13-08-2025

Non il solito castello toscano: a Fighine, dove la cucina ha davvero tre marce in più

Un gruzzolo di case ai piedi del maniero e poi il ristorante per guidare il quale Heinz Beck ha scelto il campano Francesco Nunziata. Ottima idea: lui utilizza con soavità, passione e maestria l'immenso patrimonio di biodiversità alimentare del luogo

Francesco Nunziata e Heinz Beck: il primo resident

Francesco Nunziata e Heinz Beck: il primo resident chef appassionato, il secondo consulente di un ristorante sorprendente, il Castello di Fighine a San Casciano dei Bagni (Siena), immerso nella natura

«Andiamo a provare il Castello di Fighine?». Sì, andiamo a provare il Castello di Fighine.

Questo è il racconto di un viaggio goloso preparato male e, forse anche per tale motivo, divenuto ancor più sorprendente. Perché, se ti parlano del Castello di Fighine, possente edificio dell’XI secolo che domina le colline della Val d'Orcia, tra i crinali che separano il fiume Chiana dal Paglia e dall’Orcia stesso; e se consideri che lì, al castello, si trova un ristorante che gode dell’imprimatur di Heinz Beck; ecco, se metti insieme tutto questo, immagini di arrivare nel classico resort toscano di lusso, col maniero trasformato in luogo d’accoglienza, la spa, la camere, magari una suite nella torre, le feritoie perfette per uno scatto fotografico...

Il Castello di Fighine visto dall'alto

Il Castello di Fighine visto dall'alto

Un dettaglio del borgo

Un dettaglio del borgo

Nulla di tutto questo. Il castello c’è, ma è residenza privata di una famiglia di facoltosi sudafricani giunti qui fin dalla fine degli anni Novanta, innamoratisi del luogo e benemeriti per averlo recuperato al meglio. Il ristorante è invece nel borghetto a poca distanza: un gruzzolo di case in pietra, anch’esse perfettamente restaurate, con centro di gravità su Piazza Angelina, dal nome di una storica abitante – Angelina, appunto – venuta a mancare a 95 anni nel gennaio 2023, quando la piazza le era già stata intitolata. Tra le viuzze si può incontrare suo figlio alla guida di una Panda piuttosto malandata. È uno dei quattro residenti rimasti qui a Fighine. Anzi cinque ormai: perché vi si è trasferito ufficialmente anche lo chef Francesco Nunziata.

Francesco Nunziata

Francesco Nunziata

L’aneddoto non paia marginale, serve a spiegare quanto sia divenuto forte il legame tra questo professionista campano di Nola, classe 1987, e il territorio in cui è giunto quattro anni fa, mandato da Beck: in zona di confine, l’Umbria è a poco più di due chilometri in linea d’aria, e perifericissima, tutto appare separato da una distanza amplificata dalla lunga stradina sterrata necessaria per raggiungere il ristorante. Parrebbe posto impervio per un’attività ristorativa; invece funziona benissimo, commercialmente parlando, e funziona persino meglio gastronomicamente, Nunziata vi propone una tavola serena e autentica come riflesso della serenità acquisita a Fighine, divenuto suo luogo dell’anima, e dell’autenticità dei prodotti che finiscono in cucina. Lo chef ci accompagna in una breve passeggiata nei dintorni snocciolando le erbe spontanee, i fiori eduli, i frutti, gli ortaggi che vengono coltivati, le verdure, insomma tutta quella dispensa naturale che palpita di vita qui attorno, pronta solo ad essere colta. «Quello è l’erigeron, sa di peperone. Quest’altro è l’oxalis. Qui ci sono gli spinaci selvatici. Lì i fiori di siliquastro, sanno di mela e cetriolo, li raccolgo e li conservo, si avvicinano le signore e mi chiedono “ma cosa ci fai con questi fiori!?”. È il mio parco giochi», sorride, e il divertimento continua perché nelle vallate attorno ci sono tanti produttori di cose buone, come quelli de Il Felcetone a Seggiano da dove arrivano carni sontuose (e salumi) di suini neri macchiaioli maremmani e persino delle rare capre di Montecristo, e di pecore sopravissane, oltreché miele e farine dolci di castagne; da Il Poggio a Celle sul Rigo ci si può rifornire di cereali bio, olio Dop, cinta senese; le uova son quelle di Elia Nicoletti sempre a Celle sul Rigo. Lo zafferano viene invece da Città della Pieve; il pesce dal mare, certo, ma anche dal Lago dal Bolsena, «ad esempio la carpa regina che non utilizza più nessuno. Noi abbiamo preso a lavorarla, usiamo la ventresca, il filetto…». L’elenco potrebbe andare avanti a lungo.

