10-09-2025

Alla scoperta del Pinot Nero, nelle sue diverse interpretazioni

I suggerimenti degli esperti di Identità Golose sui vini realizzati a partire da questo splendido vitigno. E un pensiero anche all'Ucraina... Vi proponiamo i contenuti tratti dall'ultima newsletter di Identità di Vino

Viaggio alla scoperta del Pinot Nero, non solo in

Viaggio alla scoperta del Pinot Nero, non solo in Italia

Cristina Suvorina è una giornalista e storyteller ucraina con una significativa presenza in Italia e attuale residenza a Kyiv. Per Identità Golose ha raccontato come vivono i produttori e viticultori del suo Paese, alcuni con le vigne e le cantine sul fronte di guerra con l’aggressore russo. Una tremenda realtà che merita di essere conosciuta. Grazie Cristina e buona lettura. Titolo: Vini sotto le bombe: la resistenza (e resilienza) dei viticoltori ucraini.
Paolo Marchi

 

Travolti dall’eleganza del Pinot Nero
La prima parola che viene in mente, parlando di Pinot Nero, è eleganza. Il Pinot Noir, per l’esattezza, dalle nobili origini francesi, ha sempre affascinato i viticoltori e gli enologi di tutto il mondo, tanto da essere uscito dai confini della Borgogna per trovare nuove prospettive in altre parti del mondo, anche nel nord dell’Italia (e non solo). Realizzare un vino da Pinot Noir è sempre una sfida: a partire dalla difficoltà della sua coltivazione, per passare poi alla vinificazione. E qui conta molto l’interpretazione, perché si possono avere vini che puntano sulla leggiadria e sull’immediatezza, come bottiglie più strutturate e con maggiore propensione all’affinamento. Ma una cosa non manca mai: l’eleganza. Lo abbiamo voluto sottolineare anche noi, in questa newsletter dedicata proprio al Pinot Noir, dove abbiamo cercato di scovare in giro per l’Italia, con qualche excursus anche fuori dai confini nazionali, dei vini una ben precisa identità, che non sono nati solo per seguire le mode.
Raffaele Foglia

 

Ottin in Valle D’Aosta, promessa mantenuta
Il Pinot Nero di Ottin è come una promessa non solo mantenuta, bensì tramandata ed esaltata con riconoscenza alla famiglia e al territorio. Come un gioiello che si è ricevuto e che si vuole custodire, ma soprattutto valorizzare. Il Vda Dop Pinot Noir svela proprio questo sentimento profondo di una cantina giovane e storica allo stesso tempo. Perché Elio Ottin ha osato lottare per un sogno fin da giovanissimo in Valle d’Aosta, ma memore anche delle lezioni familiari. Il vitigno ci trasmette in particolare questa tensione positiva tra il passato e il futuro, ricco delle energie di un territorio di montagna, dei suoi boschi, tra le note fruttate e la mineralità. Lo fa con Vda Dop Pinot Noir, ma anche con L’Emerico, dedicato al nonno che vinificava il Pinot Nero a St Denis e divenne poi uno dei soci fondatori della cooperativa di Chambave. «Mio padre era un amante del Pinot Noir. A quell’epoca nessuno tendeva a vinificare questo vitigno in purezza in quanto discostava tanto dai classici vitigni valdostani. La mia passione viene da lì, la mia passione viene da lui» ha dichiarato Elio. L’Emerico Pinot Nero Doc – affinato 18 mesi in barrique di rovere - sa unire questa sensazione di potenza e di delicatezza.
Marilena Lualdi

 

Vda Pinot Noir di Ottin, Oltrepò Pavese Pinot Nero Pernice di Conte Vistarino e Pinéro di Ca' del Bosco

Vda Pinot Noir di Ottin, Oltrepò Pavese Pinot Nero Pernice di Conte Vistarino e Pinéro di Ca' del Bosco

