08-10-2025

Ingredienti freschi e piatti sempre nuovi: a Noto una cucina a tutto jazz

Al ristorante Orti dell’ecoresort Villadorata Country House, lo chef Matteo Carnaghi improvvisa ogni giorno nuove armonie di gusto, trasformando la materia prima locale in un menu sempre diverso

Le brigate di sala e cucina di Orti, ristorante g

Le brigate di sala e cucina di Orti, ristorante gastronomico del Villadorata Country House a Noto (Siracusa). In primo piano, da sinistra, l'executive chef Matteo Carnaghi, il sous chef Terry Giuliano e il restaurant manager Duel Ahmed

Il jazz nasce dall’improvvisazione, dall’arte di trasformare l’imprevisto in armonia, dal dialogo spontaneo tra strumenti che non seguono spartiti rigidi ma si rincorrono in un flusso libero e creativo. È una musica che vive nell’attimo, vibrante e irripetibile, in cui ogni nota si costruisce sull’ascolto reciproco e sulla capacità di dare voce all’istinto. La cucina di Matteo Carnaghi, executive chef del ristorante Orti, segue la stessa filosofia. Quotidianamente, tra le colline del Val di Noto, l’orchestra degli ingredienti cambia formazione, e a guidarla è la sensibilità di un cuoco e della sua brigata che scelgono di lasciarsi sorprendere dalla materia prima. Non c’è un copione fisso, ma una serie di variazioni che si intrecciano in piatti diversi, cangianti come una jam session.

Una panoramica del Villadorata Country House a Noto (Siracusa)

Una panoramica del Villadorata Country House a Noto (Siracusa)

Il ristorante si trova nel cuore del Villadorata Country House, ecoresort di lusso edificato dall’imprenditrice torinese Cristina Summa, anche titolare del boutique hotel Seven Rooms Villadorata nel centro storico di Noto. Questa moderna residenza estiva si estende per 23 ettari di uliveti, mandorleti, agrumeti e vigneti coltivati con metodo biodinamico. Qui la natura detta i ritmi, la pietra chiara delle antiche masserie ottocentesche si fonde con il verde della campagna: è un luogo che non si limita a offrire ospitalità, ma diventa esperienza per i sensi, un piccolo universo dove lusso e sostenibilità trovano un equilibrio autentico e tangibile. Orti di Villadorata è prima di tutto un ristorante di ingredienti: «Il menu è stato semplificato, oggi proponiamo solo otto piatti più qualche fuori carta legato alle materie prime fresche che abbiamo trovato in giornata» spiega lo chef classe ‘94. «Vogliamo focalizzarci più sugli ingredienti che sulla cucina, evitando passaggi superflui. Compro quello che trovo al mercato o dai piccoli produttori locali e lo servo rispettandolo al massimo». Pesce fresco dal mercato di Portopalo di Capo Passero, verdure e frutti da Ortigia e Noto, erbe spontanee raccolte nella tenuta: la lista cambia quotidianamente, come possono cambiare le improvvisazioni di un musicista: «Quando ero a Milano, bastava ordinare dai fornitori e potevo avere qualsiasi ingrediente. Qui in Sicilia invece mi piace esaltare quello che trovo. Sono lombardo e, di conseguenza, la mia non è una cucina siciliana ma una cucina di prodotti siciliani alla mia maniera».

L'executive chef Matteo Carnaghi, classe 1994, originario di Busto Arsizio (Varese)

L'executive chef Matteo Carnaghi, classe 1994, originario di Busto Arsizio (Varese)

I cuochi di Orti lavorano con il fuoco vivo di una termo-cucina a legna, alimentata dalle potature degli alberi della tenuta: un esempio concreto di energia circolare e rispetto per l’ambiente. «Il fuoco che usiamo si crea da ciò che la terra ci regala. È un ritorno alle origini, una cottura che dona alle pietanza sapori senza tempo». Come un assolo jazz, anche i piatti nascono dall’ispirazione del momento: «Oggi volevamo fare un carpaccio con la pala di fico d’India» racconta il cuoco di Busto Arsizio (Varese). «Lo abbiamo provato e assaggiato, ma non ci ha convinto. Domani lo abbineremo alla triglia sperando che entrambi gli elementi possano esaltarsi a vicenda. Questo è il nostro divertimento, che cerchiamo di trasmettere anche all’ospite».