La sala del ristorante. In questa stagione, si mangia anche all'aperto

La sala del ristorante. In questa stagione, si mangia anche all'aperto

A questo patrimonio di meravigliosa biodiversità Nunziata attinge a piene mani e con esiti entusiasmanti: accarezza la materia prima, la accompagna, regala ai piatti tocchi che vengono dalle suggestioni aromatiche che carpisce nei dintorni, dalle bacche, dai fiori di sambuco o di siliquastro, dalla clorella (un’alga lacustre), dai licheni islandici, da ortiche, erbe del frate, radicchielle. Un caleidoscopio di profumi e sapori che ampliano la tavolozza di sapori a sua disposizione, e che lui dona a noi.

Nascono così piatti ispiratissimi, come Risotto, erbe di montagna, cannolicchi e cedro (con le erbe di montagna raccolte nel bosco di Fighine, cannolicchi, gel di cedro, ostriche liofilizzate), che sa di clorofilla, di amaro, di salmastro, con le consistenze al morso del chicco, del cedro, dei cannolicchi, delle foglie. Sontuoso, quanto i perfetti Cappelletti alla genovese, brodo di parmigiano e grano saraceno che attingono alle tre regioni dello chef, la Campania d’origine con la genovese, la Toscana che l’ha adottato col ripieno di Chianina, l'Umbria vicinissima con la polvere di cipolla di Cannara, più una deviazione emiliana grazie all’aceto balsamico di Modena invecchiato 30 anni e al brodo di parmigiano 40 mesi. Prima ancora, rimarchevoli erano stati Foie gras, nespola, mandorla e basilico (uso intelligente e non banale del foie gras), Scampo, asparagi e clorella (ottimo bouquet) e Lingua, rafano e cotognata (completa, nessun elemento fuori posto). In sintesi: una cucina nitida ed elegante.

Marta Baldelli

Marta Baldelli

Alla riuscita del tutto contribuisce il servizio cordiale e solerte, si distingue la maître e sommelier romana Marta Baldelli, davvero molto brava.

Brigata felice, tavola felice. Ed ecco gli scatti della nostra cena, le foto sono di Tanio Liotta.

Dopo gli appetizer (Trota marinata al curry, fiori di sambuco e gel allo zenzero; Macaron al cacao con fegatini di pollo e gel al vinsanto; Cannolo di peperoni dolci con coda di vitello e gel di sedano; Duxelle di funghi con chips di semi e gel all’aceto balsamico; Brodo di montagna di pollo (dalle alette di pollo alla griglia), licheni, funghi disidratati, purea di piselli e olio di alloro) ecco il primo piatto: Foie gras, nespola, mandorla e basilico. Sono pepite di foie gras ghiacciato, battuto di nespole e salsa di nespole, polvere di basilico, gela di amaretto e mandorle caramellate. Da accompagnare al pan brioche. Un uso intelligente e non convenzionale del foie gras. Ora il piatto è diventato Fegato, albicocca, cocco e fiori di siliquastro

Dopo gli appetizer (Trota marinata al curry, fiori di sambuco e gel allo zenzero; Macaron al cacao con fegatini di pollo e gel al vinsanto; Cannolo di peperoni dolci con coda di vitello e gel di sedano; Duxelle di funghi con chips di semi e gel all’aceto balsamico; Brodo di montagna di pollo (dalle alette di pollo alla griglia), licheni, funghi disidratati, purea di piselli e olio di alloro) ecco il primo piatto: Foie gras, nespola, mandorla e basilico. Sono pepite di foie gras ghiacciato, battuto di nespole e salsa di nespole, polvere di basilico, gela di amaretto e mandorle caramellate. Da accompagnare al pan brioche. Un uso intelligente e non convenzionale del foie gras. Ora il piatto è diventato Fegato, albicocca, cocco e fiori di siliquastro

Scampo, asparagi e clorella: lo scampo è affumicato, al tavolo, a freddo, con olio alla menta. Alla base, asparagi di diversi colori e consistenze (bianchi e verdi), fragoline di bosco, emulsione di fragoline di bosco, clorella (un’alga di fiume) e topinambur. Come side, il crudo della chela dello scampo con maionese alla menta. Oggi è Scampo, clorella, fragoline di bosco

Scampo, asparagi e clorella: lo scampo è affumicato, al tavolo, a freddo, con olio alla menta. Alla base, asparagi di diversi colori e consistenze (bianchi e verdi), fragoline di bosco, emulsione di fragoline di bosco, clorella (un’alga di fiume) e topinambur. Come side, il crudo della chela dello scampo con maionese alla menta. Oggi è Scampo, clorella, fragoline di bosco