Pernice di Conte Vistarino, anima dell’Oltrepò
Se parliamo di Pinot Noir in Italia, dobbiamo per forza passare dall’Oltrepò Pavese, anche solo per una questione di numeri. Infatti, si tratta della zona italiana con il maggior numero di ettari vitati a Pinot Noir (oltre i 2.800) e addirittura la terza per estensione al mondo. Ottavia Giorgi di Vistarino, alla Conte Vistarino, ha addirittura ribattezzato la sua cantina come la Casa del Pinot Nero. Il vino di punta è sicuramente il Cru Pernice, un vino che affina per un anno in barriques e almeno un altro anno in bottiglia. Come spiega Ottavia Giorgi di Vistarino, «Pernice è un Cru selvatico, è il primo, è il nostro figlio maggiore, quello che da più anni fa parte della nostra esperienza vitivinicola: ha un carattere ribelle, una personalità inconfondibile che non ha paura di mostrare i suoi pregi e i suoi difetti». Se all’inizio effettivamente può sembrare un po’ “ribelle”, in realtà il Pernice nasconde le sue grandi doti di longevità, con un Pinot Nero austero, ma che poi si apre lentamente nel bicchiere, dimostrando tutte le sue doti e la sua piacevolezza. Ottima la pluripremiata annata 2021, ma se si trova qualche millesimo più vecchio si possono trovare splendide sorprese.
RF

 

Il raffinato Pinéro di Ca’ del Bosco
Quanto si nomina Ca' del Bosco si pensa immediatamente alla Franciacorta e alle celebri bollicine di questa cantina tuttavia questa volta desideriamo porre l’accento sul Pinot Nero di Pinéro. Figlio di un vitigno aristocratico e di una terra votata agli spumanti, il Pinéro è un Pinot Nero in purezza che sorprende per profondità ed eleganza. Cresce in Franciacorta, ma parla una lingua diversa: intensa, raffinata, silenziosamente ribelle. Un rosso che non segue la corrente, ma la devia con stile. Nato dalla visione di Maurizio Zanella, oggi affiancato dalla talentuosa figlia Maria Lavinia, il Pinéro è l’emblema di un pensiero che guarda oltre il prevedibile, con uno stile che sa unire classicità e coraggio. Se al naso ci cattura un’esplosione di frutti rossi in primis lampone, ciliegia e ribes ben integrate alle note speziate e un finale lievemente balsamico. All’assaggio i tannini morbidi e setosi e l’acidità convincono per equilibrio antologico. Il nome Pinéro è un gioco di parole che unisce il nome del vitigno (Pinot Nero) alla musicalità italiana. Un omaggio alla Borgogna reinterpretata in chiave franciacortina. Sbizzarritevi negli abbinamenti e le temperature di servizio, 16°-18°.
Cinzia Benzi

 

Carlotto, un pioniere in Alto Adige
Umberto Carlotto è stato un pioniere del Pinot Nero altoatesino. Originario della provincia di Vicenza ha lavorato in vigna per oltre 80 anni, sempre accudendo i vigneti di Mazzon, il cuore pulsante del Pinot Nero, non solo quello dolomitico. Un vignaiolo attivo - sembra incredibile - fino alla veneranda età di 105 anni! Proprio così, trasferendo al figlio Ferruccio - e specialmente alla nipote Michela - tutta la dedizione al “suo vitigno del cuore”. Passione coinvolgente, per non dire emozionante. I Carlotto vinificano solo uve dei 6 ettari di proprietà, vitigni di Lagrein e Schiava oltre che di Pinot Nero, emblema aziendale. Trentamila bottiglie, assolutamente di sicura autorevolezza. Ha la grinta esclusiva del vitigno, la grazia e la finezza di una varietà che proprio a Mazzon - appena inserita nelle UGA della DOC Alto Adige - riesce a rendere il Pinot Nero carezzevole nella sua potente carica gustativa, sentori di frutta del bosco, more su tutte, pure amarena e un timbro speziato in equilibrio Intrigante tra naso e bocca. Senza mai perdere un carattere di spensieratezza, con stile gioviale nella sua indomita armonia. Decisamente un fuoriclasse che onora Umberto, forse il più geniale viticoltore del gruppo etnico italiano, operoso in quel di Ora, il borgo fluviale sulla sponda dell’Adige che porta al promontorio di Mazzon, tra i filari curati amorevolmente dai Carlotto.
Nereo Pederzolli

