13-08-2025

Dodici destinazioni italiane per abbinare territori e vini locali: dalle Langhe alla Sicilia passando per l'Istria

Identità di Vino vi propone un viaggio che unisce scoperta enologica e turismo lento, esplorando denominazioni storiche e vitigni autoctoni

«Tanti viaggiano per raggiungere luoghi di relax, tanti altri cercano la storia e tanti altri ancora grandi tavole e ottime cantine»: scriveva così Paolo Marchi nell'introduzione della newsletter 198 di Identità di Vino (per riceverla, iscrivetevi qui). Le segnalazioni che troverete in questo articolo, aiuteranno proprio coloro che in vacanza cercano il proprio vino ideale recandosi sul territorio.

«Dolcemente viaggiare, rallentando per poi accelerare…». Ci facciamo accompagnare da Lucio Battisti, con i testi di Mogol, al 1977, anche per tornare a ritmi meno forsennati, a momenti magari meno tecnologici ma più umani. Tra l’altro Sì, viaggiare si trova sul lato B di Amarsi un po’

Dolcemente viaggiamo anche noi, quest’estate, e ci facciamo accompagnare sempre da un buon vino. Da una passeggiata in montagna, a un bagno al mare, possiamo farci cullare, seduti a tavola, anche da un buon bicchiere di vino che racconti lo stesso territorio dove siamo accolti.

I viaggi, le vacanze, sono uniti al mondo del vino da un paio di aspetti: durante un viaggio, infatti, si va alla scoperta, sperando di rimanere stupiti da quello che andiamo a visitare. E anche noi, come di consueto, cerchiamo di andare alla scoperta di vini, di bottiglie che ci regalino emozione. Ma l’altro aspetto della vacanza è quella del piacere personale. E quindi anche sedersi a un tavolino all’aperto, con una leggera brezza, un bel sole splendente… E un buon bicchiere e qualcosa da stuzzicare.

Così noi di Identità di Vino ci permettiamo di darvi alcuni “doppi consigli”: località dove andare e vini della stessa zona, per una sorta di abbinamento vacanziero. Sì, viaggiare per Amarsi un po’. Buona lettura.
Raffaele Foglia


Ludo Barolo di Poderi Einaudi e le Langhe
Parola d’ordine: rilassarsi. Le colline delle Langhe invitano proprio a fare questo: guardarsi attorno, circondati dai vigneti, e rilassarsi. Colline ideali anche per ciclisti appassionati: senza troppa fretta, salire tra i filari di Nebbiolo e Barbera, per farsi conquistare dai paesaggi e dai castelli.

Oltretutto la cucina della zona invita proprio a prendersi il proprio tempo per godere delle tradizioni piemontesi. La scelta sul vino è quasi scontata: è il momento migliore per assaggiare un buon Barolo, per immergersi completamente nella tranquillità delle Langhe.

Indubbiamente la gamma tra cui scegliere è ampia. Questa volta ci concentriamo su Ludo di Poderi Luigi Einaudi, una cantina storica che però piace definirsi in una "Old Startup" di 125 anni, che non rinnega il passato, ma che punta anche alla sperimentazione, per cercare di migliorare sempre di più. Il Ludo 2021, per esempio, è l’espressione più tradizionale, ma che nel bicchiere si dimostra moderno, al passo con i tempi. Se l’azienda punta molto sui Cru, in questo caso il vino viene realizzato dalle uve provenienti dalle parcelle più giovani. Così è molto fresco, piacevole, dall’ottima beva, e anche una più che discreta profondità. E soprattutto molto rispettoso del territorio.
RF


Cà Rugate e Soave: tra storia e paesaggi
Hai in programma un giro tra le colline del Soave? Dopo una passeggiata tra i merli del Castello, tra torri scaligere e viste mozzafiato, fai tappa da Ca’ Rugate, a Montecchia di Crosara, una vera azienda agricola che merita la deviazione.Qui la famiglia Tessari, con Michele oggi alla guida, porta avanti da quattro generazioni un progetto vitivinicolo che unisce tradizione, territorio e visione. Il Monte Fiorentine, Soave Classico minerale e vibrante, è uno dei loro vini simbolo, ma vale la pena scoprire anche le bollicine dei Monti Lessini e i rossi della Valpolicella, inclusi prodotti originali come il Vermouth di Amarone.

