15-12-2025

Cantina Marilina, in Val di Noto la bella scommessa (vinta) sul Grecanico

Angelo Paternò, fin da quando nel 2001 ha creato la cantina che prende il nome della figlia, alle soglie della Riserva di Vendicari, ha voluto puntare sui vitigni autoctoni, Grecanico in primis, e sui lunghi invecchiamenti. L'assaggio dice: aveva ragione

Assaggio dei vini di Cantina Marilina, a Pachino (

Assaggio dei vini di Cantina Marilina, a Pachino (Siracusa)

Non c’è atto più intimo e radicale, per un produttore, del sottrarsi alla dittatura dell’aspettativa del mercato per cercare una verità più profonda, fondata su un rigore intellettuale che, quasi per definizione, ha bisogno di tempo per essere compreso.

Di fronte all'equazione quasi monolitica che da sempre lega semplicisticamente il Val di Noto al Nero d'Avola e al Moscato, la scommessa di Angelo Paternò - quando, nel 2001, ha fondato un progetto che oggi porta il nome della figlia Marilina - è stata esattamente questa: una scelta contro-narrativa. Un percorso disegnato attraverso un doppio scarto concettuale. Il primo è stato scommettere sulla possibilità di dare al Grecanico – bianco storicamente sacrificato a ruoli di servizio, nonostante una naturale dotazione di acidità e sapidità – un destino diverso da quello che appunto il mercato gli aveva fino a quel momento assegnato. Il secondo, ancora più audace, è stato sfidare le convenzioni scegliendo anzitempo la via della macerazione: già allora, quando di questa opzione si parlava poco soprattutto al Sud, Paternò la intraprese non come una scelta ideologica né appena come una scelta stilistica, bensì come l’intimo compimento di una filosofia produttiva. È stata, ed è tuttora, una maieutica necessaria: l’unica via per estrarre l'identità totale delle sue uve, catturando la forza vitale della buccia per costruire vini pensati per la statura della longevità.

Angelo e Marilina Paternò

Angelo e Marilina Paternò

Così Cantina Marilina è cresciuta come un progetto che oggi si presenta organicamente coerente in ogni sua parte. Le vigne affondano le radici in un luogo che, all’arrivo della famiglia Paternò, era una macchia di natura indomita alle soglie della Riserva naturalistica di Vendicari: sessantaquattro ettari punteggiati da frammentate testimonianze di vitigni autoctoni, sopravvissuti grazie alla tenacia delle piccole proprietà familiari che qui custodivano la memoria agricola del luogo. È in questo scenario che l’approccio agricolo si è fatto da subito strettamente biologico e conservativo: vigneti rinnovati partendo unicamente dal patrimonio genetico già presente sul territorio e una cantina pensata attorno a un meticoloso lavoro artigianale che privilegia l’uso quasi esclusivo del cemento, affiancato da quello misuratissimo e sapiente di barrique vecchie.

I vigneti di Cantina Marilina

I vigneti di Cantina Marilina

Botti per l'invecchiamento alla Cantina Marilina

Botti per l'invecchiamento alla Cantina Marilina

E se il Grecanico rappresenta una delle massime espressioni della filosofia produttiva aziendale, non è l’unico testimone di questo impegno volto a valorizzare i vitigni storici e il legame autentico con il territorio: un lavoro imponente di recupero è stato svolto anche per il Catarratto mantellato e per il Moscato di Noto - difesi appunto attraverso una selezione massale che ha attinto direttamente ai vigneti esistenti in azienda - e per il futuro guarda alla salvaguardia del Moscato rosa, varietà rara e quasi scomparsa, destinata a breve a diventare protagonista di nuove referenze.

La conferma più eloquente di quanto questa doppia scommessa – sui vitigni e sulle tecniche – fosse fondata, è arrivata da una recente verticale de Il bianco di Marilina, l'etichetta che incarna la summa di questa filosofia. Un vino che nasce da un assunto che per Angelo è quasi un mantra: il Grecanico ha bisogno di tempo. Se l'altro Grecanico aziendale, lo Sketta, gioca su una macerazione breve per preservare lo scatto giovanile, Il bianco di Marilina proviene dalla vigna di Grecanico più vecchia della tenuta e affronta un processo ben più articolato: una macerazione sulle bucce che si protrae fino a 24 ore, seguita da un lungo affinamento che si divide tra il cemento e il legno vecchio, pensato per favorire la microssigenazione e la concentrazione del prodotto, e infine da un riposo in bottiglia che dura due, talvolta tre anni, prima di vedere la luce. Come spiega lo stesso Angelo Paternò, la qualità e la capacità di sfidare gli anni non sono il frutto magico di una singola tecnica, ma la risultante di un complesso di scelte e di una disciplina applicata, vendemmia dopo vendemmia, a ogni singolo passaggio agricolo e produttivo.

Grappoli di Grecanico

Grappoli di Grecanico

L'assaggio, in un viaggio a ritroso fino alla prima annata del 2011, ha svelato uno straordinario potenziale di invecchiamento. Ed è qui che il terroir emerge con prepotenza a spiegare il risultato. Quella trama sapida tesa, fil rouge di ogni annata, è il marcatore di un pedoclima estremo ma allo stesso tempo unico, tra la luce accecante e i suoli bianchi e calcarei di questo areale più a Sud di Tunisi e allo stesso tempo l’incrocio dei mari e dei venti nella leggendaria Isola delle Correnti.

Le annate più mature, come la 2012 o la 2011 appunto, lungi dal mostrare cedimenti, si sono rivelate in tutta la loro integrità: vini che hanno cambiato pelle, dove il frutto lascia spazio a suggestioni più profonde, marine e minerali, note di ostrica e idrocarburo che emergono dal calice sorrette da una spalla acida ancora vibrante, vivissima.

Cantina Marilina

Cantina Marilina

Un'esperienza che lascia addosso una forma di dolce rammarico per la rarità di queste vecchie bottiglie, gemme preziose e non facili da reperire. Ma è anche un monito caloroso per ogni appassionato: se la fortuna vi porta a incrociare una di queste annate storiche, non lasciatevela sfuggire. E se avete in cantina una bottiglia giovane de Il bianco di Marilina, fatele il regalo più grande: non abbiate fretta. Dimenticatela lì per qualche anno. Perché è proprio in quell'attesa che la paziente visione di Angelo e Marilina trova la sua voce più autentica, definendo un'interpretazione di Noto laterale ma autentica e soprattutto capace di sconfiggere il tempo.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Concetta Bonini

di

Concetta Bonini

classe 1987, giornalista professionista testardamente modicana, sommelier in formazione permanente. Attraversa ogni giorno le strade del “continente Sicilia” alla ricerca di storie, persone e imprese legate alla cultura del cibo e del vino. Perché ogni contadino merita un romanzo

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