Peppino e Angela Tinari

Villa Maiella

via Sette Dolori, 30
Guardiagrele (Chieti)
T. +39.0871.809319
info@villamaiella.it

LEGGI LA SCHEDA SULLA GUIDA 2023

Peppino e Angela Tinari sono come quegli straordinari artigiani del ferro che si trovano ancora in questi angoli dell’Abruzzo: hanno forgiato la loro cucina fra i venti freddi che scendono dalla montagna e con la volontà di chi sa che con l’impegno e il talento si possono ottenere i risultati. Sono i titolari di Villa Maiella, uno dei più suggestivi luoghi d’ospitalità d’Abruzzo. Due persone che amano la loro terra e che hanno deciso di portare ai massimi livelli la cucina di quelle parti senza abbandonare una terra tanto amata. Il loro ristorante è infatti situato a Guardiagrele, all’interno del Parco nazionale della Maiella. Un posto che sarebbe piaciuto a Thoreaux.

Le eccellenze culinarie frutto della fatica di questi due esploratori dei ricordi made in Abruzzo derivano la loro qualità da molti elementi distinti: i prodotti della montagna, la vicinanza dell’Adriatico, il grande patrimonio di vigne e ulivi delle colline. Senza scordare quel patrimonio dei fiori che tanto rendono famosa la zona. Non può mancare nella loro opera quotidiana una componente creativa che da una parte è frutto dell’avvicinamento a un bacino di pubblico più ampio e dall’altro è un necessario alleggerimento (ma anche ammodernamento) delle linee di cucina del passato.

Peppino Tinari deve molto al suo maestro fra i fornelli, quel Giovanni Spaventa che diede il meglio di sè all’Hotel Cipriani di Venezia per oltre trent’anni. Ma il segreto di Peppino non è solo una formazione autorevole, bensì anche la paziente costruzione di una brigata di cucina rodata ed efficace. E che comprende anche i genitori dello chef. Il punto di partenza è, neanche a dirlo, l’accurata selezione delle materie prime. Farro, legumi, ortaggi e verdure ricercati tra i piccoli produttori delle campagne, carni bianche, agnello e cacciagione di alta qualità, tartufi d’Abruzzo, poco noti ma non per questo inferiori ai fratelli più famosi. La conoscenza approfondita di ogni tradizione ha portato i Tinari a innovazioni con le radici nelle profondità del loro territorio. Così piatti come la Trota del Tirino allo zafferano diventano espressione di una ricerca che è in realtà non ricerca, un rinnovare che è più che altro un guardare indietro. O meglio, guardarsi attorno. Semplice come respirare l’aria incontaminata della Maiella. Incontaminata, in questo caso, da mode e inquinamenti “stranieri”. Un esempio che cercano di seguire fedeli i figli Arcangelo e Pascal, seconda generazione di cucina e sala.

Ha partecipato a

Identità Milano


a cura di

Alessandra Meldolesi

Umbra di Perugia con residenza a Bologna, è giornalista e scrittrice di cucina. Tra i numeri volumi tradotti e curati, spicca "6, autoritratto della Cucina Italiana d’Avanguardia" per Cucina & Vini