Uno scenario esclusivo. Un’esperienza gastronomica autentica e riservata, in una location sul mare, vista Faraglioni e l’Isola Lachea di fronte.

La vista sulla terrazza splendida dell'home restaurant di Elena Cafaro
«Apro le porte della mia terrazza per accogliere gli ospiti in uno dei miei luoghi del cuore in cui posso raccontarmi e raccontare la Sicilia e le sue tradizioni attraverso i miei piatti» dichiara Elena Cafaro, anni 23. Questa giovane chef con un solido curriculum stellato alle spalle, ha appena aperto il suo home restaurant ad Aci Trezza, fascinoso borgo siciliano affacciato sulla Riviera dei Ciclopi, patrimonio dell’Unesco.

Gli interni dell'home restaurant di Elena Cafaro
«Ho scelto di avere una cucina a vista - continua la chef - perché mi piace molto il fatto che i commensali possano vedere come realizzo i piatti. Amo il contatto diretto, senza barriere, non sempre fattibile in un ristorante “classico”».

Una cucina a vista, senza barriere
Una scelta consapevole e fatta con determinazione quella di Elena che, con un diploma al liceo classico e un percorso di studi all’Università Cattolica di Milano, cambia rotta e decide di iscriversi all’Alma, la scuola internazionale di cucina italiana, per seguire la sua vera vocazione. «Quando ho iniziato a studiare i caffè Letterari dell’Ottocento al liceo, ho capito cosa avrei voluto fare da grande».
Studi solo apparentemente lontani dal mondo della ristorazione, e che invece hanno contribuito a tracciare la strada della sua carriera. «Sono sempre stata attratta dalla cucina, ma all’inizio del mio percorso pensavo di addentrarmi nel mondo del food da imprenditrice e infatti ho scelto di iscrivermi ad Economia, Comunicazione e Management per cibo e moda, in inglese. Però è durata molto poco perché poi mi sono resa conto che volevo mettere le mani in pasta. In Alma ho imparato tantissimo. Al di là delle tecniche, la scuola ha cambiato il mio modo di creare. Mi ha insegnato quanto il clima, i prodotti e le caratteristiche di paesini e piccole realtà siano importanti e quanto rendano l’Italia così diversa».
Svolge uno stage presso il ristorante Le Calandre, casa dello chef Massimiliano Alajmo, tre Stelle Michelin, per poi passare al Gellius, una stella Michelin, nella brigata di Alessandro Breda, per arrivare a Milano da Onest, un bar a vin con cucina. Ma il richiamo dell’Isola è davvero forte.

Così Elena decide di tornare in Sicilia e di condividere, nella sua casa di Aci Trezza, l’esperienza del suo percorso che si mescola alle tradizioni della terra natia, attraverso piatti contemporanei che puntano sull’eccellenza delle materie prime e sulla pulizia dei sapori. «Ho iniziato facendo molte prove, invitando amici ad assaggiare i piatti e mettere a punto un paio di menu degustazione, che comunque variano a seconda di quello che offre il mercato e la stagionalità dei prodotti. D’estate ho puntato tantissimo sul pesce, ma non sarà necessariamente il filo conduttore dei miei menu futuri. Anzi, quello che adoro è proprio la flessibilità che ti permette una realtà come quella dell’home restaurant. Poter creare senza il vincolo della carta e poter costruire menu ed esperienze su misura degli ospiti mi dà stimoli e adrenalina e, soprattutto, mi fa amare ogni giorno di più quello che faccio».

I piatti di Elena esprimono la Sicilia, ma raccontano anche il suo passaggio nelle grandi cucine.

Il Risotto gamberi e limone
«Un piatto ricorrente nei miei menu è il Risotto ai gamberi che mette insieme tecnica e tradizione. C’è la Sicilia, nel gambero e nel limone, che torna anche in fase di mantecatura perché oltre al burro aggiungo l’albedo, la parte bianca che conferisce quel gusto amarognolo. E poi c’è la tecnica che ho assimilato nella cucina degli Alajmo. Durante la mia esperienza alle Calandre ero ai primi e ho avuto la fortuna di avere spesso accanto il grande maestro, chef Massimiliano, quando giravo e mantecavo i risotti». Tra i piatti più apprezzati di Elena: Carpaccio di pesce affumicato, salsa al limone, olio al prezzemolo e alga; Bottoni ai gamberi, beurre blanc, olio al finocchietto, bottarga; Calamaro ’mbuttunato, crema di tenerumi, spuma di mandorla; Crostatina, crema pasticcera, agrumi canditi in casa, menta.

Ciò che propone Elena non è soltanto un percorso gastronomico. L’obiettivo, infatti, è quello di far vivere all’ospite un’esperienza della Sicilia autentica, in un’atmosfera coinvolgente, fatta di dettagli e ingredienti che rimandano alla cultura e alla storia dell’Isola, creando un legame emotivo con il cibo e con il luogo.

Carpaccio di pesce affumicato, salsa al limone, olio al prezzemolo e alga
«Mi piace far scoprire ai turisti una Sicilia più schietta rispetto a quella che si può conoscere in un classico ristorante; amo trasmettere la cultura gastronomica della mia Isola con una cucina attenta ai dettagli e all’estetica. Più raffinata ed elegante rispetto alla cucina “della nonna” che oggi va tanto di moda, specialmente nei ristoranti turistici, ma che spesso di autentico ha ben poco». Una visione precisa, anche un po' in controtendenza rispetto a un panorama della ristorazione in cui sempre di più si punta a riprodurre la cucina del passato. «Per me la tradizione e la memoria sono dei valori importanti. Penso però che lo studio, la conoscenza, le nuove tecnologie, siano molto rilevanti nell’evoluzione e nella cultura dei popoli, quindi anche nella cultura gastronomica che non può rimanere statica, pur affondando le proprie radici nella tradizione. La cucina riflette i mutamenti sociali ed economici ed esprime identità, valori, status. È specchio del tempo e delle sensibilità collettive».

E il format ideato da Elena, moderno, immediato, e con una grande attenzione all’estetica, si integra perfettamente in un’era definita dalla centralità dell’immagine e dei social: «Quando i miei ospiti decidono di voler fare un’esperienza qui, c’è subito un contatto diretto attraverso Instagram, mail o telefono. Io invio qualche proposta menu e poi, insieme, decidiamo come procedere. C’è chi mi chiede il menu a sorpresa e chi vuole partecipare attivamente alla costruzione di un menu ad hoc». L’esperienza si può organizzare anche in un luogo diverso. «Un’altra location che adoro proporre è la mia barca. L’altro mio posto del cuore con una piccola cucina. Si parte dal porto di Catania e si arriva ai Faraglioni di Aci Trezza o si può decidere di spingersi ancora più avanti esplorando l’altra parte della costa, nella zona di Brucoli». Si legge nello sguardo e nel tono di voce della chef un’emozione dettata dal forte legame con i suoi luoghi e con la terra in cui è cresciuta. «L’ho portata sempre con me, anche quando ho vissuto al Nord», racconta orgogliosa Elena mostrandomi la sua collana con il ciondolo Sicilia. E i suoi tatuaggi: un geco, simbolo delle isole Eolie; e l’Etna, vista dal porto di Catania, tra gli alberi delle vele.