La visione di Matilde Poggi è chiara: il Bardolino deve essere valorizzato. Ma soprattutto deve essere la chiara espressione di un territorio troppo spesso sottovalutato.
Questo amore per la sua terra si legge chiaramente nei suoi occhi, quando parla del suo vino e della sua azienda, Le Fraghe.
«Parlare di Bardolino – racconta Matilde Poggi - per me è sempre molto bello perché io quando ho cominciato a fare questo lavoro è stato proprio il primo vino che ho iniziato a fare. Ed era per me una grande sfida».
«Era il 1984: all’epoca c’erano pochi vignaioli e tante cantine grandi. Puntare sul
Bardolino, volendo fare un prodotto di qualità, un vino che potesse andare nelle tavole dei ristoranti, per me era molto importante. Mi ricordo che alcuni produttori mi dicevano che forse mi sarebbe convenuto partire subito con un
Igt, perché l’immagine del
Bardolino non era “al massimo”. Ma io, invece, credo molto nel territorio, penso che sia importante valorizzarlo con il proprio lavoro e portare avanti il patrimonio che ci hanno lasciato le persone che hanno fatto vino prima di noi».
Matilde Poggi è una sicuramente una donna forte, che non si arrende facilmente. Anzi. «In queste più di 40 vendemmie ho cercato di fare il mio Bardolino, con il mio stile. Man mano ho smesso di utilizzare la Molinara perché i cloni che avevo io non erano interessanti, davano vini molto verdi, mentre ho incrementato sempre più la Corvina. Abbiamo cominciato a vinificare le uve separatamente, e ho visto che la Corvina da me va meglio, perché raggiunge sempre un’ottima maturazione. La Rondinella è un pochino più tardiva, e conferisce sempre una nota di spezia».

Uno dei vigneti di Le Fraghe
Lo stile di produzione rispecchia l’idea di tutela e valorizzazione del territorio. «Io ho 35 ettari di vigna, tutti certificati bio dal 2009. Facciamo un’enologia poco interventista con fermentazione spontanea. Come materiali usiamo acciaio, ma anche un po’ di cemento».
Con oltre quaranta vendemmie alle spalle, Matilde Poggi prosegue nel suo percorso, continuando un’evoluzione partita da lontano. «Nel 1984 facevo solo 5.000 bottiglie di Bardolino – spiega – Io vengo da un’azienda di famiglia, che faceva vino dagli anni Sessanta con un altro marchio, Fratelli Poggi. Poi noi, appunto dal 1984, abbiamo iniziato a vinificare da soli. Da allora l’azienda si è anche ingrandita, abbiamo acquistato altre vigne, credendo e insistendo molto sulla nostra zona».

La cantina di produzione e affinamento
Lo stile, nel corso del tempo, ha avuto – come detto – un’evoluzione: «Negli anni Novanta e Duemila – sottolinea
Matilde Poggi – facevano gli arricchimenti, mentre da 12 anni non facciamo più nulla, non ce n’è più necessità. Questo grazie soprattutto alle nostre uve e alla nostra zona: nonostante il cambiamento climatico riusciamo a fare vini con una gradazione alcolica non particolarmente elevata, al contrario di altre zone dove l’innalzamento dell’alcol sta diventando un problema».
«Come stile ho cambiato molto – evidenzia – ho sempre cercato di fare vini che non andassero incontro al mercato ma che andassero molto verso quello che è il mio gusto di vino, ciò che piace a me. Ho fatto tanti tentativi, però noi facciamo il vino una volta all’anno, e quindi avevamo bisogno di tanto tempo per capire quale fosse la strada giusta».

Un'altra bella immagine di Matilde Poggi (foto di Mauro Fermariello)
Uno dei problemi che
Le Fraghe devono affrontare è quello dell’immagine del
Bardolino, troppo spesso sottovalutato. «In generale come produttori siamo schiacciati dalla Valpolicella e forse non abbiamo ancora trovato la nostra identità. Ma andando oltre il nome, il
Bardolino, ora, è una tipologia di vino che va incontro molto alle tendenze attuali, proprio perché parliamo di vini con gradazioni più basse, più facili da bere e da abbinare a tavola».
Andando all’assaggio dei vini, il Bardolino 2024 ha sofferto un po’ per un periodo di pioggia intensa tra maggio e giugno, seguito poi da un’estate calda. «Un’annata difficile», come spiega ancora Matilde Poggi. Il vino però non risente di queste difficoltà, con un naso molto fruttato, dove si sente già un piccolo accenno di spezia, mentre in bocca è fresco, preciso e piacevole.

Il Bardolino Le Fraghe e, sullo sfondo, uno dei vigneti dell'azienda
L’annata 2022 è stata un’annata calda e siccitosa: lo si sente anche al naso, con un frutto più scuro e maturo, di notevole intensità. Al sorso è comunque piacevole e abbastanza equilibrato, mantenendo la freschezza che gli conferisce un finale abbastanza lungo.
La 2020, infine, ha avuto un andamento più altalenante, con una primavera inizialmente calda, poi un periodo più freddo e piovoso, con una certa disomogeneità di maturazione, anche per la pioggia arrivata anche ad agosto. Il risultato, però, è più che soddisfacente, con una grande eleganza al naso, una buona complessità olfattiva tra frutta matura e spezie, con anche qualche tocco di leggera evoluzione, un sorso vivo e disteso, ma anche molto lungo e profondo.