02-10-2025

Identità di Vino numero 200, un traguardo tutto da festeggiare

Le 200 candeline. Paolo Marchi: «Al debutto del congresso di Identità Golose, gennaio 2005, il vino era praticamente assente. Pensavamo che, se fossimo partiti bene, i protagonisti del vino avrebbero bussato alla porta. È andata così»

Mi emoziono nel rilasciare la newsletter del vino numero 200, un traguardo importante in sé, figlio del lavoro di tanti, a iniziare da Raffaele Foglia, ma reso ancora più significativo se pensiamo che quando il congresso di Identità Golose debuttò a Milano nel gennaio 2005, il vino era praticamente assente. Fu una decisione ben precisa. Ci tenevamo a far capire che al centro delle nostre azioni c’erano i cuochi, le loro idee e i loro piatti. Aprire a Bacco avrebbe tolto forza alla nostra visione. Non solo, pensavamo anche che, se fossimo partiti bene, i protagonisti del vino avrebbero bussato alla porta e così avremmo completato la nostra tavola ideale. È andata così.
Paolo Marchi

 

Per una volta parliamo di noi. Siamo arrivati alla newsletter Identità di Vino numero 200. Un bel traguardo, indubbiamente, ma che diventa a sua volta un punto di partenza. In queste poche righe permettetemi di rivolgere un pensiero semplice: il merito di tutte queste pubblicazioni è di una squadra di esperti che tutti i mesi riflettono, studiano, si confrontano e si aggiornano sul mondo del vino. La crescita diventa merito di tutti, nessuno escluso. Sono persone speciali che, questa volta, hanno scelto delle edizioni altrettanto speciali per celebrare questo traguardo delle 200 uscite di Identità di Vino. E il grazie va - sempre - a chi ha creduto in noi, ieri come oggi.
RF

 

Arte a tutto tondo per Domenico Clerico
Arte nasce come sogno di Domenico Clerico: un vino che sapesse unire eleganza, profondità e libertà creativa, capace di raccontare la Langa in una forma nuova. Fin dal 1981, con la sua prima vendemmia, Arte ha rotto gli schemi, scegliendo la barrique quando ancora era una novità assoluta, e diventando in breve tempo un “Super piemontese”, ambasciatore del territorio nel mondo. Oggi quel sogno continua a rinnovarsi con Arte Edizione Limitata, un progetto che intreccia il vino con la forza immaginativa delle nuove generazioni. Ogni anno giovani talenti dell’Accademia Albertina di Torino traducono in immagini l’anima di Arte, creando opere originali che diventano etichette uniche. Per il 2023 le artiste Francesca Bellino e Melissa Trusolino hanno dato vita a dieci illustrazioni, capaci di esprimere con sensibilità e carattere l’essenza di questo vino. Attraverso il configuratore online ciascuno può scegliere la propria etichetta preferita e personalizzare la bottiglia da 3 litri di Arte Langhe Rosso DOC 2020 – prodotta in soli 200 esemplari – aggiungendo dettagli esclusivi come la ceralacca o una dedica speciale. Le opere più amate verranno custodite ed esposte in cantina, come memoria tangibile di un percorso che ogni anno si rinnova. Perché Arte non è mai la replica di se stessa: è sempre una creazione nuova, libera, diversa, come la mano che la disegna e come la vigna che la genera.
Leonardo Romanelli

 

Arte di Domenico Clerico, Mosca Bianca di Guido Vada e Numero Chiuso Vermentino di Lunae

Arte di Domenico Clerico, Mosca Bianca di Guido Vada e Numero Chiuso Vermentino di Lunae

