Nato a Parma nel 1963, Andrea Grignaffini è tra i critici e gastronomi più preparati del nostro tempo. È una cifra che si ottiene sommando due talenti che quasi sempre marciano disgiunti: il palato da indovino (per Richard Geoffroy, chef de cave di Dom Pérignon, è semplicemente «il miglior palato del mondo») e lo spessore culturale. Due doti importanti come la terza, l'a-socialità: non leggerete mai il suo nome su facebook, twitter o intsagram. Al limite solo su pinterest, la piattaforma più discreta di tutte. Ma se Gnaffo - come lo chiamano i colleghi – è virtualmente asociale, a tavola è sempre di ottima compagnia coi suoi aneddoti spassosi, frutto di una pronunciata inclinazione alla battuta e gusto per il surreale. I talenti di Grignaffini sono coltivati, però: è il primo ad ammettere che, per fare questo mestiere, non bisogna essere baciati dalle divinità del gusto ma mossi da curiosità e spirito critico. Questi li possiede entrambi da bambino, quando alza le palette coi voti alle mostre degli animali e persino di fronte ai presepi che visita con la parrocchia. Neo-laureato in Giurisprudenza, nel 1988 comincia a scrivere di calcio – l’altra sua grande passione - per la "Gazzetta di Parma" e in un paio di stagioni fa l’incontro che gli cambierà la vita, con Luigi Veronelli, maestro della critica enogastronomica italiana. Comincia a scrivere per "Etichetta" e poco tempo dopo si trova a dirigere "Cose buone di Veronelli", annuario che mette in fila i migliori prodotti italiani. «Gli devo moltissimo», racconta oggi, «mi catapultò subito nella serie A della gastronomia concedendomi la massima libertà di espressione e insegnandomi il valore dell’umanità dietro a ogni tecnicismo. Lezioni che cerco non dimenticare mai». Nel 1998 c’è l'altro turning point importante: con Luigi Cremona, Paolo Marchi, Alessandro Masnaghetti e Andrea Vincenzi fonda “Torpedo”, periodico dedicato alla cultura del sigaro. «Mi è costato un automobile», ricorda, ma è da qui che inizia a costruire tutto il networking e le competenze arrivate fino a oggi. All’inizio del millennio la rivista diventa un allegato di “Monsieur” (oggi "Arbiter"). È l’inizio di una fortunata liaison professionale al fianco dell’editore Franz Botrè, arrivata fino ai giorni nostri: Grignaffini è direttore creativo di “Spirito Divino”, magazine che conduce alla dimensione di periodico autorevole e cult dell’eno-mondo. Gli incarichi di oggi non si contano: tra gli altri, è docente di enogastronomia e membro del comitato scientifico di Alma a Colorno (Parma), curatore della Guida ai vini e vice-curatore della Guida ai ristoranti del Gruppo Espresso; curatore di Biwa, Best Italian Wine Awards. Numerosi anche i libri pubblicati (ultimo, "Il vignaiolo universale. La cultura nel bicchiere", 2018, Marsilio) e i premi accumulati in bacheca. Il più prestigioso? Il Prix du Sommelier, ottenuto dall’Académie Internationale de la Gastronomie, organismo che omaggia i più grandi cuochi, critici e professori di Francia e del mondo.
di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt
Utilizza i campi sottostanti per effettuare una ricerca nel database degli Chef e dei Protagonisti.