Lo chef table del ristorante Orti

Lo chef table del ristorante Orti

Una libertà creativa che porta a una continua evoluzione della proposta gastronomica. «Quando entro in cucina, è sempre un’incognita per tutti» confida. «Non è semplice cambiare menu quasi ogni giorno, ma è una sfida che ci motiva. Nel mese di luglio, ad esempio, abbiamo cambiato il menu 22 volte». Il ritmo serrato richiede una brigata affiatata. Ruolo fondamentale è quello di Terry Giuliano, sous chef e unico siciliano del team: «Ha molta pazienza, non è facile stare dietro a una cucina che cambia in continuazione» dice lo chef sorridendo. Oltre a quella di Giuliano, braccio destro dello chef, figura di rilievo è quella del ternano Alessandro Montanaro, pastry chef classe 1990, capace di creare dessert mai sopra le righe, che conquistano con equilibrio e misura. Rilevante anche il ruolo di Duel Ahmed, restaurant manager bangladese classe 1990, che orchestra la sala con garbo e precisione.
Per Carnaghi l’alta cucina è dunque un terreno di libertà e scoperta, lontano da schemi rigidi: «Per me il fine dining non è formalità. È una cucina di ricerca, certo, ma deve essere divertente sia per chi la prepara sia per chi degusta». Questo spirito si riflette anche nella sua filosofia di lavoro: «Mi annoia presentare sempre gli stessi piatti. Il menu cambia spesso anche per una mia necessità personale, perché ogni giorno ho voglia di raccontare qualcosa di diverso».

I cuochi di Orti lavorano con il fuoco vivo di una termocucina a legna, alimentata dalle potature degli alberi della tenuta: un esempio concreto di energia circolare e rispetto per l’ambiente

I cuochi di Orti lavorano con il fuoco vivo di una termocucina a legna, alimentata dalle potature degli alberi della tenuta: un esempio concreto di energia circolare e rispetto per l’ambiente

La proposta dello chef diverte e coinvolge conferendo concretezza e gusto ad ogni assaggio. Il piatto diventa una piccola architettura di sapori, un intreccio di ingredienti selezionati con cura che si incastrano come tessere di un puzzle plasmando armonie sempre nuove. È una cucina che parla il linguaggio del territorio, ma lo racconta con accenti inaspettati, dove la qualità assoluta delle materie prime incontra una tecnica precisa e mai scontata, che trasforma l’idea in emozione sensoriale. Così, ogni sera, a Orti di Villadorata, la campagna di Noto diventa il palco di una jam session gastronomica. Gli ingredienti, come suoni di strumenti, si combinano in eufonie inattese, mentre Carnaghi dirige l’ensemble con lo stesso spirito di un musicista jazz: sensibilità, improvvisazione, libertà.

Di seguito i nostri assaggi.

Triglia leggermente scottata, mousse di ceci e insalata liquida di lattuga, sale e olio. Primo dei tre amuse bouche, apre con raffinato equilibrio tra texture e contrasti gustativi misurati. La cremosità vegetale della mousse dialoga con l’umami del pesce, mentre l’insalata liquida conferisce freschezza e leggerezza. Segue la crème caramel con topinambur, caramello di melassa di carruba e fondo vegetale, un’idea interamente vegetale di grande intensità e suggestione