Mosca Bianca, la limited edition di Guido Vada
Il Mosca Bianca di Guido Vada è un vino raro, figlio di annate selezionate e di una produzione volutamente limitata. Un’interpretazione insolita e affascinante del Moscato, che in questa veste si libera dall’immaginario dolce per mostrarsi nella sua anima secca, elegante e sorprendente. Nel calice si presenta paglierino brillante con riflessi dorati, preludio a un bouquet intenso e complesso: sfumature erbacee e balsamiche, con richiami di salvia e menta, si intrecciano a una rotondità raffinata. Al palato rivela struttura ed equilibrio, sostenuti da una persistenza lunga e appagante, che esalta la sua complessità aromatica e gustativa. L’esperimento visionario di Guido Vada nasce nel 2008, al confine tra Langhe e Monferrato, nel cuore della terra del Moscato d’Asti, a Coazzolo. Qui il vignaiolo ha scelto di osare, interpretando l’uva Moscato in una veste inedita e contemporanea: secca, essenziale, eppure intensamente espressiva. Mosca Bianca è un vino che non si concede sempre, ma quando appare regala l’emozione di un incontro raro e prezioso, capace di raccontare una nuova storia di territorio e di stile.
Stefania Oggioni

 

Numero Chiuso di Lunae: venti gioielli in jeroboam
Il bello e il buono che c’è. Diego Bosoni, ma in generale tutta la famiglia Bosoni, ha applicato questo pensiero in tutto quello che realizza. Un obiettivo quasi assoluto, una sorta di dogma: che non si traduce in opulenza o sfarzo, ma che si materializza nella bellezza delle piccole cose. Un senso dell’arte e della piacevolezza che si respira anche solo camminando nella cantina di Lunae recentemente realizzata a Castelnuovo Magra, in Liguria, con un progetto che ha portato avanti in parallelo sia l’essenza dell’estetica, sia l’ottimizzazione degli spazi per rendere più agevole il lavoro. Semplicità e gradevolezza, così come finezza ed eleganza: fattori che si trovano facilmente nei vini dei Cantine Lunae, che rispecchiano in fondo l’anima della famiglia Bosoni. Una visione poi sposata da Andrea Del Sere, che ha disegnato i nuovi spazi della cantina. Un progetto che si è poi espanso, su idea di Diego Bosoni, anche a 20 speciali bottiglie in formato jeroboam (tre litri) di Vermentino Numero Chiuso, il vino più prezioso dell’azienda, che il designer Del Sere ha vestito con un’etichetta tridimensionale realizzata con un bagno galvanico in bronzo. Un gioiello di estetica, ma anche enologico, con il Vermentino che si esprime nella sua forma migliore, tra aromaticità suadenti e profondità gustative. Bello e buono, insomma.
RF

 

LR Altoadige di Colterenzio: omaggio a Raifer
La sigla è sintetica quanto stravagante. Iniziali giocati sulla singolarità del vino e l’assoluta autorevolezza dell’ispiratore: Luis Raifer, 85 primavere alle spalle, per oltre trent’anni al comando della Colterenzio, indiscusso artefice del ‘rinascimento enoico’ altoatesino. Lo staff della sua prestigiosa Kellerei aveva concretizzato già nel 2011 un vino bianco dedicato al loro Maestro di cantina. Luis Raifer non voleva una specifica personalizzazione, ma ha comunque gradito il risultato. Perché LR - con la R graficamente scritta alla rovescia - è un portentoso concentrato di maestrìa enologica. Per capirlo basterebbe confrontare l’evoluzione delle varie annate. Vino per uno stile, pure per interpretare al meglio l’origine delle uve, una cuvèe di varietà mirabilmente coltivate sulle colline che circondano Colterenzio, cuore del paesaggio di Appiano, zona vocata alle spalle di Bolzano. Chardonnay, Pinot Bianco e Sauvignon, in percentuali variabili - inizialmente anche con un tocco di Tramier - con una vinificazione in legno per almeno 12 mesi e un successivo altrettanto affinamento in bottiglia, ma viene commercializzato (con un prezzo importante) 3 anni più tardi. Metodo Raifer, si potrebbe decretare. Proprio perché è stato Luis Raifer a rivoluzionare il panorama enologico sudtirolese. Puntando ad avere vini bianchi serbevoli, in grado di sfidare il tempo. E farlo con forza e altrettanta graziosa eleganza. La bottiglia LR è infatti avvolta in una sorta di calzamaglia che lascia intravvedere l’etichetta, con l’immagine di una figura di donna.
Nereo Pederzolli

