Andrés Torres

Casa Nova

Finca Cal Tòfol – Barri La Bleda, s/n
08731 Sant Martí Sarroca (Barcellona)
Spagna
+34.937.431170

Andrés Torres, classe 1968, catalano di Barcellona, da tempo si è trasferito a Sant Martì Sarroca nella regione vitivinicola del Penedès, dove nel 2009 ha aperto Casa Nova, ristorante a tutta sostenibilità cresciuto pian piano nel tempo fino a un brillante presente: stella verde Michelin nell’edizione 2024 e rossa in quella 2025 il locale, vincitore del Basque Culinary World Prize l’ottobre scorso lui, come ristoratore ma anche come fondatore e presidente di Global Humanitaria, realtà no profit che combatte la fame in nazioni in guerra, adesso in particolare Gaza e l’Ucraina.

Il primo passo risale a trent’anni fa, perfetta sintesi di un lungo impegno come corrispondente di guerra ai quattro angoli del pianeta, una vocazione per il giornalismo calato nel sociale che gli sbocciò prestissimo, a quattordici anni. Questo non gli impedì, negli anni Novanta, di curare i testi per Raffaella Carrà a Telecinco così come ora di dedicarsi, con una onlus differente, anche a una seconda forma di contrasto, quello alla pedofilia: «La Spagna è uno dei Paesi al mondo dove si abusa di più dei minori, ma la gente preferisce voltare lo sguardo dall’altra parte». Parole che possiamo fare nostre pensando all’Italia.

Ben più lunga la lista degli stati che vedono impegnata Global Humanitaria: Perù, Guatemala, Bolivia, India, Nepal, Costa d’Avorio, Giordania, Iraq, le regioni dei Balcani, Siria e i già citati Gaza e Ucraina, Cambogia e Colombia... presto Miami e New York con il Bronx.

La sua è una locanda calata nel silenzio della campagna, con una corte interna stretta tra due edifici che accolgono i diversi saloni in cui si articola il ristorante, ma anche il laboratorio di ceramiche di Sandra, attrice, moglie di Andrés, da lui conosciuta in Colombia, o un incredibile numero di macchine e di moke per il caffè.

Subito oltre l’orto, un mondo che nutre Casa Nova in ogni possibile aspetto. Senza, crollerebbe l’intera sostenibilità del luogo. Quindi ecco gli spazi all’aperto dove si coltiva di tutto, ma anche i vasi interrati per raccogliere l’acqua piovana e laboratori dove tostare il caffè, produrre il cioccolato, raccogliere il miele, il pollaio per galline e polli ruspanti, la cantina degli aceti, prodotti espressamente lì, e quella per il vino.

Cosa lo abbia spinto a interessarsi ai problemi altrui è subito detto: «Mi sono sempre chiesto come vivessero le popolazioni dei Paesi in guerra, che sofferenze  dovevano affrontare, cosa riuscivano a mettere in tavola. Ho iniziato in Colombia. Ricordo come si seguivano le maree perché quando le acque si ritiravano, si potevano raccogliere le vongole che giacevano sui fondali».

Una trentina di anni dopo eccolo chef stellato: «Ho imparato guardando chi sapeva muoversi bene ai fornelli. Rubavo loro qualcosa che poteva essere una tecnica come una pianta che portavo con me a casa. All’inizio, comunque, volevo aiutare chi soffriva, non pensavo alle guide e ai congressi. Ecco perché Global Humanitaria è nata ben prima. Adesso gestisce circa 300 mense sparse per il pianeta. La priorità più attuale? Aiutare i bambini di Gaza, anche grazie a dei 4 mani con dei colleghi».

Ha partecipato a

Identità Milano


di

Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
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