Oltre alla cantina, Ca’ Rugate custodisce un affascinante enomuseo che racconta la vita contadina di un tempo, con oggetti, ambienti e memorie. Nel manifesto aziendale dedicato a valorizzazione e sostenibilità, Ca’ Rugate è impegnata in progetti che si aprono al territorio, con la Fattoria Didattica – iscritta al registro della Regione Veneto – che propone percorsi formativi per scuole, e la Fattoria Sociale, sede di un parco faunistico di oltre 3.000 mq realizzato in collaborazione con cooperative sociali, integrato nello sviluppo del turismo inclusivo e nella creazione di laboratori polifunzionali. Un luogo da segnare, visitare e vivere con lentezza.
Fosca Tortorelli


Schiava 448 di Ghirlan con vista sulle Dolomiti
A Girlan – o Cornaiano – nel cuore dell’Oltradige, sarete accolti da una distesa di vigneti ordinati che si alternano a boschi e masi dalla lunga storia. Un borgo da visitare a passo lento, tra cantine, piste ciclabili panoramiche - un po’ affollate in estate nelle ore di punta - e locande e osterie in cui il vino è una questione davvero seria.

La Cantina Girlan, cooperativa fondata nel 1923, oggi riunisce oltre 200 famiglie di conferitori e lavora con precisione artigianale e una visione contemporanea.

448 è l’indicazione del luogo (e dell’altitudine) da cui nasce questa Schiava, un rosso che fa della bevibilità e dell’eleganza la sua cifra distintiva. Un vino quotidiano, leggero nel corpo, adattabile a molti pairing, ma con un gran bel carattere. Al naso a rapire sono i piccoli frutti rossi, una mandorla amara e spezie sottili, si beve fresco, senza pensieri, un rosso schietto e immediato. La 448 è una Schiava che piace anche da sola, ma che sa stare a tavola con disinvoltura e dà il meglio con la cucina di montagna: salumi, torte salate, canederli, polenta. Ottima anche con una trota scottata al forno, per un pranzo estivo leggero e saporito.

Un vino da mettere in valigia al ritorno dalle vacanze. Oppure da bere lì, con vista sulle Dolomiti…
Amelia De Francesco


Malvasia di Clai alla scoperta dell’Istria
In Istria la Malvasia prende il volto più autentico del Mediterraneo. Quella di Clai - Baracija - è una Malvasia istriana che profuma di erbe selvatiche, agrumi maturi e pietra scaldata dal sole. Fermenta spontaneamente con le sue bucce, senza fretta, dopo una macerazione di 40 giorni, rivelando al sorso una trama tannica sottile, una mineralità viva e un finale lungo, sapido, quasi salmastro. Merito dei terreni calcarei, ma anche della vicinanza al mare, che accarezza le vigne con brezze iodate e regala al vino una freschezza vibrante, elegante.

Il paesaggio intorno è quieto, fatto di ulivi, muri a secco e piccole strade bianche che si snodano tra le dolci colline e fanno da contrasto alla terra rossa, tipica di questi luoghi. È una terra che racconta il tempo con lentezza, dove il vino non è solo un prodotto, ma il riflesso di una cultura antica, contadina e resistente. Visitare Clai significa attraversare un confine sottile, dove il vino smette di essere oggetto e diventa racconto; un racconto di pietra e vento, di sole e silenzi, dove ogni bicchiere è un invito alla scoperta e al viaggio.
Stefania Oggioni


Vecchie Vigne di Montefili e il Chianti Classico
Tra dolci colline, vigneti a perdita d’occhio, file di cipressi e casolari antichi si giunge a Panzano Greve in Chianti, dove ha sede Vecchie Terre di Montefili.  È il regno di Serena Gusmeri che, dopo una lunga esperienza in Campania con Muratori, si occupa di questa bella cantina e di 12.5 ettari di vigna piantati nel 1975 in un corpo unico, ad un’altitudine di circa 500 metri, su suoli ricchi di galestro e alberese, tra Panzano e Montefioralle. Basse rese e una viticoltura sostenibile e integrata, unita all'impegno biologico sin dal 1995 sono il mantra della filosofia produttiva.