 

LR di Colterenzio, Appius edizione Robert Pan di Cantina di San Michele Appiano e le bottiglie dedicate alla Camera di Sole e Luna a Palazzo Te di Villa della Torre

LR di Colterenzio, Appius edizione Robert Pan di Cantina di San Michele Appiano e le bottiglie dedicate alla Camera di Sole e Luna a Palazzo Te di Villa della Torre

Appius "Robert Pan" 2019 di Cantina di Appiano
Il soprannome di Hans Terzer, kellermeister della Cantina di San Michele di Appiano, è “il mago dei bianchi”. Il suo discepolo, Jacob Gasser, ne ha ereditato maestria, segreti e la volontà di stupire gli amanti dei vini della cantina altoatesina con edizioni speciali e chicche da intenditori. Nasce così Appius Robert Pan 2019, la cui etichetta è firmata dallo scultore di Bolzano famoso per le opere astratte e materiche ottenute dalla sovrapposizione di numerosi strati di resina. L’incontro fra arte e i migliori cru della cantina ha prodotto solamente 150 bottiglie, frutto di ulteriori 12 mesi di affinamento in barrique e tonneau, per esprimere il massimo in termini di terroir e vigneti storici della cantina di almeno 25 anni. La composizione della cuvée unisce uve Chardonnay, Pinot bianco, Pinot grigio e Sauvignon, raccolte fra fine settembre e inizio ottobre dai vigneti meglio esposti delle migliori parcelle. Il risultato è un vino eccezionale, con un’infinita potenzialità all’invecchiamento, dal colore giallo paglierino tendente al verde oliva. I profumi si sprigionano intensi e ricchi: dalla frutta tropicale alla mela verde, fino alla pera Williams. Nel bicchiere l’eleganza e l’intensità dello Chardonnay duettano con la freschezza e la sapidità dei Pinot. L’etichetta riprende l’opera di Robert Pan, sistemata all’interno della nuova cantina Appius di San Michele, con quattro forme astratte per ricordare gli altrettanti vigneti protagonisti della Cuvée.
Maurizio Trezzi

 

Villa Della Torre e Palazzo Te: la meraviglia
Pensando alla dimora dei Della Torre a Fumane, tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, oggi di proprietà della famiglia Mastella Allegrini e, a fianco, lo storico Palazzo Te di Mantova, dimora dei Gonzaga, entrambi celano un intreccio con Giulio Romano. Da qui nascono progetti unici per edizioni limitate di vini vestiti con etichette raffiguranti gli affreschi della Camera dei Giganti e della Camera di Amore e Psiche di Palazzo Te, rispettivamente con il Valpolicella Classico Superiore e il Lugana. Da qualche mese si arricchisce con una nuova edizione limitata del simbolo enoico di Verona, l’Amarone, con l’etichetta dedicata alla Camera del Sole e della Luna, opera di Palazzo Te realizzata da uno degli allievi più talentuosi di Giulio Roma, il bolognese Francesco Primaticcio. Un vino che colpisce per uno stile contemporaneo fresco e immediato. Disponibile in due versioni: la bottiglia da 0,75 litri dove l’etichetta riporta proprio il soffitto della Camera del Sole e della Luna. Le vele della volta di questa stanza sono decorate a lacunari con rilievo di stucco, su fondo celeste, raffiguranti uomini, emblemi e animali. Sui grandi formati da 1,5 litri e 3 litri, la vestizione è l’affresco della volta centrale dell’omonima stanza, con l’allegoria del carro del Sole al tramonto e quello della Luna che spunta, metafora del trascorrere del tempo. Afferma Caterina Sofia Mastella Allegrini, vicepresidente del Gruppo Marilisa Allegrini e direttrice marketing e comunicazione di Villa Della Torre: «Per questa nuova edizione limitata non ci bastava creare un nuovo vino, ma portare avanti il progetto con Palazzo Te. Credo che la parola chiave per esprimere al meglio il lavoro portato avanti insieme alla Fondazione Palazzo Te sia meraviglia». L’Amarone “Camera del Sole e della Luna” si distingue per il timbro elegante dove esprime sentori di ciliegia e marasca selvatica oltre una lieve nota di vaniglia e speziature. Bottiglie da acquistare in numero dispari per degustarle e arricchire le collezioni enoiche.
Cinzia Benzi

