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Alberto Toè, classe 1988, trevisano di Conegliano, si muove tra la passione per la cucina e una profonda connessione con il territorio. La sua avventura, mossa dall'attrazione verso la natura, ha radici profonde che affondano con gli studi in Enologia. Tuttavia, la vera rivelazione arriva in cucina, dove osserva il padre preparare piatti che ispirano in lui la voglia di modellare la materia tra le mani.
La svolta definitiva avviene dopo l'istituto alberghiero, quando affronta stage formativi da Igles Corelli e al Malga Panna di Moena, in Trentino. Dopo il diploma si trasferisce ancora più su, alla Stüa de Michil, dalla famiglia Costa. Nel 2010, a soli 22 anni, Toè accetta la sua prima sfida in solitaria e assume le redini del Med di Treviso.
Le esperienze internazionali con Martin Berasategui, Nuno Mendes e Andreas Caminada affinano ulteriormente il suo approccio. Dal basco impara l'importanza della materia prima e della tecnica, mentre con lo svizzero scopre un'eleganza fondamentale nella cucina, tratto che spera di coltivare nel tempo. È in questo contesto che Norbert Niederkofler nota il suo talento e lo invita a unirsi alla squadra del St Hubertus a Badia, con la quale raggiunge il prestigioso traguardo delle tre stelle Michelin nel 2018.
Uno dei momenti più significativi della vita di Alberto è il periodo di volontariato in Uganda con la Fondazione Insieme si può: mentre insegna a fare l'orto e a cucinare piatti con ingredienti locali, acquisisce una consapevolezza molto forte sui temi dello spreco alimentare. Quest'esperienza influenza profondamente la visione sulla sostenibilità e il rispetto del cibo, spingendolo a trasmettere queste idee al suo team.
Oggi, la visione di Alberto Toè si specchia nel progetto di Horto a Milano. Con la direzione dello stesso Niederkofler, il ristorante promuove la filosofia Cook the Mountain ma in una versione urbana, con una filiera corta di piccoli fornitori locali e un impegno dichiarato per la sostenibilità. Il menu, influenzato dal gusto nordico-alpino, presenta piatti innovativi che combinano tradizione e contemporaneità. In questo percorso, il giovane veneto ridefinisce il concetto di fine dining e dimostra che è possibile unire alta cucina e sostenibilità grazie alla creazione di un'esperienza che va oltre la mera eccellenza gastronomica e abbraccia una filosofia etica e consapevole. La sua storia è un inno alla creatività, alla dedizione e all'amore per la cucina, superando i confini della tradizione.
La dedizione di Toè conduce Horto a ottenere, poco più di un anno dall'apertura, un doppio riconoscimento nella Guida Michelin 2024: stella rossa e stella verde, quest'ultima assegnata a ristoranti che si assumono importanti responsabilità etiche e ambientali.
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classe 1992, orgogliosamente lumbard. Filosofo mancato, svolge la professione di social media manager e giornalista pubblicista con esperienza nella comunicazione politica e istituzionale, ma con una passione non troppo segreta per l’enogastronomia. Ama sperimentare e saziare curiosità e palato, ma soprattutto sporcarsi le mani, preferibilmente di farina
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Da sinistra: Alberto, Teresio e Alessandro Schiavi
Le alici del Cantabrico, deliziose da gustare in purezza, ma perfette anche nella creazione di piatti di alta cucina
Caramelle di Natale è il Piatto delle feste 2023 di Alberto Toè, chef del ristorante Horto, a Milano