24-10-2025

Menfi, il vino con un'anima: tra mare, sole e fattore umano

La zona viaggia verso un Consorzio di Tutela. Ma se almeno "sulla carta" i vini prodotti sembrano molto differenti, in realtà sono molto legati tra di loro

Mare, sole e fattore umano: tre valori sui cui si

Mare, sole e fattore umano: tre valori sui cui si fonda la Doc Menfi

La Doc Menfi corre verso la costituzione di un Consorzio di Tutela (qui l'articolo), con l’obiettivo di valorizzare un territorio nel suo complesso, rilanciando anche la produzione d’olio e le attività di ricezione turistica.

Ma la base, la colonna portante del progetto, resta il vino. La domanda può sembrare banale, ma nel caso di Menfi non lo è affatto: cosa accomuna i vini delle aziende che producono Doc Menfi? Perché in realtà, andando a vedere con attenzione, abbiamo un mix di vitigni autoctoni e internazionali, diversità di stili di produzione, differenze di territorio. Quindi, qual è il fil rouge della produzione di Doc Menfi?

Marilena Barbera, Armando Castagno e Santi Planeta raccontano la Doc Menfi attraverso i vini

Marilena Barbera, Armando Castagno e Santi Planeta raccontano la Doc Menfi attraverso i vini

Una chiave di lettura la fornisce Armando Castagno, giornalista e comunicatore nel mondo del vino, che ha guidato due interessanti degustazioni dedicate ai vini bianchi e ai vini rossi organizzate da Sistema Vino durante la manifestazione Inycon, che si è svolta a inizio ottobre proprio a Menfi.

«Non tutte le comunità sono riuscite a tutelare l’ambiente come questa zona – esordisce Castagno – Perché parlo di territorio? Perché questo è molto vocato per l’agricoltura. Ma certe volte la fiducia arriva più dall’esterno che dall’interno».

Ed entra nel merito, citando per prima cosa la definizione che i francesi danno del “terroir”: «Un terroir è uno spazio geografico delimitato, in cui una comunità umana ha costruito nel corso della sua storia un sapere collettivo fondato sul sistema delle interazioni tra un mezzo fisico, un mezzo biologico, e un insieme di fattori umani. Gli itinerari così messi in gioco sociali e tecnici, rivelano un’originalità, delineano una tipicità e sfociano in una reputazione».

Un momento della degustazione dedicata ai vini bianchi

Un momento della degustazione dedicata ai vini bianchi

E la Doc Menfi rientra in questa definizione? Secondo Castagno tutti i parametri sono ampiamente rispettati. «Mantere sano un ambiente è una polizza per il futuro. Quello che avviene qui è un tesoro su cui investire. Menfi è un terroir. La comunità incide sul prodotto finale. Vino di territorio è diverso da vino di terroir. Il terroir non è solo terreno, ma è un cammino di una comunità. Serve coesione, coraggio e rigore. Al loro estremo. Per poter produrre un vino riconoscibile e buono».

Ma questo terroir si trova effettivamente nel bicchiere. Durante la degustazione, sono stati assaggiati diversi vini, tra i quali l’Inzolia Dietro le Case di Cantine Barbera. «Il vigneto nasce nel 1968 – spiega Marilena Barbera – L’Inzolia è una delle varietà più vocate del territorio, che meglio dialoga con il sale del mare». Il vino viene prodotto tramite fermentazione spontanea, senza lieviti selezionati, in acciaio: dall’annata 2020 è stata effettuata una macerazione prefermentativa, mentre le maturazioni avvengono sempre sur lies.

Inzolia Dietro le Case di Cantine Barbera

Inzolia Dietro le Case di Cantine Barbera

La degustazione delle annate 2021, 2020, 2018 e 2012 ci dimostra come sia anche un vino che sa sfidare il tempo: la 2021 è elegante e abbastanza complessa, ma che attende ancora di potersi ampliare con il tempo; la 2020 è ricca e intrigante, con un sorso lungo e piacevole; la 2018 è un po’ più “compressa”, introversa, mentre la 2012 si sviluppa in eleganza e ampiezza, dove la parte fruttata lascia spazio a note di macchia mediterranea.

Dall’altra parte, l’azienda Planeta ha proprio a Menfi il suo quartier generale. «La nostra storia nasce tra Menfi e Sanbuca di Sicilia – racconta Santi Planeta – Ci siamo sempre occupati di agricoltura. Nel 1985 venne l’idea di dare una forma più moderna alla produzione del vino, partendo dalla vigna. Da Lago Arancio abbiamo avviato un grande campo sperimentale per essere poi pronti dal 1995, dal 1996 non ci siamo più fermati. Da Menfi, poi, ci siamo anche spostati nella parte orientale della Sicilia».