 

Ecco l'Alto Adige: Carlotto, Praepositus di Abbazia di Novacella e Thalman di Cantina di Bolzano

Ecco l'Alto Adige: Carlotto, Praepositus di Abbazia di Novacella e Thalman di Cantina di Bolzano

Praepositus emblema di Abbazia di Novacella
Un luogo dove la grande spiritualità si affianca ad unimportante attività vitivinicola, gestita dall’ordine degli Agostiniani da circa nove secoli. La produzione di vino all’Abbazia di Novacella risale al 1142 e vanta una fama internazionale. Le viti beneficiano delle elevate altitudini, comprese tra i 600 e i 900 metri sul livello del mare, del clima alpino e dell’alta concentrazione di sostanze minerali nei terreni. In particolare, nella fresca conca valliva di Bressanone, su suoli costituiti da depositi morenici, vengono allevate le varietà a bacca bianca, mentre più a sud, sui terreni porfirici della zona di Bolzano, crescono le uve rosse. La linea Praepositus raccogliere le espressioni di maggior pregio e qualità e il Pinot Nero Riserva ne è un eccellente rappresentante. Nasce da uve coltivate a Marklhof e Cornaiano (Appiano), su terreni caratterizzati da depositi morenici permeabili su una base porfirica. Un vino dai profumi di amarena, violetta e mora di rovo, con soffusi rimandi di spezie e terra bagnata di sottofondo e un sorso agile, succoso e carnoso, dalla texture vellutata.
Adele Granieri

 

Thalman, tra finezza e profondità
Dire Pinot Nero in Italia e fa subito pensare all’Alto Adige anche se questa nobile varietà francese si è ben ambientata anche in altri territori del paese. Qui vi parliamo del Thalman, un vino che nasce intorno all’omonimo maso a Renon, a 600 metri di altitudine. A produrlo è la di Cantina di Bolzano, una bellissima cooperativa che oggi conta 224 soci e 350 ettari di vigneto, e che fa di questo Pinot Nero il suo portabandiera, prodotto per la prima volta nel 1997. Lo abbiamo assaggiato alla prima edizione de L’Italia del Pinot Nero a Roma (manifestazione organizzata dalla testata giornalistica VinodaBere) e ci è piaciuto per la sua eleganza, struttura e precisione. Un vino di carattere che si fa riconoscere per la giusta acidità ed una piacevolezza di fondo che accarezza il palato e accompagna il sorso durante la degustazione. Visto l’avvicinarsi dell’autunno e con queste piogge estive l’abbinamento consigliato è quello con i funghi porcini arrosto o, se siete fortunatamente ancora al mare, con il tonno alla griglia marinato in salsa di soia. In entrambi i casi attenzione alla temperatura di servizio, 14-15 gradi Celsius sarebbe quella ottimale.
Salvo Ognibene

 

Ventisei de Il Rio, il Mugello che non t’aspetti
Se si pensa alla Toscana, il pensiero corre subito a Sangiovese e grandi rossi. Eppure, tra Vicchio e le pendici dell’Appennino Tosco-Romagnolo, il Pinot Nero ha trovato un habitat sorprendentemente ideale. Qui l’azienda Il Rio, guidata da Paolo Cerrini e Manuela Villimburgo, ha saputo dare voce a questa varietà “nordica”, interpretandola con sensibilità e valorizzando un terroir fatto di suoli argillosi e forti escursioni termiche. Un progetto nato dalla passione di Paolo, ex orafo fiorentino, che ha trasformato l’amore per la natura e il vino in un percorso di eccellenza. Oggi i suoi Pinot Nero raccontano il Mugello come pochi altri sanno fare, mettendo in luce un territorio ancora poco conosciuto, ma capace di regalare emozioni autentiche. Il Toscana IGT Pinot Nero Ventisei 2020 dell’azienda Il Rio, si presenta con una tinta luminosa e accattivante, raccontando un profilo olfattivo solare e vibrante, dove emergono note vibranti di frutti rossi e leggere spezie. Al palato conquista per freschezza e immediatezza, mantenendo struttura ed eleganza che lasciano intravedere una bella capacità evolutiva. Un Pinot Nero toscano che sorprende, capace di unire eleganza e autenticità, proprio come il territorio che lo accoglie.
Fosca Tortorelli