Ogni parcella viene coltivata e vinificata singolarmente per consentire al frutto di esprimere il suo pieno potenziale. La gamma dei rossi conta 6 etichette tra Chianti classico, 2 Gran Selezione (una selezione e uno da vecchie vigne), un Sangiovese da vigneto storico, oltre al Super Tuscan (Cabernet Sauvignon in prevalenza sul Sangiovese). Il Chianti Classico 2021 profuma di scorza d'arancia e mirtillo con note di cacao e chiodi di garofano di sottofondo. Il sorso è agile e spigliato, di grande dinamismo gustativo, e tannini vellutati a dare spessore.
Adele Granieri


Rute di Guado al melo sul litorale della Maremma
La méta del viaggio è nel cuore della Maremma enoica, per gustare un vino e capire l’assoluta originalità della sosta. Ammirare vigneti di un paesaggio costituito da un'area collinare, terreni sedimentati dal Pleistocene, conglomerati fluviali d’ataviche erosioni modellati prima dell’accumulo delle sabbie rosse della Val di Gori. Dove la famiglia Scienza - l’illustre studioso vitivinicolo prof. Attilio, assieme a suo figlio Michele con la moglie Annalisa - da un quarto di secolo hanno fondato Guado al Melo, nell’Unità Vocazionale le Porcarecce, nell’area di Castagneto Carducci. Con una singolarità incredibile: la cantina è un pure un Museo del Vino, che custodisce quasi 25 mila libri tutti dedicati all’evoluzione della cultura della vite. Cultura e coltura, di pari passo. Hanno vigneti con varietà classiche di Bolgheri, con speciali selezioni di viti ancestrali, scovate dal prof. Attilio nel suo peregrinare tra i giacimenti del Caucaso.

Rute è il vino rosso più identitario della loro produzione. Il nome deriva dalla parola degli Etruschi che significa ‘rosso’, in onore alla prima civiltà della Maremma, nonché i primi viticultori in Italia. Pure l’etichetta richiama la simbologia etrusca del tralcio con grappolo d’uva. Rute è un blend tra Cabernet sauvignon e Syrah, affina per un anno in legno, per poi presentarsi rosso profondo nel color rubino, aromi classici di piccoli frutti del bosco, sentori balsamici, speziati, tra pepe Sarawak, e mirto mediterraneo, con un sorso scattante seppur setoso e una struttura poderosa, per una sicura evoluzione nel tempo.
Nereo Pederzolli


Torre di Giano di Lungarotti e la pace di Assisi
L’Umbria è un paesaggio che si fonde con uno stile di vita, il pegno di una lentezza che scandisce l’umanità al ritmo della natura, e una vacanza in questa terra apre il cuore anche attraverso un brindisi giusto. Scegliamo Torre di Giano 62 Bianco di Torgiano Doc di Lungarotti, perché questo vino sa offrirsi con una piacevolezza che non è banalità.

Le cifre nell’etichetta riportano al progetto che esprime l’identità di quest’azienda, ovvero l’anno in cui si comincia questa produzione. Trebbiano Grechetto insieme, sanno unire freschezza e profumi delicati – dalla pesca a note agrumate - in perfetta armonia: si parte dal loro mosto fiore, si affronta una vinificazione in acciaio. La sapidità è un’altra caratteristica che racconta i terreni di queste colline.

