Nasce da un incontro tra tempo, natura e passione il millesimo 2007 del Giulio Ferrari Collezione, svelato dopo 17 lunghi anni di affinamento nel buio e nel silenzio della cantina. Un vino raro, creato soltanto nelle annate perfette, con cui Ferrari Trento conferma la propria capacità di trasformare la natura in un’opera che vince la sfida del tempo, simbolo autentico della grande enologia italiana.
La 2007 è la quinta annata mai realizzata di questo prezioso Trentodoc, che testimonia come la viticoltura di montagna del Trentino permetta alle bollicine Metodo classico di acquisire nel tempo complessità senza nulla perdere in freschezza e finezza.
Dal punto di vista meteorologico, il 2007 si è distinto fin dall’inizio per la sua imprevedibilità: un inverno privo di neve, una primavera asciutta con piogge concentrate a maggio e un’estate segnata da caldo e precipitazioni irregolari. La vendemmia è cominciata con grande anticipo, già nei primi giorni di agosto, ma la viticoltura di montagna – vero tratto distintivo del Trentodoc – ha saputo garantire acidità e freschezza ideali, trasformando una stagione incerta in un vino di straordinario equilibrio.

Ed è proprio l’equilibrio la cifra stilistica del Giulio Collezione 2007: nel calice brilla di riflessi dorati, sostenuti da un perlage finissimo. Al naso conquista per la nobiltà aromatica, cui la lunga attesa in cantina ha conferito complessità ed eleganza: note di noci pecan e macadamia si intrecciano a quelle di nocciole tostate, caramello, caffè torrefatto e crème brûlée. Al palato sorprende per la freschezza agrumata prima di chiudere su un finale sapido e minerale, di straordinaria persistenza e impreziosito da delicate sfumature iodate.
Il Giulio Ferrari Collezione 2007 è disponibile in una tiratura limitata di 3.870 bottiglie e 275 magnum, tutte numerate e custodite in eleganti cassette di legno. Dedicato all’alta ristorazione, potrà essere acquistato anche nelle migliori enoteche, sul sito e-commerce del Gruppo Lunelli o direttamente presso le Cantine Ferrari.
Un’etichetta per appassionati, che offre anche la possibilità di entrare a far parte del Club Collezionisti Giulio Ferrari, ai cui membri sono riservati esperienze e privilegi speciali.
La nuova annata è stata presentata il 9 ottobre 2025 a Casa Maria Luigia, a Modena, con un pranzo d’autore firmato da Massimo Bottura. Per accompagnare il Giulio Ferrari Collezione 2007, lo chef ha proposto una speciale versione del filetto alla Rossini studiata per valorizzare al massimo l’abbinamento: Shared Italian Pursuit of Magnificence: Rossini in sound and taste, Ferrari in bubbles and terroir.

Camilla Lunelli, Direttrice Comunicazione, Relazioni Esterne e Sostenibilità del Gruppo Lunelli
Abbiamo chiesto a Camilla Lunelli, Direttrice Comunicazione, Relazioni Esterne e Sostenibilità del Gruppo Lunelli, il suo pensiero.
Il Giulio Ferrari 2007 nasce da un tempo lungo, paziente, quasi meditativo. Spesso parlate del tempo come dell’ingrediente invisibile del vino. Come si educa un’azienda - e un pubblico - ad accogliere il valore della lentezza, in un mondo dominato dall’immediatezza?
«Sono d’accordo su questa velocità. Proprio per questa modalità ci prendiamo il giusto tempo e questo per noi rappresenta davvero un lusso. Pensando al nostro vino, in effetti, la gestione del tempo che necessita la creazione di un grande prodotto è il lusso che ci prendiamo in cantina. La sfida del tempo inizia sempre in vigna. Per la mia famiglia, attraverso il nostro archivio e le etichette in produzione, programmiamo un’uscita attraverso elementi temporali sul vino stesso. Si creano vini diversi e in parallelo il Trentodoc sboccato o non sboccato ci sorprende con bollicine in evoluzione».
Come si mantiene il filo tra la memoria di Giulio Ferrari e la necessità di innovare, senza che l’una annulli l’altra?
«Noi Lunelli non pensiamo a Giulio Ferrari come la storia, ma è stato un grande innovatore. Non trovo dicotomia. Citando la celebre frase di Oscar Wilde - "La tradizione è un'innovazione ben riuscita" - ci allineiamo a questo concetto che ci appartiene. Certo, la tecnologia è importante ma lo era già per Giulio Ferrari che non ha mai voluto una cantina con le ragnatele dove si fa tutto a mano. Serve guardare avanti. Il tema della memoria si ricollega ai valori. Se penso al primo Giulio Ferrari creato da mio padre non ho dubbi fosse già molto innovativo per l’epoca».

Da sinistra, i fratelli Alessandro, Camilla, Marcello e Matteo Lunelli
La montagna trentina non è solo un luogo fisico, ma una cultura: verticale, silenziosa, luminosa. In che modo questa geografia interiore influenza lo stile del Giulio Ferrari?

La bellezza straordinaria di Maso Pianizza
«Effettivamente la montagna per noi è un ecosistema fragile e faticoso che ti induce alla necessità di essere paziente. Verticalità e immagine di purezza. Ecco il parallelo con la bollicina Giulio Ferrari dallo stile pulito e verticale».
Il pranzo a Modena nasce in un luogo che è già un’opera d’arte vivente — Casa Maria Luigia, dove l’enogastronomia incontra la cultura. In che modo il vino può dialogare con le arti, con la musica, con la cucina d’autore, senza esserne semplice accompagnamento?
«Certo siamo stati tra i primi a lavorare, fin dagli anni ’80 con questo connubio. Era un’idea fissa di mio zio Gino: il bello e il buono devono andare assieme. Pensando ai vigneti, a Villa Margon, tutto ha un senso. Molto tempo fa abbiamo creato con artisti di arte contemporanea delle bottiglie Ferrari ispirate alla Pop Art. Per la prima volta una bottiglia è protagonista e le abbiamo ancora in cantina come patrimonio artistico. Poi pensando alla nostra collaborazione con Pomodoro per la tenuta Carapace, l’arte è davvero un luogo di lavoro e produzione».
Ogni annata racconta un clima, una luce, un tempo meteorologico ma anche umano. Se dovessi descrivere la 2007 come un’emozione o un’immagine, quale sarebbe?
«Non ho dubbi su cosa rispondere. A maggio del 2007 sono diventata mamma per la prima volta. Ricordo che avevo in braccio mia figlia, di pochi mesi, proprio durante una vendemmia anticipata per un calore incredibile».
Il vino, come la letteratura, è un racconto del Paese. Che Italia sogni di vedere riflessa in un calice Ferrari tra vent’anni?
«Vorrei tanto vederci un’Italia orgogliosa della sua bellezza e del suo saper fare. Un Paese che attrae i giovani dal resto del mondo anziché far scappare i propri. Un’ Italia che non solo sa creare dei marchi di successo del made in Italy, ma si preoccupa di avere dei gruppi nazionali importanti che li possano gestire per una conservazione di un patrimonio nazionale unico».