 

Toscana IGT Pinot Nero Ventisei 2020 dell’azienda Il Rio, Pinot Nero Pèder di Barbaterre e I Renzetti di Alberone

Toscana IGT Pinot Nero Ventisei 2020 dell’azienda Il RioPinot Nero Pèder di Barbaterre e I Renzetti di Alberone

Il sorprendente Pèder di Barbaterre
Scegliere di produrre del Pinot Nero nelle terre di Matilde di Canossa, sulle colline reggiane, è insieme un'impresa e una sfida. Non tanto per la capacità del vitigno borgognone di adattarsi e questi terreni e microclimi, quanto per la possibilità di affermare commercialmente un prodotto proveniente da territori, l'Emilia, certamente poco conosciuto per queste tipologie di vini, fra le eccellenze italiane e internazionali. A Barbaterre Franco Garzotti e la moglie Maria Grazia Lugo, ci hanno provato dal 2017 e con ottimi risultati. Il loro Pinot Nero Pèder è prodotto con uve provenienti da vigneti in forte pendenza – fino al 30% - immersi nei boschi delle colline dell’entroterra reggiano e mantiene le caratteristiche peculiari del vitigno di origine: finezza, misura, equilibrio a cui si aggiunge un'impronta figlia del microclima e dall'argilla delle terre matildiche che donano nel bicchiere sapidità e mineralità. E in una terra di Lambruschi il Péder Pinot Nero raggiunge punte di vertice. Luminoso, con spiccati sentori di frutti di bosco, risulta intenso e ricco e facilmente riconoscibile. Un vino con l’accento emiliano e una bella fetta di grandeur della sua origine francese.
Maurizio Trezzi

 

Renzetti e il sogno dell’Alberone
Renata Sacchi
e Roberto Renzetti hanno dato vita all’Azienda Agricola L’Alberone con il desiderio di creare un Pinot Nero capace di raccontare il Casentino nella sua essenza più autentica. Dall’amicizia con Fulco Tafi e dall’ispirazione dei pionieri locali Vincenzo Tommasi e Federico Staderini è nata una visione che unisce passione, ricerca e rispetto per la natura. Il Pinot Nero I Renzetti, annata 2021, prende forma da tre parcelle – La Terrazza, Il Pianello e la Grande Vigna a est – coltivate in biologico con approccio biodinamico. La cura della vigna, la vendemmia manuale, la selezione degli acini, la fermentazione in tonneaux di rovere francese, seguita da un lungo affinamento in barrique, cemento e bottiglia, restituiscono un vino di eleganza e profondità, in cui territorio e anima si fondono, grazie ad un bouquet complesso ed un corpo di bella trama tannica e profondità di gusto. Determinante per il risultato il contributo di Maurizio Castelli e Mery Ferrara, che accompagnano il progetto con competenza e passione. L’Alberone non è solo una cantina, ma un sogno collettivo che prende vita attraverso la famiglia, capace di trasformare la bellezza di un territorio in un vino dal cuore casentinese e dallo spirito internazionale.
Leonardo Romanelli

 

La Borgogna secondo Régnard
In alcuni casi, la narrazione del vino diventa una scienza esatta e le suggestioni della mente creano un’equazione precisa: Pinot Nero = Borgogna. Gli occhi brillano ancor più se l'immaginazione conduce su La Route des Grands Crus, 60 Km di strada circondata da vigneti a perdita d’occhio, proprio fino al borgo dell’appellation della proposta: Nuits-Saint-Georges Premier Cru dell’azienda Régnard. Fondata nel 1860 da Zéphir Régnard, la maison è una delle realtà vitivinicole più antiche e prestigiose della regione con vigneti nel Mâconnais e soprattutto con un cuore operativo a Pouilly-Fuissé, nello storico Clos du Pavillon le cui cantine risalgono al 1755. Nel 1984 la proprietà passa nelle mani della famiglia De Ladoucette, che avvia un importante percorso di recupero e rilancio. Se gli Chablis restano il fiore all’occhiello della produzione, i Pinot Noir della Maison Régnard esprimono con uguale personalità i tratti distintivi della Côte de Nuits. Distribuito in Italia da Sagna, il Nuits-Saint-Georges Premier Cru è il risultato finale di una raccolta manuale delle uve, una lunga fermentazione alcolica in tini e una fermentazione malolattica in barrique; resta poi in barrique sulle fecce fini per 18 mesi. Granato con riflessi rubino, al naso è complesso e fine con sentori di marasca matura e frutti di bosco, cuoio, pepe nero, liquirizia e note fumé. L’assaggio è pieno, avvolgente, gustoso e di grande equilibrio, i tannini sono perfetti. Finale lungo, di piacere aristocratico.
Davide Visiello

