26-03-2024

La rinascita dello Zibibbo in Calabria, un tesoro enologico da scoprire

Da Giovanni Benvenuto, che ha riscattato quello che era il vecchio "vino del contadino" e oggi lo declina in cinque tipologie diverse (più una birra), a produttori come Origine & Identità, Dastoli, Masicei, Ceramida, Mazzarò. Un boom

Francavilla Angitola è la patria dello Zibibbo calabrese. Siamo in una frazione di campagna della provincia di Vibo Valentia, anche oasi naturalistica Wwf, a due passi da Pizzo Calabro e dal suo mare, proprio lì dove ha inizio la celebre e stupenda Costa degli Dei, con alle spalle le due catene montuose del Parco naturale regionale delle Serre. Questa è una zona particolarmente vocata per le uve bianche, ci troviamo esattamente a 350 metri sul livello del mare e con terreni granitici, rossi, ricchi di ferro e minerali che conferiscono struttura e aromaticità.

Zibibbo e Malvasia sono i due vitigni principe, quelli storici, da sempre utilizzati per un vino che i nostri nonni definivano semplicemente "dolce", un vino piacevole, che veniva spesso usato anche dai sacerdoti durante la messa. Figlio dunque d'una tradizione secolare seppur casalinga, come racconta chi vive qui e oggi produce uno Zibibbo riconosciuto a tutti gli effetti, parliamo di Giovanni Celeste Benvenuto: «Lo Zibibbo era il vino del contadino, tutti lo producevano, così come il blend di Zibibbo e Malvasia che non è una trovata recente, ma un è nato per esigenze di longevità, in quanto la Malvasia regala acidità e struttura, senza alterare i profumi del "partner"».

 

Origini dello Zibibbo

Un grappolo di Zibibbo

Un grappolo di Zibibbo

Il nome Zibibbo ha radici nella parola araba Zabīb, che significa "uvetta" o "uva passita". Questa varietà ha origini egiziane ed è stata introdotta per la prima volta a Pantelleria dai Fenici. Successivamente furono i Saraceni a diffonderne la coltivazione anche nel resto della Sicilia e in Calabria. Da allora, l'antica arte di coltivare e lavorare questo vitigno si è tramandata fino ai giorni nostri. La sua particolarità risiede nell’elevato grado zuccherino degli acini, che al palato risultano dolci, fragranti e croccanti: ecco perché è stata da sempre usata come uva da tavola, prima ancora come uva da vino.

 

Lo Zibibbo prima e dopo Benvenuto

Giovanni Benvenuto

Giovanni Benvenuto

Giovanni Benvenuto, ormai noto come "il re dello zibibbo calabrese", con la sua Cantine Benevenuto ha avuto il merito non solo di far conoscere lo Zibibbo e più in generale i vini di Calabria fuori dai confini regionali, ma di aver portato questo vitigno al riconoscimento di uva da vino dopo anni di battaglie burocratiche. «Quando da ragazzo decisi di trasferirmi da Tagliacozzo - dove sono nato e vissuto fino ai 18 anni – a Pizzo Calabro, città di origine di mio padre e mio nonno, per dedicarmi alla vigna e produrre il mio Zibibbo, scoprii con stupore e grande delusione che questo vitigno era stato registrato come uva da tavola e pertanto non poteva essere vinificato, imbottigliato e commercializzato. Non ho perso tempo e ho subito fatto richiesta per un adeguamento al registro nazionale, affiancato per fortuna anche dalla Regione Calabria. Ci sono voluti ben 11 anni prima che lo Zibibbo potesse essere messo ufficialmente in bottiglia. Correva l’anno 2013 e da quella vendemmia in poi non ci siamo più fermati».

