16-11-2025

Vinacria torna a Siracusa il 23 e 24 novembre: 72 cantine siciliane all'Antico Mercato di Ortigia

Giada Capriotti presenta la seconda edizione dell'evento dedicato al vino siciliano: degustazioni, masterclass e incontri divulgativi, con un approccio popolare e inclusivo

Tra una settimana esatta si apre il sipario a Siracusa su Vinacria. L'evento, giunto alla sua seconda edizione, nasce da un'idea della vulcanica Giada Capriotti, donna del vino e della comunicazione, originaria di Palazzolo Acreide, una città barocca della Val di Noto a 45 chilometri da Siracusa, nel cuore dei Monti Iblei, dichiarata Patrimonio Mondiale dell'Umanità dall'UNESCO nel 2002.

Qui Capriotti ha dato vita a uno degli eventi più contemporanei del settore. L'abbiamo raggiunta per chiederle alcune curiosità e anticipazioni su questa nuova edizione.

Osservando il cammino di Vinacria, alla seconda edizione, qual è stato il momento in cui ha sentito, con chiarezza, che quest'idea deve diventare realtà? E che emozione ha provato in quell'istante in cui lo ha realizzato lo scorso anno?

«Fin dal primo momento in cui ho scritto il progetto Vinacria, ho sempre creduto che dovesse diventare realtà. Tra il dire e il fare, però, c'è di mezzo fatica, pazienza e una buona dose di follia. Non è sempre facile, soprattutto quando le istituzioni aiutano poco o non quanto potrebbero, ma la bellezza che si genera ripaga di tutto. L'emozione più grande è sapere di aver creato una casa per tutti: un luogo di inclusione, cultura e divulgazione. Vedere i produttori commossi, abbracciarsi e creare ponti tra loro è la gioia più pura e intensa che potessi immaginare».

Cosa riserva questa seconda edizione di Vinacria?

«La seconda edizione di Vinacria promette di essere un'esperienza ancora più ricca e coinvolgente. L'evento torna a Siracusa, all'Antico Mercato di Ortigia, con 72 cantine siciliane, 3 produttori olivicoli, 10 realtà di spirits dell'isola e 3 distribuzioni internazionali. Saranno due giornate con anime diverse: in entrambe si potranno degustare i vini ai banchi d'assaggio; la prima giornata sarà aperta al grande pubblico, con incontri divulgativi, mentre la seconda sarà dedicata agli operatori del settore per favorire scambi professionali e approfondimenti. Il tema di questa edizione è POP: un approccio al vino popolare, accessibile e inclusivo, che lo renda un linguaggio universale e non un mondo di élite. Ci saranno masterclass guidate da esperti, momenti di approfondimento sull'olio e sul territorio, e spazi dedicati a cultura, inclusione e formazione, coinvolgendo studenti, ristoratori e operatori locali. Vinacria vuole essere un luogo dove vino, cultura e socialità si incontrano, celebrando la Sicilia in tutta la sua autenticità e bellezza».

In un mondo del vino che evolve rapidamente – evidenziando identità, consumatori e territori – quali sono, secondo lei, le sfide che si pongono per il futuro di Vinacria?

«Il vino è materia viva e, come tale, muta insieme ai territori, alle persone che lo producono e a chi lo consuma. Per questo comunicazione e approccio devono cambiare: non devono essere banali, ma semplici, comprensibili e coinvolgenti. Occorre raccontare il vino a chi lo beve, far capire il lavoro incredibile fatto di sacrificio, forza e coraggio che si cela dietro ogni bottiglia. Le persone si innamorano delle storie, non dei tecnicismi. Con Vinacria cerchiamo di fare proprio questo: divulgare, far conoscere il vino in modo autentico e, al tempo stesso, educare al consumo consapevole, soprattutto tra i più giovani».

Il vino, come la vita, è fatto di attese, di silenzi, di imperfezioni che diventano bellezza. C'è stato un momento del suo percorso con Vinacria in cui ha capito di accettare l'imprevisto perché le permetteva di generare qualcosa di più autentico?

«Vinacria, come la vita, è fatta di continui imprevisti. Si programma, si pianifica, si applica un metodo e poi, all'improvviso, tutto può rischiare di andare per aria. Ci sono momenti di sconforto, di adrenalina che si trasforma in stress, ma il risultato ripaga di tutta la fatica: il vino genera dialogo, il dialogo genera condivisione e la condivisione genera bellezza. D'altronde, come diceva De André, dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior. È proprio accettando l'imprevisto che si riesce a creare qualcosa di genuino e sorprendente».


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Cinzia Benzi

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Cinzia Benzi

laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione

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