26-11-2025

Irpinia da gustare, nell'insegna che narra deliziosamente questo crocevia di storie, ritorni e sapori

Siamo stati da N'ata luna, il ristorante di Antonella Tocco e Vincenzo Panico, animata dalla cucina di Vincenzo Vazza, giovane cuoco irpino che, dopo diverse esperienze fuori casa, torna per raccontare la sua terra, con veracità e immediatezza

Il Pulieio, il taglierino fatto in casa con burro,

Il Pulieio, il taglierino fatto in casa con burro, limone, polvere di acciughe e il pulieio (menta selvatica Irpinia), un piatto firmato da Vincenzo Vazza, chef del ristorante N'Ata Luna, a Grottaminarda (Avellino)

Per chi, come me, è cresciuto nel nord della Puglia, l’Irpinia non è un altrove. È un territorio che sentiamo vicino, quasi familiare. Molti di noi, nati e cresciuti in questa parte di Puglia, hanno radici che affondano proprio in quella fascia di Appennino che un tempo univa la Daunia ai confini campani. Infatti, comuni come Orsara di Puglia e San Marco in Lamis, fino a circa un secolo fa, appartenevano alla provincia di Avellino. Un dettaglio storico che spiega quanto queste terre siano sempre state legate tra loro: negli accenti, nei sapori e nella memoria di chi le abita.

È in questo incrocio geografico e culturale che si inserisce N’ata Luna, a Grottaminarda, un ristorante che interpreta in chiave contemporanea l’anima più autentica dell’Irpinia.

Il progetto nasce nel 2019 dall’intuizione di Antonella Tocco e Vincenzo Panico, una coppia che ha deciso di investire nella propria terra con un’idea chiara: unire l’eleganza dell’accoglienza con la sostanza della cucina di territorio.

Uno scorcio della sala del ristorante N'Ata Luna

Uno scorcio della sala del ristorante N'Ata Luna

Antonella Tocco, proprietaria e anima visionaria del locale, è una donna sobria, elegante e riservata, poco incline ai riflettori, ma capace di guidare con sicurezza e sensibilità ogni dettaglio del progetto. Con il marito Vincenzo Panico – imprenditore appartenente a una storica famiglia di panificatori – ha costruito un ristorante che ha portato a Grottaminarda un nuovo linguaggio gastronomico.

Passo dopo passo, Antonella ha dato forma a una sua idea di eleganza: discreta, mai ostentata, ma sempre percepibile nel servizio, nell’ambiente e nella cucina.

N’ata Luna oggi è una realtà dinamica, che si muove tra caffetteria raffinata con dolci di propria produzione e bistrot moderno dai sapori antichi.

All’interno, circa 80 coperti e altrettanti nel dehors esterno, tavoli in legno, cucina a vista e una mise en place semplice ed essenziale. L’ambiente, dallo stile industriale e luminoso, trasmette equilibrio, ordine e quella sensazione di casa curata che invita a fermarsi e godere dell’esperienza.

In cucina c’è Vincenzo Vazza, classe 1991, cuoco irpino con un percorso solido e di grande spessore.

Lo chef Vincenzo Vazza

Lo chef Vincenzo Vazza

La sua formazione nasce in cucine che hanno segnato la ristorazione italiana contemporanea: dal Giuda Ballerino di Andrea Fusco all’Aldrovandi Villa Borghese di Roma, dove lavora al fianco di Oliver Glowig, fino al ristorante Il Pagliaccio dello chef Anthony Genovese, due stelle Michelin e punto di riferimento per tecnica e visione. Esperienze che gli hanno permesso di costruire una base rigorosa, fatta di metodo e sensibilità, ma soprattutto di comprendere quanto il valore di un piatto risieda nella verità degli ingredienti.

Cacciatore, pescatore di acque dolci, cercatore di funghi, appassionato di erbe spontanee e olivicoltore, Vazza è uno di quegli chef che vivono la natura prima ancora di cucinarla. In ognuna di queste passioni si ritrova la chiave del suo lavoro: conoscere a fondo ciò che la terra offre per restituirlo con rispetto e autenticità.

Dopo anni di formazione in contesti di alto livello, ha scelto di tornare nella sua Irpinia, portando con sé quel bagaglio tecnico e culturale per trasformarlo in un linguaggio personale, dove rigore e sensibilità convivono in equilibrio.

Durante la nostra visita abbiamo optato per il percorso Transumanza, il menu degustazione di dieci portate ideato dallo chef per portare a tavola i tesori di un territorio tanto bello quanto poco conosciuto.

