Lasciare che la natura e il tempo facciano il proprio corso. È questo il concetto che sta alla base, in generale, della produzione di Avignonesi, storica azienda di Montepulciano che rappresenta uno dei punti di riferimento della zona.
Ed è un concetto che si esprime anche nel bicchiere, come dimostra il Vino Nobile di Montepulciano Late Release 2015, presentato a Milano da Bonvini 1909 (nota a margine: il consiglio è di andare sul loro sito per scoprire una storia di recupero davvero incredibile).

Una bella immagine dell'azienda
«Bere un bicchiere di vino è un gesto agricolo» spiega
Matteo Giustiniani,
CEO di
Avignonesi, che ha raccontato non solo questo vino, impreziosito dall’etichetta d’autore realizzata dall’illustratore milanese
Carlo Stanga, ma anche la realtà di Avignonesi.
E lo spunto arriva proprio dall’illustrazione di Stanga, che tra colori ed emozioni ha voluto raccontare con la sua opera proprio la Tenuta Le Capezzine di Avignonesi, da dove è nata tutta l’avventura della cantina. «A metà dell’Ottocento – racconta Giustiniani – Angelo Vegni, che non aveva figli, torna in Val di Chiana, che all’epoca era abbastanza abbandonata. Ma lui capisce che era una zona molto fertile. E nel 1850 crea una fattoria didattica, proprio per portare conoscenza in una comunità e traghettarla nel futuro».

Uno scorcio della cantina
I concetti di
Vegni sono particolarmente cari anche ad
Avignonesi, dove
Virginie Saverys, imprenditrice belga innamorata della Toscana, continua questo concetto che conduce, soprattutto, a ripensare l’agricoltura, abbandonando la chimica, per sposare i concetti del biologico e del biodinamico.
«Alcuni concetti per noi sono fondamentali – spiega ancora Giustiniani – Prima di tutto, le piante si nutrono da sole, e quindi non andiamo a fertilizzare. Inoltre per noi è importante la gestione dell’acqua. Siamo fortunati, perché siamo in una zona con acqua in abbondanza, ma ci sono altre aree che soffrono molto di siccità. Per questo dobbiamo pensare sempre a come tratta l’acqua nei terreni».

Uno dei vigneti di Montepulciano
Avignonesi può contare di 175 ettari di proprietà, dei quali 130 a Montepulciano e il resto a Cortona, dove ci sono terreni particolarmente favorevoli per lo sviluppo dei vitigni internazionali.
Ma il cuore, come detto, ruota attorno a Montepulciano. «Qui coltiviamo Sangiovese (o Prugnolo Gentile come viene chiamato localmente), Canaiolo, Colorino e Mammolo. Sul Nobile di Montepulciano, la scelta dal 2009 è stata quella di realizzarlo con Sangiovese in purezza. Abbiamo circa 80 lotti differenti, che vinifichiamo separatamente, per poi arrivare al nostro Vino Nobile di Montepulciano».

L'illustratore Carlo Stanga con l'opera realizzata per Avignonesi
Come nel caso del
Vino Nobile di Montepulciano Late Release 2015. «Questo prodotto – sottolinea
Giustiniani – è lo stesso
Nobile uscito a suo tempo, d’annata. Non c’è un affinamento differente: dopo la fermentazione, passa in botti grandi di rovere. La differenza la fa solo l’età: la
Late Release esce 8 anni dopo l’annata. Ed è il tempo che gioca un ruolo fondamentale».
«La vendemmia 2015 è stata estremamente soleggiata, con molta luce, e mediamente più calda del solito, ma abbiamo avuto anche una buona quantità di acqua, quindi il tannino è presente, ma è meno aggressivo, è più “disteso”».
Il vino racconta della longevità del
Nobile, che sa diventare elegante e profondo, ampio ed equilibrato, con un naso dove frutta rossa e frutti di bosco sono ancora i protagonisti, ma attorno si sviluppano sentori complementari balsamici, di erbe officinali, e anche tabacco e cioccolato. Al sorso è un vino molto armonico, ma dove il tannino fa ancora capolino per far comprendere che non è finita qui, che il tempo potrà offrirci ancora nuove espressioni di questo vino.
E l’etichetta di Carlo Stanga, invece, racconta la vita della Tenuta Le Capezzine. Assaggiano il vino e contemporaneamente ammirando l’opera dell’illustratore milanese, ci si può immergere nella realtà di Avignonesi e capire ancora di più la filosofia dell’azienda.
La conclusione la affidiamo a una significativa frase di Matteo Giustiniani: «Il vino è un prodotto agricolo unico: sa invecchiare, evolvere e raccontare. Porta con sé la memoria del passato e la proietta nel futuro».