29-04-2021
Cinquanta sfumature di rosa. O meglio, di Chiaretto. Perché il messaggio che ricaviamo dagli assaggi dell’Anteprima del Chiaretto di Bardolino è piuttosto “variopinto”: la libertà d’interpretazione.
L’edizione digitale, a casa, della manifestazione ha permesso di assaggiare esattamente 50 campioni di vini, che consentono di avere un quadro complessivo della nuova annata, la 2020, con 3 eccezioni di annate precedenti (due 2019 e un 2018), che però riguardano vini appena messi in commercio.
Il presidente del Consorzio, Franco Cristoforetti
Ma non è solo una questione di nome. Come ha spiegato anche il direttore Angelo Peretti: «In degustazione ci sono anche due vini dell’annata 2019 e uno dell’annata 2018, che entrano in commercio adesso. C’è un numero crescente di aziende che producono più di un Chiaretto, e c’è anche chi comincia a fare selezioni che sono destinate a un più lungo affinamento».
Le mini bottiglie realizzate da Vignon
Paletti, questi, che riguarderanno le produzioni future, dato che il nuovo disciplinare ha poco più di due settimane di vita. Come sottolineato anche in fase di presentazione di questa Anteprima, ci sono ora anche Chiaretti che hanno un affinamento maggiore, affinamento che sicuramente andrà a influire anche sul risultato cromatico del vino. Un aspetto, questo, sul quale al Consorzio hanno già riflettuto, soprattutto in vista delle prossime Commissioni di degustazione.
Una cosa, comunque, è certa: non esiste “un” Chiaretto, non c’è la ricetta perfetta di come realizzare il vino, ma esistono varie forme di un prodotto che, negli anni, ha visto anche un’evoluzione nello stile produttivo di molte aziende, andando un po’ a seguire in molti casi l’idea “provenzale” del vino rosa, dal colore scarico ma dai profumi delicati ed eleganti, rivedendo invece quello “status quo” del prodotto dalla grande immediatezza e semplicità.
Meglio ribadire: non c’è il Chiaretto “giusto”, ma quello che maggiormente va in direzione dei gusti del cliente, che sia un appassionato con una certa esperienza sui vini rosa del mondo, o che sia il semplice cliente di un ristorante che, in riva al lago di Garda, voglia assaggiare un prodotto del territorio.
Personalmente, gli assaggi che maggiormente ci sono piaciuti non solo per immediatezza, ma anche per eleganza e complessità, sono stati Cavalcihina, Le Morandine di Il Pignetto, Rodon Bio di Le Fraghe, Le Tende (bio), Le Morette, Birà di Le Muraglie, Monte del Frà, Albino Piona, Sartori, I Territori di Tenuta la Presa e Vigneti Villabella, per quanto riguarda l’annata 2020. Una nota di merito a parte la merita il Chiaretto di Bardolino in Anfora di Zeni1870 2019, che fa parte della collezione FeF, vino del quale avevamo già avuto modo di parlare nel 2019 in un articolo che potete leggere cliccando qui: un vino molto complesso al naso e con un piacevole equilibrio al sorso, con un finale lungo e piacevole.
Un Chiaretto di Bardolino che sta crescendo nei numeri: nel 2008 la produzione si attestava attorno ai 4,5 milioni di bottiglie, mentre ora, in linea con gli ultimi quattro anni, si attesta sui 10 milioni, ma con la volontà di salire in breve tempo a 12. Il Bardolino, il rosso, ha avuto una leggera contrazione, passando dai 20 milioni di bottiglie del 2008 agli attuali 17.
Un’ultima importante annotazione: il Consorzio per questa Anteprima ha avuto la collaborazione del Consorzio Monte Veronese, che ha proposto 3 formaggi di diverse stagionature in abbinamento ai 50 campioni, e Vignon di Emiliano Marelli, che ha consentito la preparazione delle mini bottiglie per la degustazione.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Stefano Zanini, chef del ristorante Mos a Desenzano del Garda, Brescia. Tra le esperienze più rilevanti nel suo curriculum, il St. Hubertus dell'Hotel Rosa Alpina con Norbert Niederkofler, il Signum di Salina con Martina Caruso, la Parigi di Alain Ducasse, e poi ancora Copenaghen, fino alla scelta di ritornare a pochi km dal suo paese d'origine, Peschiera del Garda, e aprire il suo ristorante
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