24-12-2025

Aggiungi un veg a tavola: guida semiseria per stupire con un menu inclusivo

Sette consigli pratici, smart e anche un poco ironici per accogliere al meglio un ospite che segue un’alimentazione vegana a una tavolata delle feste, magari piena di onnivori. Ovviamente, senza rinunciare al gusto

Come accogliere un vegano anche nei pranzi o nelle

Come accogliere un vegano anche nei pranzi o nelle cene delle feste? Risponde la nostra Eleonora Giovinazzo. Foto di Viktoria Slowikowska, Pexels

Succede. Prima o poi succede a tutti. Un invito a cena, un messaggio su WhatsApp, e quella frase che cambia il menu: «Ah, c’è una cosa importante da dirti: sono vegano». Niente panico. Accogliere un ospite con un’alimentazione vegana, anche in questi giorni di festa, non significa rinunciare al gusto, né cucinare piatti tristi. È invece l’occasione perfetta per portare in tavola ricette intelligenti, inclusive e sorprendentemente buone per tutti. È vero però che, per chi non è abituato ad avere a tavola persone che non mangiano alimenti di origine animale, può scatenare reazioni degne di un talent show culinario: sudorazione improvvisa, frigorifero e dispensa aperti con sguardo perso, domande esistenziali come: «Ma il burro, il miele e le uova posso usarli?». (Spoiler: sono tutti e tre di origine animale, quindi la risposta è no). È il caso allora di fermarsi e respirare. Accogliere un ospite vegano non è una sfida, ma un esercizio di buon senso, curiosità e un pizzico di ironia. E no, non serve improvvisarsi sciamani del tofu. Ecco come far sentire davvero benvenuto chi è vegano e far tornare a casa tutti gli ospiti sazi e contenti.

 

1. Chiedere le preferenze è chic e salvifico 

Un piatto di Tikka Masala vegano. Foto di Dhiraj Jain, Pexels

Un piatto di Tikka Masala vegano. Foto di Dhiraj JainPexels

 Prima di mettersi a googlare “ricette vegane last minute”, si può fare una cosa molto semplice e più chic: chiedere. Un messaggio veloce (come: «Hai preferenze o cibi che ami particolarmente?») risolve il 90% dei problemi ed evita di servire hummus a chi, in realtà, sogna solo delle verdure arrosto ben fatte. O, al contrario, permette di servire hummus a chi lo ama follemente.

 

2. Non trasformare la cena in un interrogatorio (o in una conferenza stampa)

Stufato di verdure. Foto di Anthony Rahayel, Pexels

Stufato di verdure. Foto di Anthony Rahayel, Pexels

 La prima regola è semplice: evitare di chiedere all’ospite vegano di giustificare la sua scelta a ogni portata. Dimenticare domande come «ma proprio niente niente?». O «e il pesce?». O ancora «ma le uova perché non mangiarle?». Il commensale vegano è un ospite, non un documentario. È fondamentale trattarlo come si tratterebbe chiunque altro: con educazione, senza curiosità invasive e senza l’aria di chi sta facendo un enorme sacrificio umano cucinando verdure e legumi. È importante dunque non fare della scelta vegana un argomento di dibattito da talk show. Niente battute su «ma allora cosa mangi?», niente interrogatori, niente difese preventive come «eh, io non potrei mai». Accogliere, assaggiare, condividere. Il cibo serve a questo.

 

3. Un piatto “vegano a parte” non basta 

Spiedini di tempeh alla griglia con una salsa e lime. Foto di Ella Olsson, Pexels

Spiedini di tempeh alla griglia con una salsa e lime. Foto di Ella Olsson, Pexels

 Uno degli errori più comuni è preparare tutte le portate pensando solo a chi mangia tutto e poi piazzare davanti a chi è vegano un triste piatto di verdure bollite “per lui o per lei”. Il segreto è pensare a un menu che sia naturalmente vegano e condivisibile da tutti. Preparare “qualcosa solo per lui/lei” può sembrare premuroso, ma spesso ha l’effetto opposto: far sentire l’ospite un corpo estraneo. La mossa vincente è preparare piatti vegan-friendly per tutti, naturalmente buoni, colorati e conviviali. Una zuppa speziata, una farinata di ceci con verdure: sono piatti buoni a prescindere, non “nonostante” l’assenza di ingredienti di origine animale. Basti pensare che piatti amatissimi della tradizione italiana, come la caponata, la ribollita toscana, i carciofi alla giudia e mille altri, sono assolutamente vegani. Le polpette di verdure sono perfette come finger food. Un hummus cremoso di ceci e limone con olio buono e paprika affumicata, servito con focaccia calda o crostini, è vegano, irresistibile e sparisce rapidamente. Così come il cavolfiore arrosto con paprika affumicata e tahina o una pasta condita con crema di ceci, limone e rosmarino.

