Daniele Usai

 Foto Brambilla-Serrani

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Daniele Usai, ovvero la forza della semplicità. Da Il Tino a Ostia Lido, il locale aperto per 10 anni, dal 2006, a Fiumicino, la sede attuale, varata nel 2016 al piano superiore di un'ampia struttura all'interno del Nautilus Marina, cantiere nautico e Yatch Club affacciato sul Tevere poco prima che sfoci nel mare. 

Daniele ha trovato qui il suo luogo incantato. Lui non è chef da fuochi artificiali, ma una brace che riscalda con il tempo. Parla piano ma usa le parole giuste. Punta tutto su quello che ha e non su quello che non c’è: rispetta il territorio, il calendario e anche il cliente. Ha studiato infatti abc, grammatica e sintassi a Londra e San Francisco, ha fatto i compiti da Gualtiero Marchesi, ha studiato da capopartita all’Eden di Roma. Poi, nel 2006, si è messo in proprio è ha trasformato una vineria di via dei Lucilii in un piccolo faro nel buio degli spaghetti alle vongole congelate, dei gommosi fritti di pesce e dei patetici sorbetti in cui Ostia è immersa.

Vernacolo e lingue straniere, parlar forbito facendosi capire. Daniele anno dopo anno ha iniziato a osare, ha esplorato accostamenti che immaginava solo lui, da vero visionario. Qualche volta ha sbagliato e ha trovato sempre chi glielo facesse capire, e lo ha ascoltato. Ha introdotto nella sua cucina a vocazione marinara spezie, alghe, un tocco esotico. Ha giocato sul tatto e sulla vista. Ha puntato forte sulla birra, che secondo lui non è solo strumento di un gioco erotico estremo nella red room dell’alta cucina, ma elemento duttile per fiancheggiare una cucina quotidiana. Soprattutto, non ha mai perso il suo sorriso. Non l’ultimo degli ingredienti.

Ha partecipato a

Identità Milano


a cura di

Andrea Cuomo

Romano ma ora a Milano, sommelier, è inviato del quotidiano Il Giornale. Racconta da anni i sapori che incontra