«Abbiamo iniziato quasi per gioco con 200 bottiglie, ora siamo a 60mila. E festeggiamo i dieci anni». Antonio Puddu, orgogliosamente sardo, è alla guida della cantina Iolei, a Oliena. Una realtà piccola, ma con le idee ben chiare, per cercare di mostrare le caratteristiche del territorio senza snaturarlo.
«In realtà lavoriamo la terra e vinifichiamo da tre generazioni – racconta l’enologo e titolare dell’azienda insieme alla moglie Simona, ai genitori Salvatore e Luisa e alle sorelle Chiara e Sara – ma prima nessuno aveva avuto il coraggio di uscire con una propria etichetta. Poi nel 2011 abbiamo realizzato le prime 200 bottiglie».
Così è nata l’avventura di
Iolei: «Abbiamo iniziato a produrre più seriamente nel 2015, che consideriamo come il nostro anno di nascita. Infatti adesso festeggiamo i nostri primi dieci anni di vita. Ci troviamo a Oliena, in provincia di Nuoro, che è la patria del
Nepente, una zona altamente vocata alla coltivazione del
Cannonau».
L’azienda può contare su otto ettari vitati, quattro di proprietà e altrettanti in gestione, principalmente a Cannonau per i vitigni a bacca rossa e a Vermentino per il bianco. «E poi abbiamo un piccolo vigneto di Moscato, con il quale facciamo un passito: si tratta di un vigneto ad alberello, molto vecchio».

Alcuni vigneti storici dell'azienda
Azienda giovane, condotta da giovani. «Io sono enologo dal 2009 – spiega
Antonio Puddu – e ho studiato a San Michele all’Adige. Non solo mi occupo di
Iolei, ma faccio consulenza per altre 12 cantine in Sardegna. Mia sorella più piccola, invece, si è da poco laureata a Pisa. L’altra sorella, invece, è laureata in Economia».
L’entusiasmo non manca di certo e anche le idee guardano al futuro. Come dimostrato dal Vermentino senza solfiti aggiunti. «La nostra non è una scelta dettata dalle mode - spiega il giovane enologo - ma è più che altro una sfida, cercando di fare un vino con il minimo intervento possibile, ma cognizione di causa, sapendo quello che andavamo a fare, mettendo in pratica quello che abbiamo studiato, usando la tecnica. È un vino non filtrato, che fa anche fermentazione malolattica, per renderlo stabile».
Il vino si chiama
Majga: ha una grande profondità, mantenendo chiare al naso le caratteristiche fruttate, in particolare agrumate, ma con un’ampiezza maggiore che arriva alle erbe aromatiche.
Un altro vino significativo per l’azienda è il Vostè con un’etichetta che raffigura Gabriele D’Annunzio, uno dei primi ad aver elogiato il Nepente con la celebre frase: «Non conoscete Il Nepente di Oliena neppure per fama? Ahi, lassa». Vostè è un Nepente di Oliena ed esprime tutti i caratteri del territorio, con un naso ricco di frutti rossi e spezie, e un sorso deciso e netto, dalla spiccata acidità e franchezza.

I tre vini degustati: Majga non filtrato, Vostè e Hostes
L’essenza del
Nepente, secondo
Iolei, viene rappresentata da
Hospes, la
Riserva. «La vinificazione è in acciaio - spiega
Puddu - poi piccolo passaggio in cemento dove fa la malolattica, e quindi affinamento in tonneaux da 700 litri per avere una superficie di contatto maggiore rispetto a una barrique classica e cercare di mantenere il frutto».
Il vino è realizzato tramite una selezione delle uve migliori. L’assaggio è dell’annata 2022: il naso è ricco, ma non invadente, tra frutta, liquirizia, sottobosco, macchia mediterranea e spezie. Al sorso l’acidità sostiene un vino pieno ed equilibrato, dalle discrete prospettive anche di longevità.