02-11-2025

Barone Pizzini, 30 anni di viticoltura biologica in Franciacorta tra ricerca agronomica e sostenibilità ambientale

L'azienda è stata tra le prime undici della denominazione nel 1967. Dal 2001 tutti i vigneti sono certificati biologici, nel 2007 la nuova cantina in bioedilizia, nel 2021 il primo Franciacorta vegan con proteine vegetali

La sede della cantina Barone Pizzini è a Provagl

La sede della cantina Barone Pizzini è a Provaglio d’Iseo, in provincia di Brescia

La storia della Barone Pizzini affonda le sue radici nei primi decenni dell'Ottocento, quando gli eredi della casata asburgica Pizzini Piomarta von Thumberg si stabilirono a Timoline per occuparsi delle proprietà di famiglia. Da allora, diverse generazioni si sono succedute alla guida dell'azienda fino al Barone Giulio Pizzini, figura centrale per lo sviluppo della viticoltura moderna in Franciacorta.

Fu lui, nel 1967, a portare la Barone Pizzini tra le undici aziende fondatrici della Denominazione d'Origine Controllata e, nei primi anni Novanta, a coinvolgere un gruppo di imprenditori appassionati di vino che posero le basi dell'attuale realtà. Dopo aver affidato loro la cantina nel 1993, prese forma un nuovo corso, orientato alla qualità e all'innovazione, che avrebbe trovato nel biologico la propria identità distintiva.

Silvano Brescianini

Silvano Brescianini

L'avventura del biologico cominciò alla fine degli anni Novanta, quando Silvano Brescianini, insieme all'agronomo Pierluigi Donna, decise di mettere in discussione l'uso di pesticidi chimici per cercare un modo più naturale e coerente di produrre vini di qualità. Nel 1997 iniziarono le prime prove di coltivazione biologica e nel 2001 arrivò la certificazione per tutti i vigneti, seguita, nel 2004, dal lancio del primo Franciacorta Bio. Questa scelta non fu solo tecnica, ma culturale: un modo di ripensare il rapporto tra uomo, vigna e ambiente in un periodo in cui la sostenibilità non era ancora un tema diffuso.

Da quel momento la Barone Pizzini si è fatta interprete di una viticoltura rispettosa, capace di coniugare ricerca e tradizione, tanto che nel 2007 inaugurò una nuova cantina costruita in bioedilizia, con fitodepurazione delle acque, ventilazione naturale e impianto fotovoltaico, pensata per integrarsi nel paesaggio e rendere visibile, anche architettonicamente, il principio di trasparenza produttiva. Oggi i 60 ettari di vigneti dell'azienda, distribuiti tra Provaglio, Passirano, Corte Franca e Capriolo, sono suddivisi in una trentina di parcelle a diverse altitudini, coltivate principalmente a Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco ed Erbamat.

I suoli morenici e fluvioglaciali, le esposizioni e i microclimi differenti conferiscono ai vini una complessità che nasce dalla diversità. Dal vigneto Pian Vitt, dove il Pinot Nero esprime note minerali grazie alla brezza delle Prealpi, fino alla storica vigna del Roccolo, che fornisce le uve per la Riserva Bagnadore, ogni appezzamento racconta un frammento di territorio. Il percorso di sostenibilità è proseguito con progetti di misurazione e riduzione dell'impatto ambientale: nel 2011 la Barone Pizzini è stata la prima cantina in Franciacorta a ottenere la certificazione ISO 14064 per il controllo dei gas serra e, successivamente, ha aderito sia al programma Biopass per lo studio della biodiversità funzionale sia al registro CO₂ RESA, volto a valorizzare le aziende vitivinicole impegnate nella contabilizzazione e riduzione delle proprie emissioni.

