06-09-2025

Paololeo lancia l’immagine di una Puglia dei vini che vuole emergere

L’azienda punta alla valorizzazione del territorio anche con idee innovative, come il progetto Mormora, spumante affinato nelle acque di Porto Cesareo

Francesco, Stefano, Paolo (con a fianco la moglie

Francesco, Stefano, Paolo (con a fianco la moglie Roberta D’Arpa), Nicola e Alessandro Leo

Un papà e quattro fratelli, immersi nell’orgoglio di una Puglia che vuole sempre più emergere, non solo con vini di tradizione, ma anche con progetti innovativi.

L’azienda è Cantine Paololeo, che ha la sua sede centrale a San Donaci, in provincia di Brindisi, all'interno del Parco del Negroamaro. Tutto nasce da papà Paolo Leo (da cui l’azienda prende il nome) con la moglie Roberta D’Arpa, ma poi negli anni i quattro figli hanno scelto di affiancarsi in questa avventura. «Noi siamo un'azienda abbastanza contemporanea – spiega Francesco Leo - perché nasciamo nel 1989, però siamo usciti con la prima bottiglia nel 1999. Abbiamo 70 ettari vitati di proprietà e produciamo 5 milioni di bottiglie all'anno».

Francesco Leo con il vino Mormora

Francesco Leo con il vino Mormora

La Puglia, per Cantine Paololeo, diventa una terra da raccontare attraverso i vini. «I protagonisti delle nostre produzioni – sottolinea Francesco Leo - sono il Primitivo di Manduria, che sviluppiamo nella nostra seconda sede a Monteparano, in provincia di Taranto, nella zona della Doc Manduria. La sede storica è nel parco del Negroamaro, come dimostra anche il vino Orfeo, che è un Negroamaro in purezza e che è una delle etichette più rappresentative per l'azienda. Inoltre lavoriamo molto con il Salice Salentino, che è un blend tra Negroamaro e Malvasia Nera. Da qualche anno ci siamo lanciati in questa scelta di vinificare la Malvasia Nera in purezza, che ci ha portato anche a importanti riconoscimenti».

L’idea è chiara: radici nella storia e sguardo al futuro. «Credo che possiamo definirci un’azienda tradizionale, ma con un’anima innovativa – prosegue Francesco Leo – E anche la considerazione dei vini pugliesi è molto cresciuta. Come Paololeo, alle prime partecipazioni al Vinitaly, ci accorgevamo che dallo stand della Puglia i visitatori non ci passavano quasi nemmeno per sbaglio. Ora invece si parla di sperimentazione, di innovazione. Prima, se si andava anche solo a Bari, non c’era nemmeno un Primitivo di Manduria, per fare un esempio, ora invece è presente bene o male nelle carte di tantissimi ristoranti, dal Trentino alla Sicilia».

La cantina

La cantina

Cosa è cambiato? «C'è una certa qualità, ed è quello su cui puntiamo noi come Paololeo. La Puglia è sempre stata la produttrice di vino anche in grandi volumi. E forse questo è stato il problema della Puglia, perché poi questi grandi volumi venivano utilizzati tante volte per andare a “perfezionare” il vino di altri. La nostra è una piccola storia di famiglia, ma come noi ce ne sono tante altre, qui in Puglia».

Oltre a papà Paolo, in azienda ci sono i quattro fratelli: Nicola che è l’enologo, Francesco che si occupa della parte commerciale a livello nazionale, mentre il suo gemello Alessandro si è laureato in marketing e comunicazione, e infine Stefano che ha il ruolo di export manager per Stati Uniti. 

La zona di affinamento

La zona di affinamento

C’è poi un progetto, del quale abbiamo già avuto modo di parlare in occasione dell’ultimo Vinitaly (leggi qui), che è davvero innovativo per la Puglia: si chiama Mormora ed è un Metodo Classico molto particolare che affina sommerso nelle acque di Porto Cesareo.

«La volontà era di fare questo prodotto in un certo senso unico per vari motivi – sottolinea Francesco Leo – Unico non solo perché affina in mare, ma soprattutto perché abbiamo selezionato delle varietà autoctone molto poche conosciute, come la Verdeca e il Maresco. Questo spumante è realizzato con l’80% di Verdeca e il 20% di Maresco: quest’ultima è una varietà autoctona che si caratterizza per una spiccata acidità e noi abbiamo pensato che fosse ideale per la spumantizzazione».

Una bella immagine dei vigneti

Una bella immagine dei vigneti

Un vino che nasce dalla terra, ma che poi passa dal mare. «È stato 24 mesi sui lieviti, 12 di questi a 35 metri di profondità nella riserva marina protetta di Porto Cesareo. Perché Porto Cesareo? È banalmente il mare a cui noi siamo più allegati e affezionati, perché li ci portavano i nostri nonni».

La produzione è di sole mille bottiglie per l’annata 2021, ma l’obiettivo è salire a 6mila. Già del 2022 sono state lavorate tremila bottiglie.

Lo spumante Mormora affina in profondità nel mare di Porto Cesareo

Lo spumante Mormora affina in profondità nel mare di Porto Cesareo

Il vino si chiama Mormora. «Perché è il nome di un pesce molto comune diffuso nel mare di Porto Cesareo - racconta Francesco Leo - Potrebbe richiamare anche il mormorio del mare, ma in realtà è proprio il nome di questo pesce molto diffuso nei nostri mari, che ti mordicchia i piedi. Pungente, un po’ come il nostro vino».

Di certo è uno spumante non banale, con una grande finezza olfattiva e un sorso stimolante e verticale, che si conclude con un’ottima lunghezza.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Raffaele Foglia

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Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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