuzzicante e che richiede una qualche riflessione supplementare. Aggiunge: «Non vogliamo fare nulla di particolare», ossia l'idea vincente è riformulare i canoni - anche estetici - della steakhouse classica; proporre cibo cosmopolita nella migliore accezione del termine, con materia prima di alta qualità e persino rara, ma in preparazioni inclusive, immediate, gustose, persino pop, perché il plus sta intanto nel piacere di mangiare prodotti ricercati e poi ancor più nel contesto, nell'attorno: luoghi importanti, servizio attento, tanto divertimento, location meravigliose rese ancor più tali da architetti e designer. Tanto che, quando chiediamo a Giraudi - genovese purosangue, per quanto da tempo residente a Monte Carlo - come mai solo ora si sia deciso ad aprire la prima insegna flagship nel proprio Paese d'origine, la risposta è immediata: «Perché non avevo mai trovato il posto giusto». Ma adesso...
Il Beefbar Milano
Riccardo Giraudi
È quindi interessante indagare come sia nata l'idea di questo format di grande successo in tutto il mondo. Per farlo, occorre conoscere meglio la storia di Riccardo, classe 1975, figlio di quell'Erminio Giraudi - 92 anni portati benissimo: era alle cene d'inaugurazione di Beefbar Milano - che a partire dagli anni Sessanta, con la sua azienda di import/export, è diventato uno dei re nel settore delle carni, al pari di Luigi Cremonini. Il passaggio generazionale ha dischiuso nuove prospettive: oggi il Giraudi Group - del quale Riccardo è ceo - è il più grande importatore di manzo Black Angus privo di ormoni dagli Stati Uniti; nel 2014 è diventato il primo importatore in Europa di manzo di Kobe giapponese certificato; la sua controllata Giraudi Meats è uno dei leader nell'importazione di carne, con più di 90.000 tonnellate di prodotti venduti ogni anno alle aziende più prestigiose; nel 2015 ha lanciato le proprie gamme di carni lavorate (Gourmet Boutique Burgers e Kobe Kreations, nel cui ambito è stato ideato il Kobe Jamon de Buey, un prosciutto di manzo Kobe giapponese certificato). E così via.
Grande carne al Beefbar Milano
Ce lo spiega l'head chef Omar Allievi, già con Claudio Sadler, poi al The Stage in Piazza Gae Aulenti e Al Garghet, che forma al Beefbar meneghino un bel trio con Francesco Cione (corporate bars & beverage director, oltre che director of operations italia), che già abbiamo conosciuto dietro al bancone cocktail dello stesso The Stage, e con l'head sommelier Gabriele Pica, già al Giacomo Arengario. A firmare però la proposta gastronomica di tutti i Beefbar è l'executive chef Thierry Paludetto, parte del progetto fin dalla sua nascita, francese di Tolosa - con evidenti origini italiane - che, insieme ai suoi otto corporate chef provenienti da tutto il mondo, lavora per valorizzare i tagli più pregiati, per una proposta declinata appunto in chiave locale e internazionale insieme. Il menu presenta una selezione di street food, tiraditos, ceviche e tartare creati per essere condivisi, si va dalla cottura alla griglia a quella in salsa, dalla robata al carbone alla delicatezza del vapore, al wok o alla tempura.
Therry Paludetto con Riccardo Giraudi
Croque Sando e Mini Big K
Miso Black Beef e Paradise pepper fillet
Shiso Beef Tartare e un bel piatto di pasta
Prosciutto di Kobe e, per dessert, Marble Bar
A firmare l’interior design è il prestigioso studio di architettura Humbert & Poyet di Monte Carlo che, ispirandosi alle figure di spicco dello stile milanese degli anni ’40 e ’60, ha dato forma al progetto rispettandone a pieno la memoria del luogo e gli ornamenti architettonici. Sotto l’imponente navata scandita da grandi volte prendono vita la cucina a vista, il bar, il ristorante e il pavimento a terrazzo in cui si mescolano sfumature di verde, nero, bianco e burgundy con un motivo a onde stilizzate, omaggio all’architetto Luigi Caccia Dominioni. A richiamare i codici estetici e il comfort dei caffè milanesi una boiserie a mezza altezza in noce scuro caratterizzata, come in un teatro, da un trittico di applique firmate dal designer Osvaldo Borsani e alcune opere d’arte dallo stile e dai temi più eclettici. I tavoli in marmo Verde Alpi e le sedute di Vico Magistretti completano con eleganza l’arredamento insieme alle lampade Asterios in bronzo e vetro satinato disegnate da Humbert & Poyet. L’atmosfera di Beefbar Milano richiama lo stile di una città creativa, ricca di spunti e tendenze legate all’opera, alla moda e al design rivelando allo stesso tempo l’inimitabile sensualità e il relax dello spirito italiano.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
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A cura della redazione di Identità Golose
Un momento di L'Eccellenza in Piazza, l'evento in corso a Host 2023 e nato dalla collaborazione tra Piazza Effepi e Identità Golose. Tutte le foto sono di @onstagestudio.photo
Andrea Maugeri e Mattia Pastori, i due barmen protagonisti del nuovo 10_11 Bar del Portrait Milano. Foto Elena Datrino
La squadra del Portrait Milano con al centro l'amministratore delegato della Lungarno Collection Valeriano Antonioli, unico con la cravatta. Da sinistra guardando la foto, Roberto Di Pierno, direttore F&B; Diego Roggero, general manager; Andrea Maugeri, barman, e l'executive chef Alberto Quadrio, Da destra verso il centro: Fabio Catino, F&B associate manager; Cesare Murzilli, pastry chef, e Dennis Cereda, sommelier