Triglia leggermente scottata, mousse di ceci e insalata liquida di lattuga, sale e olio. Primo dei tre amuse bouche, apre con raffinato equilibrio tra texture e contrasti gustativi misurati. La cremosità vegetale della mousse dialoga con l’umami del pesce, mentre l’insalata liquida conferisce freschezza e leggerezza. Segue la crème caramel con topinambur, caramello di melassa di carruba e fondo vegetale, un’idea interamente vegetale di grande intensità e suggestione

Sandwich di gelato di pecorino con pera dell’Etna candita. Ultimo dei tre amuse bouche, rilettura personale e divertente del classico abbinamento formaggio e pere, chiude la sequenza con una nota golosa e sapida

Sandwich di gelato di pecorino con pera dell’Etna candita. Ultimo dei tre amuse bouche, rilettura personale e divertente del classico abbinamento formaggio e pere, chiude la sequenza con una nota golosa e sapida

Carpaccio di tonno con foglie di cappero e cucunci, yuzu di Noto sottaceto e cipolla giarratana, prima cotta alla brace poi passata in aceto. Un antipasto che celebra mare e terra di Sicilia, giocato su un equilibrio armonico tra spigoli acetici e freschezza agrumata

Carpaccio di tonno con foglie di cappero e cucunci, yuzu di Noto sottaceto e cipolla giarratana, prima cotta alla brace poi passata in aceto. Un antipasto che celebra mare e terra di Sicilia, giocato su un equilibrio armonico tra spigoli acetici e freschezza agrumata

Capasanta con anguria alla brace, dressing di anguria, basilico e guanciale di suino Nero dei Nebrodi. Un piatto che seduce con un gioco intrigante di dolcezze umami e grassezze, bilanciate da contrappunti acidi che ne affinano profondità gustativa e persistenza

Capasanta con anguria alla brace, dressing di anguria, basilico e guanciale di suino Nero dei Nebrodi. Un piatto che seduce con un gioco intrigante di dolcezze umami e grassezze, bilanciate da contrappunti acidi che ne affinano profondità gustativa e persistenza

Spaghetto con ristretto di zuppa di pesce e seppia cruda. La zuppa nasce dal fondo ottenuto dagli scarti del pescato, in un raffinato lavoro di recupero che trasforma l’essenziale in gusto puro. Un piatto goloso e immediato, dal carattere schietto e marino

Spaghetto con ristretto di zuppa di pesce e seppia cruda. La zuppa nasce dal fondo ottenuto dagli scarti del pescato, in un raffinato lavoro di recupero che trasforma l’essenziale in gusto puro. Un piatto goloso e immediato, dal carattere schietto e marino

Risotto al fieno. Piatto di grande complessità: Carnaghi lascia affinare il normanno (tipo di pecorino semistagionato affinato con aceto balsamico) a contatto con il fieno per un mese, così da arricchirne gli aromi. Altro fieno viene prima passato sul barbecue, poi immerso nel latte per ottenere una fonduta dalle note affumicate. Normanno e fonduta si incontrano nella mantecatura di un risotto che trova equilibrio e freschezza grazie a cedro sottosale, crema di cedro e un delicato fondo vegetale. Un piatto complesso, vibrante e cerebrale, in cui il lungo lavoro tecnico emerge con chiarezza, lasciando al palato un ricordo profondo e persistente

Risotto al fieno. Piatto di grande complessità: Carnaghi lascia affinare il normanno (tipo di pecorino semistagionato affinato con aceto balsamico) a contatto con il fieno per un mese, così da arricchirne gli aromi. Altro fieno viene prima passato sul barbecue, poi immerso nel latte per ottenere una fonduta dalle note affumicate. Normanno e fonduta si incontrano nella mantecatura di un risotto che trova equilibrio e freschezza grazie a cedro sottosale, crema di cedro e un delicato fondo vegetale. Un piatto complesso, vibrante e cerebrale, in cui il lungo lavoro tecnico emerge con chiarezza, lasciando al palato un ricordo profondo e persistente

