Foto Brambilla-Serrani
frazione Camarda L'Aquila +39.0862.606830 info@elodia.it
Ai piedi del Gran Sasso e a dieci chilometri da L’Aquila, dove la natura giganteggia e la terra, a volte, ha tremato. Qui, sull’incantato dorso d’Oriente dell’Appennino veglia Camarda, frazione del capoluogo abruzzese dove resiste la cucina nuova di Nadia Moscardi, cuoca rinata ai fornelli di Elodia nel parco. Tutto cominciò nel 1975 con mamma Elodia, che diede il nome alle insegne del suo ristorante insieme al vigore di una dea Kali, capace di rimestare il sugo, allattare l’ultima nata, accudire il resto della banda famigliare e servire gli ospiti con due sole braccia. Dal latte materno la chef deve avere spremuto un paio di geni essenziali, la passione uterina per la cucina e i superpoteri di una famiglia che unita ha la forza del branco. Prima di guadagnarsi il posto di capitana ai fornelli, Nadia ha mandato a memoria la lezione di mamma Elodia, con Ferran Adrià ha invece visto il futuro e Maurizio Santin ha saputo svelarle una passione sua propria, intimissima, una specie di debolezza di cuore: i dolci. Scarto generazionale e scatto d’orgoglio fanno insieme “Le consistenze di pasta e dell’orto”, il piatto di Nadia Moscardi a Identità 2015, evoluzione de “le virtù teramane”. “Era un minestrone ricchissimo che un tempo la futura nuora preparava alla futura suocera, attingendo alle ultime verdure invernali e le prime estive, gli scarti di carne e i rimasugli di pasta rimasti in dispensa”. Perché le donne si sa, hanno sempre tutto da dimostrare, pure d’essere campionesse di parsimonia e ancelle provette anche ai fornelli. Nelle mani della cuoca abruzzese la tradizione si è rivestita in una stratificazione di colori, texture, e ingredienti identitari fra cui fagioli bianchi di Paganica, lenticchie di Santo Stefano di Sessanio e ceci di Navelli, che è anche la patria dello zafferano italiano. Al primo boccone, le suocere tacciono, solitamente e per sempre. Non è stata tutta discesa. Correva il sei aprile del 2009 quando la terra ha tremato tanto forte da tirare giù la casa di sopra e il ristorante di sotto. Ma nella conta dei danni, fra le macerie, i conti tornavano: restavano loro, vivi e forti gli uni degli altri. Fra le pareti di cristallo del nuovo ristorante fra le montagne nel parco nazionale del Gran Sasso la cucina di Nadia è risorta. Mentre nonna Elodia può finalmente rimirarsi la valle.
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Cronista di professione, curiosa di fatto e costituzione, attitudine applicata al giornalismo d’inchiesta e alle cose di gusto. Scrive per Repubblica, Gambero rosso, Dispensa
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Luca Gambaretto, sulla destra, con Bobo Cerea, in una foto di un recente quattro mani al suo Maffei. Gambaretto si ispira anche ai Cerea nella costruzione e crescita del suo gruppo ristorativo, Do It Better, a Verona (e non solo)
Massimo Bottura dell'Osteria Francescana di Modena, ieri a Chieti sul palco di Meet in Cucina, il congresso dei cuochi d'Abruzzo organizzato dal giornalista Massimo Di Cintio. Nella foto, Bottura riceve il titolo ad honorem di cavaliere dei maccheroni alla chitarra. Con lui sul palco c'era il sous chef Davide Di Fabio, abruzzese di Bellante. Prima e dopo, le lezioni di cuochi di una regione che ha molto da dire in termini di tecniche e materie prime