 

San Leonardo con l’opera di Fregni Nagler
Eleganza fuori e dentro la bottiglia. Così si può riassumere il San Leonardo 2020, vino trentino che è diventato uno dei punti di riferimento dell’enologia nazionale. Se poi si aggiunge anche l’etichetta d’artista, diventa ancora più prezioso. «La 2020 è destinata a rimanere negli annali della tenuta come una delle espressioni più delicate e affascinanti - racconta Anselmo Guerrieri Gonzaga - È un’annata 2020 che sottolinea l’essenza della filosofia di San Leonardo: un vino che incarna raffinatezza e longevità, in grado di emozionare oggi e sorprendere negli anni a venire con la sua grande capacità evolutiva». Uve Cabernet Sauvignon, Carmenère e Merlot, con vinificazione a fermentazione spontanea e poi affinamento prima di 24 mesi 70% in barriques e 30% in tonneaux e successivamente di altri due anni in bottiglia: un vino che stupisce per la sua finezza, quasi delicatezza, per un sorso fresco e molto lungo. Sono 999 le bottiglie di San Leonardo 2020 vestite con un’etichetta d’artista firmata da Linda Fregni Nagler, protagonista della terza edizione del progetto Arte a San Leonardo. Fregni Nagler ha realizzato cinque opere originali ispirate ad altrettanti oggetti del Museo di San Leonardo. Tra questi, il Colmatore di Leonardo da Vinci è stato scelto per l’etichetta d’artista, realizzata nei toni del grigio, del bianco e dell’argento, con un’estetica che rimanda agli antichi negativi fotografici.
RF

 

L'edizione limitata di San Leonardo firmata da Linda Fregni Nagler

L'edizione limitata di San Leonardo firmata da Linda Fregni Nagler

I 45 anni del Soave La Rocca di Pieropan
Parlare di Soave significa inevitabilmente parlare dei Pieropan, una delle famiglie che hanno scritto la storia di questa denominazione, contribuendo a trasformarla da vino quotidiano a bianco di riferimento internazionale. Nel 2023 La Rocca, una delle etichette simbolo dell’azienda, ha compiuto 45 vendemmie e a celebrarla un’edizione speciale, Pieropan Soave Classico 45 anniversario La Rocca 2023, a suggellare un traguardo che parla di continuità, di visione e capacità di far evolvere uno stile personale senza tradire per questo il territorio. Il vigneto La Rocca, alle pendici del castello medievale di Soave, è esposto a sud e affonda le radici in un suolo ricco di calcare, un elemento che dona al vino una piacevole struttura e sicura longevità. La 45esima vendemmia segna un momento speciale per l’azienda, da celebrare, così come speciale ne è l’assaggio: al sorso è subito avvolgenza, con profumi al naso che spaziano dai fiori bianchi alla frutta matura, un accenno di miele e spezie dolci, e quella vena appena sapida che è la firma del cru. Non è un bianco di immediatezza, ma un vino che invita a fermarsi, respirare e assaporare con i giusti tempi, magari a tavola in compagnia di piatti raffinati di cui non teme il confronto. Con La Rocca, Pieropan conferma un’idea di Soave lontana dal semplice bianco di consumo: un vino da un vigneto unico, con spessore e prospettiva, che esemplifica in maniera quasi didattica la vocazione all’invecchiamento dei migliori cru di questa denominazione.
Amelia De Francesco