 

Nuits-Saint-Georges Premier Cru di Régnard in Borgogna, Lisjak dalla Slovenia e Weingut Wieninger dall'Austria

Nuits-Saint-Georges Premier Cru di Régnard in Borgogna, Lisjak dalla Slovenia e Weingut Wieninger dall'Austria

Lisjak, nuove prospettive dalla Slovenia
Il Pinot Nero è un vino che divide: delicato, mutevole, capace di farsi sfuggente o di incantare con grazia assoluta. Lo sanno bene nella Valle del Vipacco, in Slovenia, che negli ultimi anni si sta rivelando un terroir sorprendente per questa varietà. Qui, tra brezze alpine e influssi mediterranei, i suoli calcarei e marne leggere regalano condizioni ideali a un’uva notoriamente capricciosa. Lisjak, realtà di famiglia con una lunga tradizione agricola alle spalle, firma un Pinot Nero 2021 che racconta con chiarezza questa vocazione emergente: colore luminoso, una trama tannica fine, aromi di frutti rossi maturi e un accenno speziato che omaggia l’eleganza naturale del vitigno. Un Pinot Nero sincero, che mette in primo piano franchezza e bevibilità, prodotto solo nelle migliori annate, a completare la gamma di etichette sempre disponibili. La Vipavska Dolina può diventare una delle nuove frontiere europee per il Pinot Nero? Meno celebrata di Borgogna, Baden o Alto Adige, è però forte di una crescente comunità di vignaioli che scommettono su qualità e identità territoriale. Un capitolo da tenere d’occhio, con il bicchiere in mano. E magari davanti a un piatto che viene dalla tradizione di queste valli: la jota, zuppa di crauti e fagioli che ne bilancia freschezza e speziatura, o i tipici štruklji alle erbe, che con la loro morbidezza ne esaltano la grazia sottile.
Amelia De Francesco

 

Weingut Wieninger, emozioni dall’Austria
Il Pinot Noir di Wieninger nasce dai pendii calcarei e sabbiosi che caratterizzano le colline dell’Austria, vicino a Vienna, dove le viti respirano aria fresca e affondano le radici in terreni poveri ma ricchi di mineralità. Qui, tra brezze costanti e forti escursioni termiche, il vitigno più elegante al mondo trova una seconda patria. In vigna e in cantina, la produzione e la vinificazione seguono un approccio rispettoso e biologico per preservare la trasparenza del frutto. Nel calice si offre con un rubino luminoso e sottile, quasi fragile, che anticipa un bouquet fine di ciliegia, ribes e lampone, intrecciati a note speziate e a un accenno terroso che richiama il bosco dopo la pioggia. Al palato l’eleganza è la cifra distintiva: tannini setosi, acidità vibrante e corpo snello, ma capace di sorprendere per profondità e persistenza. Ogni sorso rivela un equilibrio raro, una danza leggera tra rigore e poesia. È un Pinot Noir che ricorda la Borgogna per finezza, ma parla con accento viennese: preciso, armonioso, e al tempo stesso intriso di grazia. Una carezza liquida che invita a rallentare e ad ascoltare.
Stefania Oggioni


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è il gruppo di giornalisti e collaboratori che racconta per Identità Golose le storie dal mondo del vino (e che realizza ogni mese l'omonima newsletter)

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