Siamo a Regaleali, un luogo magico: la storica tenuta vitivinicola della famiglia Tasca d’Almerita, nel territorio di Sclafani Bagni, a 50 chilometri a sud-est di Palermo. Nel maggio del 1830 fu acquistata dai fratelli Don Lucio e Don Carmelo Mastrogiovanni Tasca.
L’ex feudo di Regaleali si estendeva su 1.200 ettari: dopo otto generazioni, le dimensioni si sono dimezzate fino ad arrivare agli attuali 540 ettari distribuiti intorno a sei colline. Un microclima unico — con forti escursioni termiche, brezze marine, scarsa piovosità e un singolare mosaico di suoli — rende questo luogo irripetibile.
Nel 1959
Giuseppe Tasca d’Almerita, nonno di
Alberto, sulla collina San Lucio pianta alberelli di
Perricone e
Nero d’Avola con una visione lungimirante: creare un vino da vigna unica in Sicilia.
Nel 1970 nasce così la Riserva del Conte, poi chiamata Rosso del Conte. Oggi è tra i vini rossi italiani più interessanti, perché in oltre cinquant’anni di vita ha saputo evolversi, arricchirsi e, annata dopo annata, raggiungere una perfezione di equilibrio.

La Vigna San Lucio, dove è nato il Rosso del Conte
Il conte
Giuseppe, grande cultore delle guide e dei vini internazionali, rimase affascinato dalle etichette francesi, in particolare dal
Châteauneuf-du-Pape. Il suo obiettivo era creare un vino capace di competere con i cugini d’Oltralpe. Dopo una ricerca maniacale in giro per il mondo, tornò nella sua Sicilia con la certezza che quella porzione di Regaleali fosse il luogo ideale per un vino rosso memorabile.
La Vigna San Lucio non ha un nome casuale: nella dinastia Tasca, “Lucio” è un nome che si alterna a “Giuseppe”. Questa vigna si distende a 500 metri sul livello del mare, con esposizione Sud-Sud-Est, su una superficie di 8 ettari. È il vigneto più antico della tenuta, con una produzione minimale per pianta: viti resilienti, seppur messe alla prova dal tempo.

Gli storici vigneti ad alberello (Foto di Antonio Pistillo)
Alla fine degli anni Ottanta la produttività della Vigna San Lucio cominciò a diminuire: alcune piante deperivano, altre venivano attaccate dal mal dell’esca. Fu un periodo complesso, che rese necessario l’inserimento di nuove viti provenienti dalla
Vigna Sant’Anna (dal 1978) e, l’anno seguente, dalla
Vigna Ciminnita. Tuttavia, anche queste vigne vennero espiantate nel 2004 per scarsa produttività.
L’alberello, però, resiste. Per comporre il Rosso del Conte vengono selezionate ogni anno le migliori uve della tenuta Regaleali, per rendere immortale lo stile del vino. Dal 2014, grazie a una cura maniacale per la Vigna San Lucio, tutta la produzione è tornata a provenire da questa singola vigna, piantata dal conte Giuseppe.

Alberto Tasca con la moglie Francesca Borghese
Oggi
Alberto Tasca guida questo gioiello enologico italiano e afferma: «La mia famiglia coltiva la vigna sin dal 1830, ma questo significa custodire la terra, proteggerne la bellezza e rispettarne i tempi. Il concetto di sostenibilità è un pilastro del nostro lavoro e ho compreso che posso definire ‘sostenibile’ ciò che dura nel tempo. La Vigna San Lucio, la più antica di Regaleali, esprime il tempo e la capacità di essersi evoluta, di aver resistito mantenendo intatta la sua identità».
Con voce emozionata aggiunge: «Da questa vigna nasce il Rosso del Conte: cinquanta vendemmie che racchiudono la memoria di mio nonno, poi di mio padre. Oggi sono io il custode di queste piante, che donano un valore che resta e continua».

Un momento della vendemmia
Una degustazione storica, in azienda, con un maestro di cerimonie,
Daniele Cernilli, che ha guidato gli ospiti, millesimo dopo millesimo con l’ausilio di
Alberto Tasca e
Laura Orsi con note dedicate ai millesimi 1979, 1981, 1988, 1994, 1999,2003, 2006,2010 2016 e 2020.
Come ha sottolineato Laura Orsi, guida enologica in Tasca d’Almerita da giugno 2004: «Siamo di fronte ad un rosso che si esprime con il tempo, l’eleganza è il filo rosso che lega Rosso del Conte». Le annate 1972, 1973 e 1974 non vennero prodotte e si riprese la produzione con il millesimo 1975.

Una vista dall'alto della Vigna San Lucio (Foto di Alessandro Sala Cesura)
1979: luminoso
Da un’annata equilibrata, il colore fitto e la trama ci colpiscono per integrità, sentori terziari di cacao, sfumature balsamiche e un finale sapido.
1981: agrumato
Un vino che colpisce per una freschezza notevole con note di arancia sanguinella ricorrenti al naso e all’assaggio.
1988: armonico
Evidenziando che, dal 1986, avviene un cambio di legni dal castagno si passa al rovere con botti grandi. Complessità e compattezza. Vino setoso con evidenti note di chinotto.
1994: austero
Altro cambio dei legni leggermente più capienti. Note di liquirizia e foglie di elicriso.
1999: opulento
Colore rosso intenso, trama fitta, complesso. Mediterraneo. Note di frutta rossa sotto spirito che definiscono un sorso in evoluzione.

Un'immagine simbolo di Tasca d'Almerita (Foto di Benedetto Tarantino)
2003: potente
In questo Rosso del Conte ci sono anche nel blend una piccola selezione di uve presenti in Tenuta tra cui un Cabernet davvero riconoscibile. Altro cambio di legni, barili più piccoli di rovere francese di cui 80% nuovi e 20% di secondo passaggio. Affinamento da 11-12 mesi a 18.
2006: apolide
Annata molto controversa, inverno freddo e piovoso, lunga primavera, estate breve e piovosa. Legni 100% nuovi con barrique da 225 litri di rovere francese. Evidente la stratificazione che colpisce, potenziale evolutivo.
2010: concentrato
Un vino che colpisce per una concentrazione gusto-olfattiva molto marcata.
2016: complesso
Qui i tannini si fanno sentire in maniera vivace ma pur sempre in evoluzione.
2020: antologico
Annata quasi didattica svela un vino già di raro equilibrio con un potenziale evolutivo molto convincente.