Quella che Benvenuto racconta in estrema sintesi è la storia di lotta burocratica, un percorso sicuramente lungo che ha permesso anche miglioramenti, sperimentazioni, ricerca e innovazione. Quasi una missione. Lui è stato il primo a vinificare lo Zibibbo Igp in Calabria, recuperando la storia millenaria della viticoltura di questo territorio. Un ragazzo artigiano che, forte della passione per questo vitigno, è riuscito nel tempo a dare vita al suo Zibibbo Benvenuto in versione secca e alla sua declinazione macerata (Benvenuto Orange), a quella in blend con la Malvasia (Mare) e il passito (Alchimia). A questi ovviamente poi si aggiunge in resto della produzione, i rossi che nascono da Magliocco, Greco Nero e Calabrese. Lavorato in acciaio per riuscire a raccontare il territorio in modo trasparente, lo Zibibbo secco di Benvenuto è un vino elegante e complesso con note fruttate e floreali, che ricordano la zagara, fresco in bocca e ricco di aromi. La versione orange sorprende ancor di più, quasi uno "Zibibbo che non ti aspetti": sottoposto a lunga macerazione, tira fuori sentori di susina, erbe aromatiche, fiori e note iodate, in bocca è fresco e vibrante. Possiamo dire che rappresenta bene una Calabria che punta a diventare internazionale con qualità. Nel paniere di Cantine Benevenuto c’è anche la birra allo Zibibbo, che ci siamo fatti raccontare direttamente da Giovanni: «Siamo stati i primi a credere in questa unione tra lo Zibibbo e la birra e abbiamo realizzato così un'Iga, Italian grape ale, unico stile di birrificazione italiano dove mettiamo queste uve appassite nel mosto della birra e si ottieniamo un prodotto particolarissima con tutti i profumi dello Zibibbo. È per noi un modo in più per avvicinare anche altri palati al mondo dello Zibibbo».

Vigneti di Zibibbo di Cantine Benvenuto e, sotto, il loro orange che gira per il mondo

Vigneti di Zibibbo di Cantine Benvenuto e, sotto, il loro orange che gira per il mondo

A Benvenuto va anche il grande merito di aver aperto la strada a molti altri viticoltori che ora producono Zibibbo in varie zone della Calabria, dando il giusto valore a questo vitigno e costruendo un sistema di promozione. Non per niente la strada che porta all'azienda oggi si chiama "Via dello Zibibbo". Conclude: «Abbiamo creduto fin dall'inizio allo Zibibbo di Pizzo, zona da sempre vocata e dimenticata per secoli; noi non abbiamo fatto altro che recuperare quella vocazione, non abbiamo inventato nulla di nuovo».

Il suo vino è stato riconosciuto lo scorso anno tra i 20 migliori bianchi d'Italia dalla rivista britannica Decanter, storico magazine e testate di riferimento del settore, che ha definito lo Zibibbo in purezza di Cantine Benvenuto "un’impressionante sorpresa con una grande personalità". Il lavoro di Giovanni, riconoscimenti compresi, è stato anche un trampolino di lancio per una Calabria del vino che a modo suo punta alla celebrità e a un adeguato posizionamento sul mercato nazionale e internazionale. È un salto non facile, quello dalla produzione alla vendita sul mercato, spesso presuppone la conoscenza non solo del prodotto ma anche del territorio di provenienza. Motivo per cui i vini calabresi sono poco richiesti, considerando quanti buyers internazionali ignorino la Calabria e che associno davvero poco questa parte d’Italia alla produzione di vino, mentre quelli nazionali conoscono solo i vitigni maggiori e più “datati”, Cirò in primis. Problemi diffusi e ovviamente condivisi tra tutti quei piccoli e medi artigiani del vino capaci di proporre prodotti di qualità, ma difficili da far conoscere al di là di una cerchia ristretta di intenditori.

 

La scommessa di Mario Alberto Romano

Mario Alberto Romano

Mario Alberto Romano

Se ci spostiamo un po’ più a Sud incontriamo Origine & Identità, la cantina di Mario Alberto Romano a Brivadi, piccolo borgo sulle colline di Capo Vaticano a 130 metri sul livello del mare, all’interno di una piccola area di circa 4 ettari. Qui Mario Alberto coltiva solo vitigni autoctoni quali Zibibbo, Malvasia e Magliocco canino e produce con buoni risultati vini fermi e spumanti. Tutto inizia nel 2018 con l’intento di portare qualcosa di tradizionale, ma allo stesso tempo innovativo in Calabria: «La mia passione per il vino diventa passione per la produzione di uva e la sua trasformazione. In particolare punto subito sullo Zibibbo, che con la sua duplice attitudine e la sua aromaticità (uva da tavola e da vino) mi ha stimolato nelle diverse sperimentazioni. Oggi, sempre per essere tradizionale ma innovativo nel contempo, sto terminando l’affinamento di un vino ossidativo in terracotta calabrese rivestita in cera d’api. Tutti materiali reperiti sul territorio favorendo le aziende calabresi e puntando sempre a fare rete e sinergia», ci racconta il viticoltore calabrese. Anche per Romano produrre Zibibbo nella Costa degli Dei «è la normalità, questo è un tratto di costa storicamente vocato. Ma produrre Zibibbo con il metodo classico è stata ed è una vera scommessa, fin da subito vissuta con entusiasmo e convinzione».

