Luigi Dattilo fonda Appenino Food Group nel 1985, innamorato della natura e degli animali a soli 17 anni acquista un cane "pointer" addestrato ad andare a tartufo. Un viaggio di piacere e crescita che lo ha portato oggi a creare la prima Spa del settore spiccando il volo tra le aziende più profilate del tartufo nel nostro Paese. Una realtà leader nella trasformazione e commercializzazione del tartufo.
Il quartier generale è a Savigno in provincia di Bologna, in quella porzione di Appennino per l'appunto dove le tradizioni enogastronomiche e culturali trainano il progetto di questa realtà che da tempo varca i confini nazionali per progetti ambiziosi e in evoluzione.
In occasione della terza edizione di
Identità di Fuoco a Modena abbiamo dialogato con
Luigi Dattilo, Ceo dell'azienda, chiedendogli un suo pensiero sul tema internazionale dell'azienda vista l'esistenza di un'importante filiale in Florida, a Miami: «Con un fatturato annuo di circa 18 milioni di euro, di cui il 50% realizzato all'estero, non potevo ignorare i segnali che gli Stati Uniti e Miami mi avevano dimostrato. C'è una chiara cultura gastronomica e curiosità autentica per il cibo italiano che accolgono senza pregiudizi. Miami è il crocevia tra Nord America e Mercosur per cui una vera opportunità per
Appenino Food Group anche quando la politica dei dazi può sembrare solo un ostacolo».
Appenino Food Group è supporter di Identità di Fuoco fin dalla prima edizione, qual è stata la sua visione su questo grande evento?
«Non abbiamo fatto molta fatica a cogliere al volo un evento di questo tipo. Il rapporto che Appenino Food Group ha con Identità Golose ci ha portati naturalmente a Identità di Fuoco. Poi il mio rapporto personale con Massimo Bottura dal 1998 mi permette di affermare che, conoscendolo per il suo talento, non potevo non accompagnarlo nella sua visione che va oltre il normale».
La sua azienda è italiana con una visione internazionale, quali sono i progetti futuri?
«Noi abbiamo un payoff "vivere local ma pensare global". Questo è ciò che ci ha differenziato nel corso degli anni. Grande rispetto della nostra materia prima, in particolare del tartufo. Abbiamo creduto nel comunicare un prodotto di qualità in giro per il mondo, una vera missione. La vendita è una conseguenza».
Quanto c'è ancora da scoprire sul tartufo?
«Il tartufo è in continua metamorfosi. Esistono 100 varietà di tartufo nel mondo di cui una decina selezionate per essere portate in cucina. Ha un'evoluzione costante. Tre anni fa abbiamo censito insieme all'Università dell'Aquila, con il professor Pacioni, un tartufo chiamato Bellone, nome derivante dalla forma e aspetto regolari. Quindi chi ha voglia di imparare sul tartufo deve solo ricercare e saper ascoltare».
Possiamo dire che il tartufo si può, anzi si deve, degustare tutto l'anno?
«Il tartufo è un lusso che ci si può concedere. Proprio per questo lo si può gustare tutto l'anno».