Matteo Mengacci, in arte Teo Kaykay è uno dei comunicatori 2025 della Guida Bollicine del Mondo di Identità Golose: «Se il mondo del vino, dello Champagne e delle bollicine non avesse permesso a questo talento puro di arte, fantasia, manualità e intuizione di esprimersi attraverso bottiglie colorate, singolari carte vini, visioni di stili con diamanti distintivi non esisterebbe un comunicatore che risponde al nome di Teo KayKay».
Quando e come si è avvicinato al mondo del vino?
«Mi sono avvicinato in modo “importante” quasi dieci anni fa, quando ho creato la mia prima bottiglia custom, lavorandoci con calma e costanza. All’inizio compravo le bottiglie al supermercato, le portavo a casa, le disegnavo e poi le bevevo con gli amici. Berle mi permetteva di conoscerle davvero. Con il tempo, le Maison e i Vigneron hanno iniziato a notarmi attraverso la mia pagina social (@teokakay) e mi hanno contattato per creare mini collezioni super limitate, riservate poi ai loro top collezionisti, distributori e importatori nel mondo. Quando realizzo una Limited Edition, questa non passa mai dai canali tradizionali. Anche perché, che si tratti di design dipinto a mano o digitale (comunque sempre fatto a mano), i margini applicati sono molto più alti rispetto alla marginalità classica del produttore sulla singola bottiglia. Questo proprio per valorizzare l’estrema esclusività del prodotto. Oggi, quando lavoro a una delle mie collezioni, ho l’opportunità di degustare bottiglie uniche: un’esperienza che mi coinvolge ogni volta sempre di più».

Le bottiglie di Champagne si trasformano in opere d'arte
Il suo percorso formativo ed esperienziale è stato utile alla sua attuale occupazione di comunicatore?
«Devo tenere conto anche della mia voglia di non studiare? Perché in quel caso, no: non è stato utile. A dire il vero, la cosa più utile al mio business è sicuramente la fantasia nel creare. Da piccolo passavo molto tempo da solo, perché ero escluso dai gruppi di amici a cui piacevano il calcio o lo scooter, che non mi sono mai interessati. Quindi, per forza di cose, dovevo lavorare di fantasia per passare il tempo. Più del percorso formativo, ciò che mi ha aiutato (e mi aiuta ancora oggi) è l’esperienza che ho vissuto e continuo a vivere ogni giorno. Le aziende e i brand che si rivolgono a me si aspettano qualcosa di “wow”, qualcosa che comunichi fuori dagli schemi e li distingua dai competitor. Ogni mio progetto – sia ad alta scalabilità che nel lusso – è comunque unico, perché nasce dalla mia fantasia, e ogni volta cerco di inventare qualcosa di diverso. Oggi Teo KayKay è un nome riconosciuto nel mondo dello champagne e del vino, così come nella ristorazione di lusso. All’inizio ero un “one man show”, ma con il tempo e con la crescita delle richieste di progetti speciali da parte di produttori di vino e distillati, ho costruito un team di collaboratori. Insieme, siamo in grado di gestire tutte le fasi di un progetto: dalla creazione al design, dalla produzione del packaging ai contenuti, fino alla strategia di lancio. E no, neanche questo me l’ha insegnato la scuola: l’ho imparato direttamente sul campo».

Esiste un modello di ispirazione?
«Sì, certo: Stan Lee, Walt Disney, Steven Spielberg, J.K. Rowling. Tutte persone che, grazie alla loro fantasia, sono riuscite a creare non solo business straordinari, ma anche spazi di espressione personale e creativa. Ancora oggi mi incanto guardando film come I Goonies, Ritorno al Futuro, Fantasia, i film Marvel o Harry Potter. Sono opere create da persone che hanno lavorato solo di fantasia. Wow, dai… non è magnifico? Mi dico sempre di sì».

Il mondo delle bollicine d’Italia è adeguatamente riconosciuto nel nostro settore a livello internazionale oppure resta molto nazionalista?
«A livello internazionale si vende praticamente solo “Prosecco”. Spesso, quando sono all’estero, mi sento dire: “Ah wow, sei italiano, I love Prosecco!” E io rispondo sorridendo: “Sì, vabbè ragazzi… ma non è che in Italia c’è solo il Prosecco”. Onestamente, credo che il mondo del vino italiano continui a investire in attività troppo datate e che manchi ancora una vera diversificazione. Quando un produttore o un brand italiano mi contatta per il design di un packaging, di un’etichetta o di un’intera collezione, spesso la prima domanda che mi viene fatta è: “Vorrei capire la fascia di prezzo dei tuoi servizi e i tempi di consegna”. E la mia risposta è sempre la stessa: “Ogni progetto che firmo è unico e differente dagli altri. Non ho un listino fisso. Ma se l’approccio è solo questo, allora possiamo anche fermarci qui”. Perché all’estero vediamo marchi italiani – spesso sconosciuti perfino in Italia – ben visibili negli aeroporti o nei concept store? Perché quei brand investono nel marketing, in progetti innovativi, in attività come le mie. Il mondo delle bollicine italiane, invece, è ancora troppo ancorato a un modo di lavorare vecchio: nel presentare le nuove cuvée, nel lancio sul mercato, nella comunicazione. Per fortuna, ci sono anche alcune realtà lungimiranti, con cui ho collaborato e con cui abbiamo raggiunto veri primati mondiali in termini di innovazione. Spero davvero che qualcosa cambi presto. E sarei felice di far parte attiva di questo cambiamento».

Teo KayKay: «L’Intelligenza Artificiale non riesce ancora a superare la mia fantasia»
Come pensa, sul piano della comunicazione e formazione, del supporto di Ai? Ha fatto o sta facendo progetti “vino” con il supporto dell’AI?
«L’A.I. non ci ruberà il lavoro! Dobbiamo imparare a cavalcarla. Non si può fermare e non si può tornare indietro. Io personalmente la uso moltissimo: non per i miei disegni, ma per la parte strategica. A livello di design, invece, l’ho utilizzata per inventare e lanciare la Cyber Cuvée, il primo champagne al mondo creato in collaborazione con l’Intelligenza Artificiale e Pellegrini S.p.A. Un primato tutto italiano, riconosciuto a livello mondiale! Così come Berlucchi Palazzo Lana A.I. Inspired, la prima collezione di vino al mondo che integra arte fisica e digitale. In questo momento sto lavorando ad alcuni progetti e non vi nascondo che adorerei sviluppare programmi su larga scala, oltre a un vino in lattina a bassa gradazione alcolica! Mi divertirei tantissimo a studiarne il design, la comunicazione e la strategia di lancio. Per esempio, ho appena firmato il design di un corner per l’acqua filtrata di Avolta (leader mondiale nel travel e nel food). In questo caso sono andato oltre il vino. Io uso molta A.I., ma non per tutto. Anche perché, ad oggi, l’Intelligenza Artificiale non riesce ancora a superare la mia fantasia. Se un giorno dovesse riuscirci, troverò comunque il modo di trasformarla in un’estensione del mio cervello».