La convinzione che un terreno fertile sia quello che ospita e genera vita ha guidato l'azienda verso una viticoltura capace di restituire equilibrio e autenticità al vino. Tra le ricerche più significative si inserisce quella sull'Erbamat, antico vitigno autoctono bresciano documentato fin dal 1564. Dopo un lungo periodo di oblio, la Barone Pizzini ne ha promosso la riscoperta con un progetto sperimentale avviato nel 2008, che ha portato alla produzione di vini test, le "Tesi", e infine alla modifica del disciplinare del Franciacorta per consentirne l'utilizzo fino al 10%.

Nel 2021 è nato così "Animante", il primo Franciacorta con una quota di Erbamat, simbolo di un lavoro ventennale tra sperimentazione e rispetto della storia. Oggi la Barone Pizzini rappresenta una delle esperienze più coerenti e longeve della viticoltura biologica italiana: una realtà che ha scelto di misurare la qualità non solo nel bicchiere, ma anche nella vitalità dei suoli e nella capacità di interpretare il proprio territorio con sensibilità contemporanea.

2021 – Prima annata certificata vegan 89/100 Dopo un decennio di ricerca e sperimentazione, la Barone Pizzini firma il primo Franciacorta vegan: niente chiarificanti di origine animale, ma proteine vegetali estratte da patate e piselli. Una scelta coerente con l'etica produttiva e resa trasparente in etichetta, con tanto di QR code a raccontarne la genesi. Il colore è un rosa provenzale tenue, luminoso. Al naso si apre con note di ribes e lampone, cenni di ciliegia e violetta, e un soffio agrumato di pompelmo rosa. L'ingresso in bocca è vivace, con una spuma fine e briosa. Secco, avvolgente, ma ben bilanciato da una freschezza nitida che accompagna un finale gustoso, pulito e prolungato.

2019 – (91/100) Un rosa provenzale più deciso introduce un naso appena vinoso, vibrante di sfumature vegetali e terrose: mentuccia, fiori di campo, tocchi minerali. In bocca si muove con eleganza, il corpo è armonioso, la spuma più soffice, la progressione delicata e ben distesa. Il finale, saporito e coerente, lascia una scia sapida e gentile.

2018 – (90/100) Annata simbolica, seguita alla gelata del 2017 che decimò la produzione in Franciacorta. Nel calice un rosa confetto brillante, trasparente, annuncia un profilo aromatico di ciliegia e lampone, con sfumature balsamiche e note di maggiorana, mentuccia e spezie leggere. Tocchi salmastri e iodati ne ampliano la complessità. La bocca è levigata e piena, di ottimo equilibrio e consistenza. Il finale, lungo e succoso, chiude con un tocco quasi salino che invita al sorso successivo.

2017 – (92/100) Cristallino, dal rosa confetto luminoso. Il naso gioca su toni minerali, quasi gessosi, intrecciati a pesca bianca, fragoline acerbe e agrumi maturi. In bocca colpisce per la tensione: succoso, sapido, vibrante, con una vena salina che gli conferisce ritmo e profondità. Il finale è vivo, persistente, energico, di grande equilibrio.

2016 – (93/100) Un rosa confetto più deciso introduce un profilo olfattivo maturo e complesso: fiori secchi, pot-pourri, frutti sotto spirito e sfumature vegetali. La bocca è calda, ampia, ma allo stesso tempo vivace e invitante. Emergono accenti d'incenso e spezie dolci, un tocco succoso e un finale lungo, appagante e sensuale. Un Franciacorta dal carattere intenso e coinvolgente.

2011Bagnadore Riserva Pas Dosé (94/100) Rosa intenso con riflessi cerasuolo, esprime al naso una trama terziaria di grande profondità: terra umida, catrame leggero, frutta matura e note vegetali di eucalipto e macchia mediterranea. La bocca è potente e vitale, con un grip deciso e una struttura calda ma equilibrata. Lunghissimo, dal passo autorevole, chiude con una persistenza tesa e saporita che ne racconta la stoffa da grande Riserva.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Leonardo Romanelli

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Leonardo Romanelli

Fiorentino, classe 1963, è un gastronomo, sommelier, cuoco, giornalista, commediografo, scrittore, autore e conduttore radiotelevisivo italiano

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