 

4. Le proteine non sono un optional 

Patate dolci al forno, con rosmarino e sale grosso, servite con una salsa. Foto di Jess Loiterton, Pexels

Patate dolci al forno, con rosmarino e sale grosso, servite con una salsa. Foto di Jess Loiterton, Pexels

 Uno dei grandi miti è che il vegano viva “d’aria e di lattuga”. Chiaramente è falso. Legumi, tofu, tempeh, seitan, frutta secca sono i suoi alleati, e possono esserlo anche per la cena con voi. Non servono preparazioni astruse: vanno bene ad esempio polpette di lenticchie, ceci croccanti al forno, tofu marinato e grigliato, torta salata di verdure. Il risultato è un piatto completo, saziante e dignitoso. Anche per chi non è vegano (e che probabilmente farà il bis). La mossa smart? Scegliere piatti naturalmente veg, che non “imitano” nulla e non chiedono paragoni con carne o formaggi, servendo piatti che non vengono percepiti come “alternativi”. Dalla pasta al forno con ragù di lenticchie al risotto ai funghi porcini mantecato con olio extravergine e lievito alimentare, dalle polpette di ceci e spezie alle patate al forno con rosmarino, senape e scorza di limone.

 

5. Attenzione agli “ingredienti-trappola”

Hummus in diverse interpretazioni. Foto di Polina Tankilevitch, Pexels

Hummus in diverse interpretazioni. Foto di Polina Tankilevitch, Pexels

 A volte i piatti sembrano vegani, ma non lo sono. Burro, parmigiano, panna, acciughe, miele, strutto: ci sono ingredienti che si nascondono ovunque. Un controllo rapido degli ingredienti evita brutte figure dell’ultimo minuto, come: «Ah no, aspetta, c’è il brodo di carne». È importante controllare bene la lista degli ingredienti sulle etichette degli alimenti confezionati, per evitare di proporre all’ospite che segue un’alimentazione vegana portate che potrebbero metterlo a disagio. Se non si è sicuri meglio lasciare che ognuno personalizzi, mettendo ad esempio olio, salse e topping vari a parte. È una soluzione elegante che accontenta tutti.


 

6. Il dolce: il vero momento della verità

Brownie al cioccolato con lamponi e gocce di cioccolato. Foto di Ella Olsson, Pexels

Brownie al cioccolato con lamponi e gocce di cioccolato. Foto di Ella OlssonPexels

Se quando si arriva al dessert viene comunicato che per l’ospite vegano c’è solo frutta è inevitabile che si perderanno punti in fatto di ospitalità. Oggi esistono dolci vegani semplici e gustosi: dalle torte al cioccolato fondente e arancia alle crostate, senza né uova, né burro, né latte vaccino. Non servono miracoli, solo un po’ di attenzione e un po’ di desiderio di sperimentare con ingredienti, consistenze e accostamenti insoliti, che spesso sorprendono anche i più scettici. 

 

7. Mettersi in gioco con creatività e ampliare il proprio repertorio

Piatti della cucina indiana, una possibile fonte di ispirazione per tutti noi. Foto di Chan Walrus, Pexels

Piatti della cucina indiana, una possibile fonte di ispirazione per tutti noi. Foto di Chan Walrus, Pexels

 Vegetale non significa triste. È importante dimenticarsi l’idea che la cucina vegana sia fatta solo di insalate scondite e tofu improvvisato. È bene giocare con le spezie, con le consistenze e con i contrasti: croccante e cremoso, dolce e sapido, caldo e fresco. Un piatto ben pensato è inclusivo senza bisogno di proclami. Accogliere a tavola una persona che segue un’alimentazione vegana non significa rinunciare al piacere, ma ampliare l’orizzonte culinario. È un’occasione per cucinare in modo diverso, più creativo, spesso più leggero. E, soprattutto, per far sentire una persona davvero ospite, non un’eccezione da gestire con ansia. Meno panico dunque e più gusto. Alla fine, accogliere un ospite vegano non è rinunciare a qualcosa, ma scoprire nuovi classici. E magari aggiungerli al proprio repertorio fisso. Il vero segreto è normalizzare. Accogliere un ospite vegano non è una prova di resistenza, ma una variazione sul tema. Se il cibo è buono, è buono per tutti. E magari, a fine serata, qualcuno chiederà anche le ricette. 

In conclusione, accogliere un ospite vegano non significa rinunciare al piacere della tavola, ma allenare lo sguardo, scoprire nuovi abbinamenti e, perché no, ampliare il proprio repertorio. La prossima volta, quando arriverà quel messaggio, si potrà rispondere serenamente: «Perfetto. Ma mi raccomando: vieni affamato!».


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

Eleonora Giovinazzo

di

Eleonora Giovinazzo

giornalista che si occupa principalmente di travel, lifestyle e gusto, amante della natura, delle biblioteche e del buon cibo vegetariano e vegano. È convinta che le piccole rivoluzioni siano possibili solo lavorando dall’interno, un piatto alla volta

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