Sicilia En Primeur 2025 ci ha permesso di esplorare una porzione dell’isola, da Mazara del Vallo a Marsala, dove splende il sole, il bianco delle saline, lì dove c’è sempre vento e, soprattutto, dove nasce il Grillo.
Come ha ricordato la Presidente di Assovini Sicilia, Mariangela Cambria: «Stiamo vivendo un momento storico particolarmente favorevole: la Sicilia, infatti, è stata nominata Regione Europea della Gastronomia 2025, Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025 e Gibellina, Capitale dell'Arte Contemporanea 2026. È una destinazione che piace sempre di più e l'enoturismo continuerà a essere la vera chiave di volta».
Oggi vogliamo porre l’accento su questo vitigno a bacca bianca, il Grillo, che nasce dall’unione tra Catarratto e Zibibbo, un ventaglio aromatico singolare, una sapidità emozionante, solare. Pensando ai vini a base Grillo l’immagine si riflette su un’espressione enoica elegante di chi emana raffinatezza e non teme di affrettare i tempi per dimostrarlo. Agrumi, sale, sfumature floreali, erbe aromatiche con un timbro di equilibrio perfetto tra struttura, sapidità e freschezza.
Esplorando le vigne tra Marsala e Mazara del Vallo abbiamo incontrato tre siciliane che portano avanti, con il resto della famiglia, cantine che guardano al futuro con una visione ben precisa.
Annamaria Sala, con la sorella Clara, guida l’azienda Gorghi Tondi e proprio la prima ci ha detto: «Il Grillo per noi non è solo una varietà che coltiviamo: è un compagno di viaggio che continua a sorprenderci. Il mio Grillo del cuore è il Kheirè, Grillo Riserva DOC Sicilia, perché rappresenta al meglio l’anima solare, elegante e mediterranea di questo vitigno. È un vino che unisce struttura e freschezza, complessità e immediatezza. In greco antico kheirè era un saluto augurale, un invito alla gioia. In effetti, quest’etichetta in particolare incarna il messaggio di un Grillo che accoglie, sorride e racconta la bellezza della nostra terra sottovoce».
Un vino che nasce a pochi passi dalla Riserva Naturale Integrale del Lago Preola e Gorghi Tondi, dove si trova la Tenuta. «Un luogo unico - chiosa Annamaria - in cui la vite convive in armonia con la biodiversità: un equilibrio prezioso che cerchiamo di custodire e trasmettere anche attraverso il calice».
Anche Giovanna Caruso dell’azienda Caruso e Minini di Marsala ha un suo vino del cuore: «Il mio Grillo preferito è il nostro Lillo: autentico, diretto, radicato nella nostra visione di sostenibilità. Amo il suo carattere libero, salmastro, la sua capacità di essere insieme mediterraneo e contemporaneo». Un vino che incontra il gusto del consumatore per una beva immediata e confortevole.

A queste testimonianze fa eco la giovanissima marsalese Federica Fina di Cantine Fina: «Per me e la mia famiglia il Grillo rappresenta una bandiera della nostra città; sappiamo bene che è anche la storica varietà con cui vengono prodotti i Marsala. Le vigne che circondano l’area marsalese rappresentano una zona vocatissima per questa varietà. In questi anni abbiamo osservato molto il Grillo, organizzato delle verticali per capire quanto potesse esprimersi nel tempo, fino a decidere di produrre una Riserva di Grillo. Un progetto in cui crediamo molto e che racconta anche la Riserva Naturale dello Stagnone. Ad oggi, il nostro Grillo a cui sono particolarmente legata è Firma del Tempo di cui produciamo solo 6000 esemplari».

L’annata 2023 è una spremuta sapida di Sicilia, un vino che proviene da uve coltivate davanti al mare. «Le Saline di Marsala - prosegue Federica - ne fanno da cornice creando un territorio unico al mondo. Un luogo che i tre Master of Wine italiani, Gorelli, Lonardi e Russo hanno deciso di valorizzare con il progetto Salt West che vede noi produttori di Grillo di questa zona fare squadra. Poi loro stessi hanno iniziato a produrre con la loro Officine del Vento. Un progetto che vede coinvolte anche le cantine Francesco Intocia, Mastro di Baglio e Baglio Oro».
Un vino che sfida il tempo, ma cosa ci riserverà per il futuro?
«Io lo vedo radioso - dichiara Annamaria Sala - forse perché la mia azienda non ha mai smesso di investire su creatività, conoscenza e visione di questo vitigno. C’è ancora molto da raccontare: dal secco all’ossidativo, dal metodo classico al muffato, come nel caso del nostro Grillodoro, un sogno che è diventato realtà proprio perché il Grillo ha dimostrato di poter essere camaleontico senza mai perdere identità. E se posso dirla tutta, avrei ancora un sogno nel cassetto. Mi piacerebbe che il Grillo diventasse un vitigno ambasciatore di un’idea più ampia di Sicilia: colta, sostenibile, coraggiosa. Perché questo vino, come le donne che lo producono, sa essere contemporaneo senza tradire le proprie radici».
Un commento che si completa con l’opinione di Giovanna Caruso: «Il futuro del Grillo lo vedo legato all'identità, alla coerenza territoriale e a una narrazione coraggiosa. Con ARCA (Associazione Regionale del Catarratto Autentico) stiamo già lavorando su questo con il Catarratto: una rete che parte dalla vigna per arrivare alla cultura. Mi piacerebbe realizzare un sogno creando una vigna tutta al femminile dove il Grillo possa crescere con libertà e visione».
Senza dubbio il grande lavoro che ha messo in campo il consorzio DOC Sicilia e di tanti produttori siciliani ha portato in luce questo vitigno: «Il Grillo gode dei riflettori che merita - chiosa Federica Fina - amo aggiungere che ogni Grillo da degustare, ha una propria originale identità ed è questo l’elemento di unicità che ci porterà lontano».