 

Il Montello per le Olimpiadi di Loredan Gasparini
Un riconoscimento a un lungo viaggio e un omaggio all’ormai imminente futuro. Due binari che si incontrano in un’iniziativa della Loredan Gasparini. L’azienda veneta ha lanciato quattro bottiglie da collezione di Venegazzù Montello Asolo Doc, in due cofanetti in edizione limitata. L’omaggio è ai Giochi Olimpici Milano-Cortina, in arrivo l’anno prossimo. Avviene attraverso un vino che non esprime solo la storia del Montello, ma è un interprete della dedizione al territorio e della ricerca per offrire una voce unica e appassionata. Nel dopoguerra, il Conte Loredan si era adoperato per ottenere un autorevole vino rosso invecchiato in botte grande a base di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Malbec, capace di trasmettere la natura ferrosa di questo suolo, con note di frutti di bosco e carezze di spezie. Ma il look racconta un ulteriore mondo che si apre: sull’etichetta compaiono le grafiche policromatiche e stilizzate di Franz Lenhart, tra i leader della cartellonistica pubblicitaria italiana nella prima metà del Novecento, un austriaco naturalizzato italiano che seppe mirabilmente cantare le Dolomiti. E le stesse etichette sono un omaggio al tesoro di Ferdinando Salce, che si è preso cura di una miriade di locandine pubblicitarie, poi offerte allo Stato. L’operazione è nata con Design Associati a Treviso.
Marilena Lualdi

 

Soave La Rocca di Pieropan, l'omaggio ai giochi olimpici di Loredan Gasparini, e Fedra di Fattoria di Grignano

Soave La Rocca di Pieropan, l'omaggio ai giochi olimpici di Loredan Gasparini, e Fedra di Fattoria di Grignano

Fedra di Fattoria di Grignano, intrecci d’arte
Come un filo di seta che intreccia trame raffinate, Tommaso Inghirami – erede di una delle famiglie più iconiche del tessile italiano – guida la Fattoria di Grignano a Pontassieve, fondendo moda e vino con la stessa cura sartoriale. Da questo incontro nasce Fedra, Rosso di Toscana IGT, in 1.200 bottiglie e 100 magnum, progetto che celebra storia, arte e passione familiare. Il nome del vino deriva da un antenato omonimo del produttore, Tommaso Inghirami (1470-1516), letterato e umanista italiano, “scopritore” di Raffaello, che gli dedicò un celebre ritratto. Professore di retorica all’Accademia Romana, un giorno inscenò una tragedia greca con tale ardore da farle assumere il nome di Fedra. Per ogni annata, un artista diverso realizza l’etichetta, nel 2020, Roberto Lanari ha scelto l’elefante, simbolo di forza, saggezza, memoria e fortuna, trasferito con eleganza sulla bottiglia e sulla cassa. Questo IGT Toscana è frutto delle uve Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc di vigne ventennali, vinificato in acciaio, maturato 18 mesi in barrique e affinato 24 mesi in bottiglia. Il risultato è un rosso complesso ed elegante, che porta nel bicchiere eccellenza e avanguardia, valori che la famiglia Inghirami ha sempre cucito sul Made in Italy.
Fosca Tortorelli

 

Mille e una Notte di Donnafugata celebra Il Gattopardo
Il legame tra Donnafugata e Il Gattopardo nasce nel 1983, quando Gabriella Rallo, ispirata dal celebre romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, scelse di dare alla nuova azienda vinicola un nome carico di suggestione e radicato nell'immaginario letterario siciliano: Donnafugata, che significa letteralmente "donna in fuga". E, in occasione delluscita della serie TV Il Gattopardo su Netflix, non poteva mancare una Special Edition di Mille e una Notte, per l'annata 2021. Letichetta si ispira alla casa dell’infanzia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il Palazzo delle Mille Stanze, luogo simbolico dell’incontro tra Tancredi e Angelica. Il contenuto è un blend di Nero d’Avola, Petit Verdot, Syrah, dal bouquet ricco e avvolgente, in cui emergono intense note fruttate di gelsi neri e prugna, accompagnate da eleganti sfumature speziate di pepe nero e liquirizia. Completano il profilo aromatico delicati sentori di menta e raffinate nuances di fave di cacao, che anticipano un sorso profondo e intenso, dai piacevoli ritorni fruttati e dai tannini vellutati.
Adele Granieri