Dal calice al paesaggio, c’è poi una tappa affascinante “in casa” da vivere a maggior ragione in vacanza: la cultura. Con il Museo del vino Muvit e quello dell’olivo e dell’olio Moo, gestito dalla Fondazione Lungarotti Onlus sempre a Torgiano, provincia di Perugia: un impegno a narrare ciò che fa parte di quest’area in Umbria, immerso nella terra e nel tempo, e che permette di completare la consapevolezza dell’approccio enogastronomico.
Marilena Lualdi


Pecorino Octava Dies e la varietà dell’Abruzzo
È difficile non innamorarsi dell’Abruzzo. Dal mare, alla collina e poi alla montagna in pochi chilometri, tra ambienti selvaggi e incontaminati. Di certo non ci si annoia, anche nel mondo del vino

Chiamami quando piove - Valori è una cantina biologica radicata nelle Colline Teramane - dal 2023 parte del gruppo Masciarelli – che ha intrapreso un’evoluzione stilistica che pone al centro la materia prima, il territorio e il rispetto dei tempi della natura. A partire dall'annata 2024, infatti, i vini Cerasuolo d’Abruzzo DOC Superiore Biologico e Abruzzo Pecorino DOC Biologico - e a seguire anche gli altri - verranno prodotti in versione non filtrata, per esprimere al massimo l’identità delle uve, in linea con un approccio biologico, sostenibile e a basso intervento. Questa scelta nasce dal desiderio di preservare la purezza e la naturalezza del prodotto.

In parallelo, è entrata in commercio l’annata 2023 dell’Octava Dies Abruzzo Pecorino DOC Biologico, per la prima volta vinificato ad acino intero in anfora, con una delicata macerazione sulle bucce: una pratica che dona a questo vino maggiore corpo, struttura e capacità di evolvere nel tempo, esaltandone la mineralità e arricchendone il profilo aromatico. L’Octava Dies oltretutto è un vino molto duttile: ampio al naso, in bocca molto profondo, può essere accostato sia a piatti di pesce un po’ ricchi, ma anche a preparazioni di carne. Dal mare alla terra, proprio come l’Abruzzo.
RF


Lumen Aria di Villa Agreste e la bianca Ostuni
In Puglia passare dalla produzione di olio a quella vinicola è quasi naturale. In un paesaggio tappezzato di ulivi, i filari sono, da secoli, il complemento di un territorio fertile e produttivo per vocazione. Un matrimonio, quello fra olio e vino, che caratterizza anche Villa Agreste, azienda di Ostuni: la città bianca. Una delle meraviglie pugliesi si sviluppa su 3 colli nella bassa Murgia, proprio di fronte al mar Adriatico. Il suo centro storico si erge maestoso su un promontorio con una vista incantevole che spazia dalla terra brulla alle acque cristalline sottostanti. Città bianca, per i caratteristici edifici intonacati con la calce, da vedere e visitare e gustare.

In questa zona di Puglia i vitigni autoctoni si chiamano OttavianelloImpignoMinutoloNotardomenico. A Villa Agreste il progetto per valorizzarli inizia nel 2012, grazie alla visione di Enzo Iaia, proprietario della cantina. Oggi il Lumen Aria, Bianco di Ostuni è il blend di due uvaggi rarissimi: per tre quarti Impigno e il restante Francavidda. Un bianco fresco, deciso e profondo, dall’intensa e spiccata mineralità con tanta frutta tropicale a dare aromi e profumo. Perfetto per un aperitivo dopo una giornata trascorsa al mare o in abbinamento con pesci nobili esaltati da semplici e non invasive preparazioni. Un ambasciatore di un territorio da esplorare per le sue lontane origini e il successo odierno in termini di prodotti, bellezze e offerta turistica.
Maurizio Trezzi


Anghelu Ruju di Sella&Mosca, amore di Sardegna
Se il profumo del Mirto e del Lentisco identificano questa porzione di Sardegna degustare questo vino è un vero esercizio di stile per far affiorare un tocco di mediterraneità che corrobora il corpo e lo spirito, specie nella pausa estiva con modalità vacanziera.