Scorfano cotto alla brace sulla sua pelle servito con topinambur, cicoria in vinaigrette, crema di limone e menta e jus di fondo di pesce. La griglia esalta la parte più intensa dello scorfano e la grassezza trova equilibrio nella freschezza erbacea e nella vivacità agrumata. Potente e saporito il fondo

Scorfano cotto alla brace sulla sua pelle servito con topinambur, cicoria in vinaigrette, crema di limone e menta e jus di fondo di pesce. La griglia esalta la parte più intensa dello scorfano e la grassezza trova equilibrio nella freschezza erbacea e nella vivacità agrumata. Potente e saporito il fondo

Quaglia, radicchio, origano e limone: il petto del volatile viene cotto in padella e la coscetta alla brace e laccata con il suo fondo. Il radicchio cuoce prima in succo di limone e salamoia d’oliva poi stufato e servito con con battuto di oliva e limone sottosale. Piatto ricco di sfumature, che alterna amaro, acidità e note affumicate, in un percorso di profonda intensità gustativa

Quaglia, radicchio, origano e limone: il petto del volatile viene cotto in padella e la coscetta alla brace e laccata con il suo fondo. Il radicchio cuoce prima in succo di limone e salamoia d’oliva poi stufato e servito con con battuto di oliva e limone sottosale. Piatto ricco di sfumature, che alterna amaro, acidità e note affumicate, in un percorso di profonda intensità gustativa

Manzo con quenelle di sedano rapa, foglie di cavolo nero e uva alla brace. Ogni elemento subisce la carezza della brace, che dona un filo conduttore aromatico e avvolgente. Piatto di grande solidità, dove dolcezze, note vegetali e umami si intrecciano in armonia rigorosa

Manzo con quenelle di sedano rapa, foglie di cavolo nero e uva alla brace. Ogni elemento subisce la carezza della brace, che dona un filo conduttore aromatico e avvolgente. Piatto di grande solidità, dove dolcezze, note vegetali e umami si intrecciano in armonia rigorosa

Liuk: gelatina di liquirizia con salsa inglese alla liquirizia, sorbetto al limone e meringa. Predessert rinfrescante e giocoso, che richiama i ricordi d’infanzia con eleganza e misura, rinnovando l’iconico abbinamento in chiave fine dining

Liuk: gelatina di liquirizia con salsa inglese alla liquirizia, sorbetto al limone e meringa. Predessert rinfrescante e giocoso, che richiama i ricordi d’infanzia con eleganza e misura, rinnovando l’iconico abbinamento in chiave fine dining

Brioche con cioccolato fondente ripiena di cioccolato al caramello servita con mousse di mascarpone e cardamomo verde e gelato al cioccolato al latte, caramello e arancia. In questo dessert goloso ma elegante, sontuosa chiusura della cena ideata dal pastry chef Alessandro Montanaro, la calda morbidezza della brioche incontra la cremosità speziata; equilibrio perfetto tra dolcezza, freschezza e note amare

Brioche con cioccolato fondente ripiena di cioccolato al caramello servita con mousse di mascarpone e cardamomo verde e gelato al cioccolato al latte, caramello e arancia. In questo dessert goloso ma elegante, sontuosa chiusura della cena ideata dal pastry chef Alessandro Montanaro, la calda morbidezza della brioche incontra la cremosità speziata; equilibrio perfetto tra dolcezza, freschezza e note amare


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

Davide Visiello

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Davide Visiello

classe 1974, sommelier, assaggiatore di caffè e verace uomo del Sud, è alla costante ricerca di sole e cieli azzurri. Nato a Vico Equense e cresciuto a Castellammare di Stabia, ama la cucina quando è innovativa e ha solide basi. Epicureo di cuore e palato, vive e scrive a Palermo, ma mangia e beve ovunque. Collabora con Identità Golose dal 2016

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