Aprile 2025. A Frascati si apre un portone nuovo, ma l’impressione è quella di entrare in una casa che esiste da sempre. Pasqualina nasce così: lontano dal via vai del centro, ai bordi della città, senza clamore, affidandosi al passaparola e a una convinzione ferma ma gentile. Che anche qui, ai Castelli Romani, si possa fare ristorazione nuova e contemporanea. Non per dichiarazione d’intenti, ma per evidenza. Pasqualina non ama le etichette. Non è solo osteria, né ristorante gastronomico in senso stretto. È piuttosto un’idea viva, cucita addosso a chi l’ha pensata e voluta: Daniele Bonanni e Simone Giuliani, cuochi per passione prima ancora che per mestiere.

Gli chef Simone Giuliani e Daniele Bonanni e il co-proprietario Alessio Pontemezzo


Daniele arriva alla cucina seguendo una vocazione familiare e una formazione di grande rigore. Dopo il corso A Tavola con lo Chef di Antonio Sciullo, entra giovanissimo nel mondo di Heinz Beck: prima in Portogallo, poi a Roma, nel tristellato La Pergola. Quattro anni intensi, alternati alle stagioni al Castello di Fighine, che gli trasmettono metodo, pulizia assoluta del gesto ed eleganza del gusto. Esperienze che si arricchiscono successivamente tra ristorazione urbana e hotellerie di alto livello, fino al The Rome Edition, affinando una visione precisa dell’accoglienza contemporanea. Il percorso di Simone è più istintivo e itinerante. Cresciuto in cucina accanto alla nonna, dopo la formazione incontra l’Australia, che diventa una palestra decisiva: dal lavoro nei campi alla cucina di Caterina’s Cucina & Bar, fino allo stage da Attica, una delle tavole più influenti di Melbourne. Un’esperienza che amplia lo sguardo e rafforza il rispetto per la materia prima. Nel 2017 apre il suo primo locale ad Albert Park, vivendo in prima persona la gestione, prima del rientro in Italia.
Rimasti in contatto nel tempo, Bonanni e Giuliani mantengono una promessa fatta anni prima: unire competenze, esperienze e sensibilità. Pasqualina è il loro punto d’incontro. I due, dopo aver cercato a lungo, si sono innamorati di questo spazio e lo hanno ricostruito come volevano che li rappresentasse: una cucina comoda, una sala accogliente, una grande cantina al piano sottostante. Un ristorante minimo, dove manca il superfluo ma c’è tutto quello che potresti desiderare.

Paglia e fieno alla genovese di pecora
Il cuore del racconto è la cucina. Una cucina tanto ricca quanto pulita, che non ha bandiere ma radici profonde. Sta tutta in un piatto che più di ogni altro racconta
Pasqualina, ossia
Pane e cipolla. Semplice solo in apparenza. Il pane è un multicereali artigianale, tagliato spesso, tostato in padella con olio extravergine fino a diventare croccante e profumato. Sopra, una crema di cipolle dorate stufate lentamente per ore, senza fretta, fino alla caramellizzazione naturale degli zuccheri. A completare, una cipolla borrettana schiacciata in agrodolce, appena scottata. Cucina popolare che si eleva alla contemporaneità grazie al tempo, alla tecnica e al rispetto assoluto per la materia prima.
Durante un pranzo della domenica, la tavola racconta bene questa visione. Arrivano piatti che parlano di memoria e libertà insieme: Radicchio tardivo con pere candite e gorgonzola, Cuore di prugna e lattuga arrosto, Coppa di muso, cachi e radicchio, Polpettone con uovo e misticanza. C’è una passione competente per il quinto quarto, evidente nelle animelle trattate con precisione e leggerezza, e una sensibilità preziosa nel guardare il vegetale, mai relegato a contorno o concessione.

Reginelle e pomodoro crudo

Friggitelli imbottiti secondo Pasqualina
La pasta è quella che consola:
Fettuccine con rigaglie di pollo, profonde e rassicuranti. Poi il
Pollo alla cacciatora, alleggerito e accompagnato dallo yogurt, e un
Sedano rapa alla pizzaiola che dimostra come anche un ortaggio possa portare in tavola tutta la potenza del comfort food, senza nostalgia sterile.
Tra gli antipasti, le Fettine panate sono un manifesto. Un ricordo domestico, quelle impilate dalla mamma e coperte con la stagnola per tenerle calde, che qui diventa gesto ironico e affettuoso: la stagnola si trasforma in foglia d’argento commestibile, brillante, ad avvolgere la carne dorata servita nei piatti di una volta. Il sapore resta quello di sempre, ma il racconto cambia prospettiva.
Frascati non è una scelta casuale. È una rarità, un luogo dove il tempo rallenta e concede il lusso di una passeggiata senza fretta, di una chiacchierata con i vicini. Pasqualina vuole essere questo: una casa più che un locale. Un posto dove accomodarsi e sentirsi parte di qualcosa, anche solo per una sera. I mobili tradizionali, i piatti del servizio buono, il sorriso sincero in sala raccontano un’idea di accoglienza sciolta e gentile, mai impostata.
La carta dei vini è piena d’anima, curiosa, coerente con la cucina. Il prezzo è ben calibrato, più che onesto, capace di arrivare senza soffocare i margini con la poesia. Un equilibrio raro, che parla di maturità e visione.
Pasqualina è una risposta educata ma decisa a chi sostiene che ai Castelli Romani non si possa fare ristorazione contemporanea. Qui non c’è bisogno di urlare per essere moderni. Basta cucinare bene, pensare con libertà e restare ben saldi nel presente. Quando penso al ristorante del futuro, sono felice di trovare esempi come questo. Radicati, consapevoli, capaci di navigare l’oggi senza perdere il senso di ciò che conta davvero.
Pasqualina
Via Santi Filippo e Giacomo 12/14 - Frascati (Roma)
Tel. +39 06 88929413 o +39 392 1132126
pasqualinafrascati.it
Aperti a cena dal martedì al sabato, a pranzo dal giovedì alla domenica. Chiusi il lunedì
Prezzo medio 40 euro