Ermanno Zanini

Mytha Hotel Anthology

sedi a Roma, Anacapri, Uçhisar, Bodrum, Dubrovnik, Madrid e Datca

Centrocampista, regista, uomo d’attacco. Gli anni ’80 ruggiscono ed Ermanno Zanini porta i calzoni corti correndo da titolare con le giovanili del Napoli prima e poi in maglia blucerchiata con la Samp. Sono i giorni di Maradona è megl 'e Pelè. Malgrado una certa ammirazione per Platini, nel sangue del giovane bomber scorre sangue azzurro: è nato a Napoli da madre partenopea e padre friulano di San Daniele, la capitale del prosciutto.

Sliding doors. Anno 1987, la corsa del goleador, che si immagina sulle figurine Panini, si arresta sulla costiera napoletana a cavallo di una Kawasaki enduro. Saltano i legamenti, salta la carriera. Ma se non fosse stato per quell’incidente Zanini, classe 1969, non sarebbe diventato quel che è: una delle firme dell’hôtellerie mediterranea con oltre 1.200 uomini e donne al proprio fianco in quota ad enne hotel del segmento luxury targato Mytha hotel anthology, una collezione di dimore sparse fra Roma, Anacapri, Uçhisar, Bodrum, Dubrovnik, Madrid e Datca. 

«Fu dopo l’incidente. Mio padre mi mandò a New York per distrarmi, lì c’era un mio zio. Facevo terapia riabilitativa, studiavo l’inglese e bighellonavo. Una volta rimesso in sesto ho lavorato come cameriere in un piccolo ristorante italiano. Fra i clienti fece la sua comparsa il direttore del Four Seasons, mi chiese se fossi interessato a lavorare per loro. È cominciata così». Fra le scintillanti vetrine del tallest hotel di Manhattan l’ex regista offensivo comincia a lustrare i muscoli da cameriere d’alto bordo, e non solo quelli. Si muove fra molti reparti ma il suo preferito è la cucina. Un vizio che gli è rimasto, lo ha capito Andrea Migliaccio, executive de L’Olivo del Capri Palace (due stelle Michelin), che sa cosa deve fare per rendere felice il direttore generale.

Tornando a NY: dopo nove mesi gli affidano il room service in suite da capogiro anche per Carrie, Samantha e le altre. Il ragazzo italiano alle prime armi è dotato dello human touch giusto per affrontare il più delicato dei servizi: «Ci vogliono qualità un po’ speciali per entrare nell’ecosistema dove la privacy è un elemento fondamentale. Attenzione, capacità di dosare le parole ma anche i gesti, movenze di velluto».

Ha partecipato a

Identità Milano


a cura di

Sonia Gioia

Cronista di professione, curiosa di fatto e costituzione, attitudine applicata al giornalismo d’inchiesta e alle cose di gusto. Scrive per Repubblica, Gambero rosso, Dispensa