Lingua, rafano e cotognata: lingua di vitello in dolceforte (antica ricetta rinascimentale fiorentina, si glassa la lingua con aceto balsamico), alla base maionese al rafano, cotognata maison, infuso di sedano rapa ossidato, croccante di curry di montagna (verdure e spezie lavorate in cucina e poi recuperate)

Lingua, rafano e cotognata: lingua di vitello in dolceforte (antica ricetta rinascimentale fiorentina, si glassa la lingua con aceto balsamico), alla base maionese al rafano, cotognata maison, infuso di sedano rapa ossidato, croccante di curry di montagna (verdure e spezie lavorate in cucina e poi recuperate)

Risotto, erbe di montagna, cannolicchi e cedro: erbe di montagna raccolte nel bosco di Fighine (ortica, erba del frate, radicchiella...), cannolicchi, gel di cedro, ostriche liofilizzate

Risotto, erbe di montagna, cannolicchi e cedro: erbe di montagna raccolte nel bosco di Fighine (ortica, erba del frate, radicchiella...), cannolicchi, gel di cedro, ostriche liofilizzate

Cappelletti alla genovese, brodo di parmigiano e grano saraceno. Rappresenta l’anima dello chef in un omaggio alla Campania (la genovese), alla Toscana (il ripieno di Chianina), all'Umbria, siamo in terra di confine (la polvere di cipolla di Cannara), poi il grano saraceno e diverse consistenze di scorzonera. Altra regione: aceto balsamico di Modena invecchiato 30 anni e brodo di parmigiano 40 mesi

Cappelletti alla genovese, brodo di parmigiano e grano saraceno. Rappresenta l’anima dello chef in un omaggio alla Campania (la genovese), alla Toscana (il ripieno di Chianina), all'Umbria, siamo in terra di confine (la polvere di cipolla di Cannara), poi il grano saraceno e diverse consistenze di scorzonera. Altra regione: aceto balsamico di Modena invecchiato 30 anni e brodo di parmigiano 40 mesi

Spigola, piselli e miso (ora Spigola, pesca, mandorla e pomodoro): rappresenta la filosofia zero waste. Spigola, diverse consistenze di pisello (miso, purea, nuvola di baccelli di pisello), emulsione di cozze, finta cozza di nero di seppia

Spigola, piselli e miso (ora Spigola, pesca, mandorla e pomodoro): rappresenta la filosofia zero waste. Spigola, diverse consistenze di pisello (miso, purea, nuvola di baccelli di pisello), emulsione di cozze, finta cozza di nero di seppia

Maialino, lattughino e cenere: maialino di Cinta Senese dell'azienda agricola Il Poggio a Celle sul Rigo, San Casciano ai Bagni (Siena), a pochi km dal Castello di Fighine. Poi finocchio, lattughino alla brace, olive taggiasche, centrifugato di lattughino, cenere vegetale

Maialino, lattughino e cenere: maialino di Cinta Senese dell'azienda agricola Il Poggio a Celle sul Rigo, San Casciano ai Bagni (Siena), a pochi km dal Castello di Fighine. Poi finocchio, lattughino alla brace, olive taggiasche, centrifugato di lattughino, cenere vegetale

Dopo il pre-dessert (Gelato al basilico, lamponi con crema di lamponi e gel al pomodoro) il primo dessert: Mela e caramello. È un ricordo degli inizi della carriera dello chef, in Trentino. Quindi: tatin di mele, gelato al croissant con polvere di pino mugo, gel di agrumi, salsa al gin e caramello

Dopo il pre-dessert (Gelato al basilico, lamponi con crema di lamponi e gel al pomodoro) il primo dessert: Mela e caramello. È un ricordo degli inizi della carriera dello chef, in Trentino. Quindi: tatin di mele, gelato al croissant con polvere di pino mugo, gel di agrumi, salsa al gin e caramello

Cioccolato e nocciola: nocciola di Viterbo, vari tipi di cioccolato (by Noalya di Ponsacco, Pisa: cioccolato bianco, al latte e fondente di due varietà, monorigine messicano e blend 309, fondente all'80%). Poi tartufini cioccolato e nocciola e gelato al frangelico

Cioccolato e nocciola: nocciola di Viterbo, vari tipi di cioccolato (by Noalya di Ponsacco, Pisa: cioccolato bianco, al latte e fondente di due varietà, monorigine messicano e blend 309, fondente all'80%). Poi tartufini cioccolato e nocciola e gelato al frangelico


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

Carlo Passera

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Carlo Passera

classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera

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