Questo capolavoro enologico della cantina Sella&Mosca. È ottenuto da uve autoctone con metodi ancestrali che, attraverso un appassimento al sole per 15-20 giorni, su telai canne sollevate dal suolo e protette la notte con una copertura. Un vino sottoposto ad una fortificazione prima di essere affinato in botte. Il nome è legato al sito archelogico scoperto nel 1903 all’interno delle tenute oggi di proprietà del cavalier Vittorio Moretti.

Un vino che si accompagna perfettamente ai formaggi stagionati, al cioccolato fondente e per l’inconfondibile nota agrumata di arancia rossa ben integrata a note di tabacco e cacao. Anghelu Ruju Sella&Mosca è perfetto per un calice dopo cena da sorseggiare in una sera d’estate.
Cinzia Benzi


Viaggio a Salina con la Malvasia di Caravaglio 
Dici Salina, pensi Caravaglio. Sulla bellissima isola verde sono diversi i produttori di vino ma senza dubbio tra le Malvasia iconiche dell’isola c’è quella di Nino Caravaglio, secca o dolce ma sempre buonissima. Qui vi raccontiamo di Occhio di TerraMalvasia di Lipari fermentata e macerata in acciaio che prende un colore dorato intenso ed una beva non facile da dimenticare. Caratterizzata da un territorio vulcanico, l’isola è dominata dal Monte Fossa delle Felci, che con i suoi 962 metri rappresenta il punto più alto dell’arcipelago (dove vi consigliamo un’escursione).

Salina è un angolo di paradiso incastonato nella natura, circondato da acque limpide e brillanti (la baia di Pollara con sassi e ghiaia e Rinella dove è presente l’unica spiaggia di sabbia nera dell’isola). Le sue case candide, imbiancate a calce, si arrampicano fitte lungo il fianco della collina, creando un paesaggio intimo e armonioso. Forte il legame con il mondo del cinema, proprio qui Massimo Troisi ha girato alcune scene de Il Postino (il suo ultimo film nel 1994). Merita un passaggio anche il villaggio preistorico di Portella scoperto nel 1954.
Salvo Ognibene


Sophia Catarratto e la scoperta di Corleone
Il Sophia Catarrato nasce nel cuore di Corleone, tra le colline siciliane che guardano la Rocca Busambra, la vetta più alta dei Monti Sicani. A 930 metri di altitudine, i vigneti godono di un clima ideale, con forti escursioni termiche e suoli minerali, che esaltano la freschezza e l’eleganza del vino. In questi luoghila tradizione vitivinicola si intreccia con la storia millenaria del territorio, testimoniata da ritrovamenti come la pietra miliare di Aurelio Cotta Console, risalente a oltre duemila anni fa.

Questo vino di Principe di Corleone è ottenuto da uve Catarratto coltivate con metodo biologico, raccolte a mano, per poi essere vinificate a temperatura tra i 16 e i 18°C per circa 10-12 giorni. La fermentazione malolattica non viene svolta, così da preservare l’integrità aromatica e la vivace acidità del vino, che matura in bottiglia per almeno tre mesi. Sophia si distingue per un colore giallo paglierino con riflessi verdi. Al naso regala un bouquet ampio, con sentori di fiori di pesco, sfumature agrumate e una delicata nota di mandorla fresca. In bocca esprime grande freschezza e persistenza, con un sorso pieno che ne evidenzia la struttura. Ottimo in abbinamento con pesce, crostacei e formaggi a pasta tenera, Sophia Catarratto è l’espressione di un territorio che merita di essere scoperto attraverso i suoi paesaggi: dalle Gole del Drago e la Cascata delle Due Rocche, nel cuore del centro storico di Corleone, al bosco di Ficuzza con la sua Casina di Caccia, fino al C.I.D.M.A. – Museo Antimafia, simbolo di memoria e rinascita.
Leonardo Romanelli


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Identità di Vino

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Identità di Vino

è il gruppo di giornalisti e collaboratori che racconta per Identità Golose le storie dal mondo del vino (e che realizza ogni mese l'omonima newsletter)

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