Un viaggio che attraversa boschi, fiumi, montagne e pianure, reinterpretando le tradizioni culinarie con prodotti stagionali e locali. Il termine stesso, transumanza, affonda le sue radici nel verbo latino transumare - “attraversare la terra” - e descrive il movimento ciclico di uomini e animali in cerca di nuovi pascoli.

In cucina diventa metafora di un percorso sensoriale e identitario, dove ogni piatto rappresenta un passaggio, una connessione tra luoghi e stagioni, tra memoria e contemporaneità.

Uovo al tartufo di Bagnoli: uovo pochè, nido di kataifi, vellutata di porro e patate, spuma di caciocavallo e tartufo nero irpino

Uovo al tartufo di Bagnoli: uovo pochè, nido di kataifi, vellutata di porro e patate, spuma di caciocavallo e tartufo nero irpino

Alcuni dei piatti che compongono il percorso Transumanza esprimono al meglio l’identità di questa cucina e la sensibilità dello chef, a cominciare dall’Uovo al tartufo di Bagnoli, un inizio morbido e profondo: uovo pochè, nido di kataifi, vellutata di porro e patate, spuma di caciocavallo e tartufo nero irpino.

La Trota affumicata alla mela verde con yogurt acido, salsa di scarola, limone fermentato e uova di trota

La Trota affumicata alla mela verde con yogurt acido, salsa di scarola, limone fermentato e uova di trota

Segue La Trota affumicata alla mela verde con yogurt acido, salsa di scarola, limone fermentato e uova di trota: un gioco di freschezze che unisce acqua e terra.

Raviolini del Plin ripieni di cinghiale con salsa di ortiche, caciocavallo, fiocchi di pomodoro, finocchietto e camomilla

Raviolini del Plin ripieni di cinghiale con salsa di ortiche, caciocavallo, fiocchi di pomodoro, finocchietto e camomilla

Poi i Raviolini del Plin ripieni di cinghiale con salsa di ortiche, caciocavallo, fiocchi di pomodoro, finocchietto e camomilla; quindi Il Pulieio, taglierino fatto in casa con burro, limone, polvere di acciughe e il pulieio (menta selvatica Irpinia), piatto identitario e sottile, dove il territorio incontra la mano del cuoco.

Il percorso prosegue con il Maialino da Latte Porchettato, salsa di mela annurca e cannella, morbido di patate affumicate e bietola, per chiudersi con il dolce Come una Torta di Mele, che rilegge la memoria domestica attraverso leggerezza e precisione.

Come una torta di mele: il dessert del menu Transumanza

Come una torta di mele: il dessert del menu Transumanza

Accanto al menu Transumanza, lo chef propone anche percorsi stagionali che cambiano quattro volte l’anno, in sintonia con i prodotti e le materie prime del momento. Attualmente è disponibile il menu Autunno: un ulteriore esempio dell’attenzione di Vazza alla stagionalità, della cura nella scelta degli ingredienti e di una sensibilità che accompagna ogni proposta.

La cantina, con circa 250 etichette tra vini italiani e internazionali, privilegia piccoli produttori irpini e territori poco esplorati. Ogni bottiglia è scelta per accompagnare il racconto gastronomico, non per imporsi su di esso, e riflette la stessa filosofia della cucina: autenticità, curiosità e misura.

Il servizio, guidato con professionalità e garbo, mantiene un tono accogliente e partecipe, completando un’esperienza che coniuga precisione e naturalezza.

Uscendo da N’ata luna resta la sensazione di aver attraversato un luogo capace di restituire alla parola “territorio” il suo significato più profondo: quello di un dialogo costante tra uomo e natura. Un ristorante che rappresenta una delle voci più consapevoli della nuova Irpinia, dove la cucina diventa espressione di appartenenza, rispetto e libertà creativa.


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

Antonio Mercaldi

di

Antonio Mercaldi

imprenditore foggiano, racconta da anni sui social le sue esperienze gastronomiche vissute sempre dal punto di vista del cliente seduto a tavola. Si definisce "cliente professionista" proprio per questo approccio: osservare, vivere e narrare il mondo della ristorazione con curiosità, rispetto e passione. Noto sui social come Iron Foodie - un progetto nato dall'incontro tra l'amore per Iron Man e la cultura gastronomica - si muove con entusiasmo tra artigiani del gusto e grandi chef, alla ricerca di emozioni autentiche

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