 

Lo Zibibbo di Origine & Identità

Cinque sono le versioni di Zibibbo prodotte da Origine & Identità: fermo, macerato, ancestrale, metodo classico e ossidativo. Stessa uva, ma diversi momenti di raccolta in base alle esigenze di produzione, con fermentazione e affinamento per tutti in acciaio. Si passa dalla freschezza e sapidità del primo, alla morbidezza lunga e calda del macerato per toccare la freschezza poco acida ma cremosa nel metodo classico: vini trasversali anche in cucina. Ci spiega Mario Alberto Romano: «Per l’ancestrale e il metodo classico avviene la raccolta anticipata, l'ancestrale finisce la prima fermentazione in bottiglia, mentre il metodo classico matura in acciaio e poi viene rifermentato in bottiglia. Il fermo (Evoluzione) fa circa 30 ore di macerazione poi viene svinato e conclude la fermentazione in acciaio, mentre il macerato (Centodì) fa circa 150 giorni di fermentazione, poi va direttamente in bottiglia e infine l’ossidativo dopo lunga macerazione in acciaio finisce la maturazione in anfora».

Continua: «Il mio metodo di produzione rispetta l’uva con interventi minimi sulle lavorazioni in vigna, nel pieno rispetto dell’ambiente, senza uso di prodotti chimici e modiche quantità di zolfo e rame. In cantina la solforosa viene utilizzata in quantità inferiori a 50 mg/litro all’imbottigliamento, senza filtrazioni o interventi di stabilizzazione. Questo tipo di lavorazione a mio avviso tira fuori le peculiarità dell’uva, il suo carattere, divenendo un biglietto da visita importante per chi assaggia». Una scelta sicuramente lungimirante la sua, che lo distingue dagli altri produttori,

 

Le altre zone di produzione dello Zibibbo.

Vendemmia alle Cantine Dastoli

Vendemmia alle Cantine Dastoli

Lo Zibibbo si produce anche in altre zone della Calabria. Oltre a Benvenuto e Romano i produttori di Zibibbo in Calabria sono 12, di cui 6 nella Costa degli Dei, gli altri tra le province di Reggio Calabria e Catanzaro. Sempre in provincia di Vibo Valentia c’è Cantine Dastoli, che produce il suo Zibibbo 100% Castelmonardo alle pendici dell'oasi naturalistica del Lago dell'Angitola, una delle riserve più importanti del Mediterraneo. E ancora, Cantina Masicei con il suo Ruggia in zona Brattirò, nell’entroterra tropeano.

Scendendo ancora arriviamo lungo la Costa Viola, area geografica situata a Nord di Reggio Calabria che si affaccia sul Mar Tirreno e sullo Stretto di Messina, un’area che comprende i comuni di Palmi, Seminara, Bagnara Calabra, Scilla e Villa San Giovanni. È un territorio caratterizzato da vigneti e terrazzamenti a strapiombo sul mare. Qui si trova l’azienda agricola Ceramida, situata in una piccola frazione di Bagnara Calabra, che fa parte della Cooperativa AgrìCostaViola che dal 2003 valorizza e recupera terreni abbandonati per la produzione di vini da vitigni autoctoni, in particolare lo Zibibbo e il Nero calabrese.

Castelmonardo di Cantine Dastoli e Ruggia di Cantina Masicei

Castelmonardo di Cantine Dastoli e Ruggia di Cantina Masicei

Zibbì di Mazzarò

Zibbì di Mazzarò

A San Floro (Catanzaro) troviamo Mazzarò, una piccola azienda che dal 2018 produce Zibbì, la sua prima etichetta, interamente da uve Zibibbo coltivate sulle colline catanzaresi. È un vino bianco secco che ha subito riscontrato il favore del pubblico e della critica e che per il titolare Rocco Mazza è stata una sfida produttiva: «Noi siamo i prodotti che coltiviamo e produciamo. La nostra è stata ed è una sfida, visto che in molti sostengono come l’area del Catanzarese non sia un territorio vocato. E poi c’è anche chi pensa che in Calabria non si possa produrre un bianco di qualità». Ma sia Mazza che gli altri hanno dimostrato il contrario.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Giusy Ferraina

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Giusy Ferraina

Calabrese di origine e romana di adozione. Laurea in Scienze della Comunicazione. Dopo alcuni anni passati nell’editoria, si avvicina al mondo dell’enogastronomia, muovendo i primi passi tra redazionali, ricette da editare, social network e fiere di settore. Giornalista pubblicista, collabora con La Madia e Pizza e Pasta Italiana, è autrice del podcast Misticanza per Radio Food, di cui dirige il magazine. La sua passione è raccontare le storie di aziende e produttori. Amante del buon cibo, della pizza abbinata con il vino e dei libri. Fanatica di sport

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