Simone Roveda è uno dei comunicatori 2025 per la guida Bollicine del Mondo di Identità Golose.
Classe 1988, di Novara, dopo una laurea in Ingegneria informatica al Politecnico di Milano, nobilita la grande passione per il vino trasformandola in una professione, intuendo lo sviluppo del mondo digitale e diventando uno dei pionieri influencer enoici.

Il diploma da sommelier AIS e il quarto livello alla WSET School London forgiano un grande talento che si esprime narrando il vino attraverso originali contributi video. Lo abbiamo raggiunto per un’intervista chiedendogli in primis quando e come si è avvicinato al mondo del vino: «La mia non è la classica storia in cui la passione per il vino nasce in famiglia o tra grandi bottiglie: in realtà, l’unico che lo beve occasionalmente è mio padre. Mi sono quindi avvicinato a questo mondo piuttosto tardi, durante il percorso universitario, quando studiavo Ingegneria Informatica al Politecnico di Milano. Sono una persona molto curiosa: ogni volta che andavo al ristorante ordinavo una bottiglia diversa, spinto dal desiderio di scoprire qualcosa di nuovo. Da lì ho iniziato a visitare le prime cantine. All’epoca non sapevo nulla di vino: le mie scelte dalle carte erano istintive o guidate dai consigli di altri. Il bello del vino è proprio questo: è un universo vastissimo, dove non si smette mai di imparare. Verso la fine degli studi capii che non avrei voluto fare l’ingegnere informatico. Cercavo qualcosa di più dinamico, in linea con la mia personalità, e decisi di dedicarmi al digital marketing. Era la fine del 2015. Quando comunicai la mia decisione in famiglia fu uno shock, dopo tanti sacrifici. Eppure sentivo forte la voglia di cambiare e, unendo questa passione crescente per il vino, mi accorsi che nel settore mancava una comunicazione moderna. Così, il 28 gennaio 2016, pubblicai il mio primo post su Instagram, su @winerylovers. Nessuno credeva in me, ma oggi sono qui: tra i pionieri della comunicazione digitale del vino in Italia, impegnato come consulente per aziende, wine educator, giudice in concorsi, content creator e conduttore di masterclass. Sono partito da zero. Mi sono formato nel mondo del vino perché non bastava stappare bottiglie o visitare aziende: serviva una base teorica e un metodo. Ho conseguito la certificazione di sommelier AIS (Associazione Italiana Sommelier), completando i tre livelli a Novara nel 2018. Ma la mia sete di conoscenza non si è mai spenta. Fin da subito ho scelto di comunicare in inglese, per non creare barriere: volevo parlare di vino con tutti. Così ho intrapreso un percorso più internazionale con il WSET (Wine & Spirit Education Trust), ottenendo il Level 3 Award in Wines presso l’Italian Wine Academy di Verona nel 2019 e, nel 2023, il Level 4 Diploma in Wines alla WSET School London. Nel cassetto c’è anche il sogno di diventare Master of Wine. Lavorando in questo settore è fondamentale sapere di cosa si parla: ho una responsabilità verso le aziende che investono su di me e verso chi mi segue ogni giorno. Devo saper trasmettere il messaggio di agronomi, enologi e tecnici ai consumatori finali, esperti o meno. Per questo il mio percorso formativo è stato decisivo per la mia attività di comunicatore e formatore, arricchito da tante esperienze in Italia e all’estero».
Esiste un suo modello di ispirazione?
«Essendo stato tra i primi a muovermi nella comunicazione digitale del vino, non ho avuto veri modelli di riferimento. All’inizio guardavo ai settori del travel e del food per ispirazione, ma presto mi resi conto che il vino è un mondo a sé: i ritmi sono lenti, scanditi dalle stagioni e dalle vendemmie, mentre il digitale vive di novità quotidiane e algoritmi imprevedibili. Trovare un punto d’incontro tra questi due mondi non è semplice».

Il mondo delle bollicine d’Italia è adeguatamente riconosciuto a livello internazionale o resta molto nazionalista?
«“Prosecco” è la parola che tutti conoscono all’estero quando si parla di bollicine italiane: un marchio trainante, come Jacuzzi, Scottex o Post-it nei rispettivi ambiti. Tuttavia, la reale conoscenza di ciò che si cela dietro questo nome varia molto in base all’interlocutore. Confrontandomi spesso con persone straniere, noto che la percezione delle bollicine italiane dipende anche dal lavoro di promozione svolto dai Consorzi di Tutela. Quello della Franciacorta è molto attivo. Con loro ho sviluppato Wine Actually, una video-serie dedicata al territorio. Ogni episodio approfondisce un tema diverso — dalla storia al disciplinare, fino al Metodo Franciacorta e alle Unità Geografiche — coinvolgendo esperti del settore. Gli episodi, in italiano con sottotitoli in inglese, sono disponibili sul canale YouTube del Consorzio. Accanto ai Consorzi ci sono poi cantine italiane specializzate nella spumantizzazione molto apprezzate all’estero. Tuttavia, per valorizzare davvero il territorio serve fare squadra: solo così si può emergere in una nicchia tanto competitiva».

Come vede il supporto dell’intelligenza artificiale nella comunicazione e nella formazione? Ha già realizzato progetti nel mondo del vino con l’AI?
«L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la nostra vita in ogni ambito. Può essere un valido supporto, ma anche uno strumento da usare con cautela. Dipende tutto da come la si impiega. Nel mio lavoro la utilizzo come supporto analitico, ad esempio per individuare criticità in un progetto o per ottenere punti di vista diversi che mi aiutino a migliorare l’efficacia del mio lavoro. La qualità dei risultati dipende molto dalla capacità di formulare istruzioni precise. In comunicazione, l’AI può essere utile per creare contenuti, redigere bozze di copy, individuare parole chiave SEO o adattare messaggi per i mercati internazionali. Tuttavia, l’eccessivo affidamento rischia di omologare la comunicazione, facendoci perdere il nostro tone of voice. In ambito formativo può supportare la didattica, ad esempio generando quiz o riassumendo concetti complessi, ma non può sostituire la formazione certificata: i chatbot, per loro natura, possono riportare informazioni errate. Oggi l’AI è uno strumento di supporto, ma il suo potenziale è ancora in evoluzione. In futuro, mi piacerebbe esplorarne più a fondo le possibilità, per comprenderne limiti e potenzialità reali».