Santi Planeta con i vini dell'azienda Planeta

Santi Planeta con i vini dell'azienda Planeta

Al momento Planeta ha 259 ettari soltanto nel comprensorio di Menfi. In degustazione, per i bianchi, sono state portate due bottiglie particolarmente significative. La prima è Cometa, prodotta per la prima volta nel 2000. «L’intuizione è stata quella di coltivare un Fiano vicino al mare. Il vino fermenta in parte in acciaio e in parte in legno (80% contro il 20%), e poi assembliamo dopo 10 mesi». L’annata 2023 risulta più “calda”, piena e intensa, con un sorso immediato e piacevole. La 2018, invece, è più elegante ed ampia, con il Fiano che sfrutta il tempo per potersi esprimersi al meglio.

Per Planeta un vino particolarmente importante (anche in termini numerici) è lo Chardonnay, Menfi Doc, dove si è dato un carattere più mediterraneo a questo grande vitigno internazionale. Il risultato, nel bicchiere, si presenta con un’annata 2023 molto giovane, dove si denotano le caratteristiche varietali, con grande pulizia e precisione, con un naso intenso ma non stancante e un sorso molto vivo. La 2020, invece, è molto elegante, pieno, ampio, che svaria dalla frutta gialla alla frutta secca, passando da un tocco di miele e vaniglia. Al sorso è profondo e lungo.

Marilena Barbera racconta la sua storia

Marilena Barbera racconta la sua storia

Passando a parlare dei vini rossi, Marilena Barbera racconta il suo Perricone: «Ma in quel vigneto c’è molto altro, come si usava un tempo. Micro Cosmo è il nome del vino e significa proprio questo. Il Perricone è una varietà difficile: è un po’ come quei bambini scapestrati che la maestra fa fatica a tenere a scuola, ma poi sono anche quelli che vengono seguiti di più dalla stessa insegnante».

L’assaggio ci consegna una 2021 in anteprima, dove il vino è ancora scalpitante, quasi irruento, mentre la 2018 si trasforma in una “eleganza rustica”, come descritta da Castagno, lungo e fresco. La 2016 è un vino dove regnano la frutta matura e le spezie, mentre la 2011 diventa quasi una carezza, con una rotondità che viene ben equilibrata dall’acidità, che si trasformano in lunghezza e profondità.

Una bella immagine dei vigneti di Planeta a Ulmo

Una bella immagine dei vigneti di Planeta a Ulmo

Planeta lavora maggiormente con i vitigni internazionali, come il Syrah. Il vino si chiama Maroccoli: prima annata 1999. «Abbiamo scelto il Syrah in quanto è una varietà che ama la luce, il sole – spiega Santi Planeta – Noi facciamo macerazioni lunghe ma non estreme, un passaggio in acciaio, poi affinamento in legno, in parte nuovo (20%), ma nelle prossime annate ci sarà un maggiore utilizzo del cemento».

L’annata 2021 ha una buona intensità, esce bene il frutto, mentre nella 2018 c’è una complessità superiore, tra macchia mediterranea, resine, frutta e spezie, e all’assaggio è anche molto lungo.

La degustazione dei vini rossi

La degustazione dei vini rossi

L’altro rosso di Planeta utilizzato durante la degustazione è il Burdese, che nasce come Cabernet Sauvignon in purezza, ma poi gli è stato affiancato per circa un 30% il Cabernet Franc. «In questo caso – continua Santi Planeta – la macerazione è più lunga, e affina solo in barriques nuove, perché è un fino dalla struttura tannica che sostiene la presenza del legno».

La 2020 dimostra una grande vivacità e irruenza: un vino ancora giovane, in attesa di trovare in bottiglia il giusto equilibrio. Un equilibrio che invece ha già acquisito l’annata 2011, con grande eleganza e precisione e un’evoluzione che spazia dalle spezie, caffè, frutta nera, note balsamiche. E al gusto è profondo e persistente.

Un altro momento della degustazione dedicata ai rossi con Marilena Barbera e Armando Castagno

Un altro momento della degustazione dedicata ai rossi con Marilena Barbera e Armando Castagno

Assaggi finiti. Ma allora, cosa hanno in comune questi vini di Menfi? Crediamo che il terroir sia ben presente, anche solo per un filo conduttore che dalle colline porta fino al vicino mare, con note iodate che ben si integrano sia con i vitigni autoctoni, sia con gli internazionali. E poi la luce: sono vini solari, vivi, brillanti, scalpitanti da giovani e affascinanti con l’arrivo della maturità.

Infine c’è l’ultimo fattore, ma che forse è il più importante, che è il fattore umano: sono vini che rappresentano la voglia dei viticoltori che Menfi può essere davvero una grande zona d’elezione per i vini siciliani. Per questo, ora, la scelta di puntare alla realizzazione di un Consorzio si rivela – a nostro parere – come lungimirante. Un brindisi.

Leggi anche: La Doc Menfi lancia la sfida: «Creiamo un Consorzio di tutela»

 

 


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Raffaele Foglia

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Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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