La razza cui appartiene Luca Gardini è la stessa dei Lionel Messi, dei Sebastian Vettel, dei Matteo Manassero. È un predestinato. Un soggetto, cioè, di smisurato talento cui la sorte affida subito pure l’utensile perfetto per esprimersi, la protesi più naturale, il complemento che calza come la scarpetta a Cenerentola. Se quelli si videro subito tutt’uno con un pallone, un volante, una mazza da golf, Gardini è ormai indistinguibile dal calice di vino che colma, rotea, annusa, sorseggia. Poi arriva la parte più complicata: trasferire in verbo l’organolettica naso-palatale, un compito che il ragazzo (classe 1981) assolve con didattica istintiva e sicumera da veterano. Mai spocchioso però. Basterebbe notare come nell’eloquio anteponga sempre il «quasi» a ogni descrittore naturale: «quasi un gelso, quasi una mora, quasi un idrocarburo…» perché, nell’eno-trombonismo imperante, è più che sufficiente evocare per rendere l’idea. Per monitorare la storia e la geografia del vino, invece, il talento non basta. E se, allora, Gardini conosce ogni anfratto vitato di Chianti, Borgogna o Cachezia georgiana è perché fu instradato alla pratica e allo studio matto e disperatissimo dal padre Roberto, nell’insegna di famiglia della nativa Cervia. Questo, prima di spiccare il volo per l’Enoteca Pinchiorri a Firenze e per Cracco a Milano, andando a comporre per diversi anni, fino alla primavera 2011, con il cuoco Carlo e il suo vice Matteo Baronetto un tridente inarrivato, una sorta di Didi-Vavà-Pelè della ristorazione contemporanea italiana. Sempre col babbo, divide poi il titolo di Miglior sommelier d’Italia: Gardini senior lo conquistò nel 1993, Luca appena 11 anni dopo. Ma se è per questo, Gardini junior ha appena infilato in bacheca pure i trofei di Miglior sommelier d'Europa, Ambasciatore del metodo classico italiano e, udite udite, Miglior sommelier del mondo. Ma cosa volete che gli importi: esibire coccarde e stellette è solo una conseguenza. Perché lui ha sempre e solo un pensiero in testa: il vino. E tutti gli oggetti che affollano il pianeta della sommelerie 2.0: il tè, le acque, i distillati... Bevande su cui può indugiare di più oggi che fa il battitore libero.
di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt
Utilizza i campi sottostanti per effettuare una ricerca nel database degli Chef e dei Protagonisti.
Foto di gruppo sul palcoscenico del Teatro degli Arcimboldi di Milano, martedì 26 novembre 2024
Giovanni Pireddu durante il cooking show organizzato nell'ambito di Stelle in Marmilla, presso le cantine Su'Entu a Sanluri, provincia del Sud Sardegna
Emma Gao, proprietaria ed enologa di Silver Heights (foto scmp.com)