 

Mille e una notte di Donnafugata dedicata a Il Gattopardo, Nozze d'Oro di Tasca d'Almerita e Bianca di Valguarnera di Duca di Salaparuta

Mille e una notte di Donnafugata dedicata a Il Gattopardo, Nozze d'Oro di Tasca d'Almerita e Bianca di Valguarnera di Duca di Salaparuta

Nozze d’oro di Tasca d’Almerita compie 40 anni
Il vino bianco bianco più emblematico di Tasca d’Almerita compie quarant’anni e celebra non solo un traguardo enologico, ma anche una storia d’amore e di visione. Nato nel 1984 da un gesto romantico di Giuseppe Tasca per il cinquantesimo anniversario di matrimonio con la moglie Franca, fu presentato il 3 giugno 1985 in un brindisi commosso, accompagnato dalla dedica che ancora campeggia in etichetta: «dedicato a mia moglie con amore immenso». Da allora, questo bianco è diventato simbolo della capacità dell’azienda di innovare restando fedele alle proprie radici. Oggi l’autoctona Inzolia dona al vino struttura e longevità e il Sauvignon Tasca (un biotipo autoctono di Tenuta Regaleali) freschezza aromatica e sfumature erbacee, entrambe le varietà prendono vita da vigne che si trovano oltre i 500 metri sul livello del mare e che hanno dato vita a quello che è stato il primo vino bianco siciliano da invecchiamento vinificato in acciaio. A distanza di quarant’anni, il Nozze d’Oro rimane una pietra miliare dell’enologia siciliana: un bianco che continua a raccontare fedeltà al passato e tensione verso il futuro, con la stessa eleganza e intensità del sentimento da cui è nato.
Salvo Ognibene

 

I duecento anni di Bianca di Valguarnera
Ancora tintinnano i calici a Casteldaccia, in provincia di Palermo, nella storica sede Duca di Salaparuta: nel 2024 l’azienda ha festeggiato il prestigioso traguardo di 200 vendemmie. Tutto ebbe inizio nel 1824, quando Giuseppe Alliata, Duca di Salaparuta, vinificò a Villa Valguarnera le uve di Casteldaccia, creando i primi vini eleganti e identitari di Sicilia. Da quella visione, portata avanti da Edoardo, Enrico e Topazia Alliata, è nata la più antica storia enologica dell’isola, proiettata oggi su scala internazionale. In onore dei due secoli di vita, l’azienda ha creato un’etichetta celebrativa per i due vini-icona, Bianca di Valguarnera e Duca Enrico, con la stampa del numero 200 in colore oro e la firma in rosso lacca ad esaltarne preziosità e prestigio. La scelta tra due dei vini più famosi di Trinacria cade probabilmente su quello più poetico: Bianca di Valguarnera. Le uve Insolia vengono diraspate e pressate; il mosto fiore ottenuto, dopo la sedimentazione statica, inizia la fermentazione a temperatura controllata e viene poi trasferito in barrique di rovere per completare la fermentazione e iniziare l’affinamento a contatto con i propri lieviti. Prima della commercializzazione, affina almeno 6 mesi in bottiglia. Naso intenso di frutta esotica, ginestra e spezie dolci, al palato è unico, morbido, vellutato, sapido, di carattere. Lunga e lirica persistenza. Viva il vino e chi lo crea. Da due secoli.
Davide Visiello


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Identità di Vino

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è il gruppo di giornalisti e collaboratori che racconta per Identità Golose le storie dal mondo del vino (e che realizza ogni mese l'omonima newsletter)

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