Serprino è il momento giusto, la congiunzione astrale perfetta. Dove però gli astri sono le scelte e la determinazione dei Colli Euganei nel puntare su un prodotto con una sua esclusività. È infatti l'unico vino autoctono del Veneto a denominazione di origine, specializzato nella tipologia frizzante, e tra i pochi italiani a essere strettamente legato a un territorio. Lo ha ricordato durante un webinar il presidente del Consorzio di tutela Gianluca Carraro, accanto al giornalista e consulente Angelo Peretti e all'enologo Daniele Stenico.
Il Serprino è citato nel Decreto del 13 agosto 2012 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, prodotto soltanto nell'area dei Colli Euganei, tutelata come Parco Regionale e recentemente riconosciuta Riserva della Biosfera MAB UNESCO.
«Tremila ettari vitati, 400 soci fra produttori, viticoltori, imbottigliatori, una quindicina di vitigni diversi che portano a una trentina di vini» il ritratto del Consorzio da parte di Carraro. «Il nostro piano strategico però ci ha condotto a concentrarci su una tipicità che è il Serprino, la Glera che coltiviamo noi e che vi presentiamo oggi come frizzante, spumante e rifermentato in bottiglia». Tre timbri di una stessa, orgogliosa voce che vuole risuonare con autorevolezza e maggiore volume in futuro.
Ma prima qual è, nel dettaglio, il piano strategico per questo vino di un territorio ricco di tradizione, bellezza, solido rapporto con la natura e di conseguenza turismo?
Diversificare il marchio dal brand, come raffigurazione grafica dell'identità di quest'ultimo e sua rappresentazione all'esterno. Parliamo di un territorio, dove la viticoltura ha profonde radici storiche e avviene dai 50 ai 300 metri di altezza, in qualche caso 400, sul versante nord traendo beneficio dalle escursioni termiche. Ci sono però due denominazioni e questo non aiuta l'identità. I rossi raggiungono 1,3 milioni di bottiglie, quelli aromatici 1,1, il Serprino 0,8. In tutto ci sono 2,6 milioni per la Doc e 0,9 per la Docg Fior d'Arancio.
Il potenziale è stato così studiato dal piano strategico e proprio il Serprino - una Glera appunto tipica dei Colli Euganei - ha quello maggiore: potrebbe dare in prospettiva 8,5 milioni di bottiglie. Riecco emergere allora il carattere frizzante, «unico in Veneto, concettualmente lontano come idea da quella tipica del Nord Est per cui spumante è uguale a Prosecco» osserva Peretti. «È qualcosa di anomalo, bello, perché racconta la nostra specificità». E non può avere concorrenti: prevale così il nome sulla menzione geografica Colli Euganei, che caratterizza anche altri vini.
Frizzante è il primo biglietto da visita, ma viene accostato anche il termine vulcanico, che parte dalla natura dei suoli e contribuisce a tracciare la personalità.
Serprino dei Colli Euganei: così lo chiama la gente e la normativa viene incontro. «Può essere un vino modernissimo, anche se antichissimo» osserva
Peretti. «Presente da sempre, non ha mai forse goduto di ampia visibilità. Tutto sommato, il fatto che ci si arrivi adesso non è male, perché nel frattempo sono entrate norme di tutela rigorose, per cui non ci possono essere aggressioni vitivinicole. È un parco regionale e una biosfera protetta dall'UNESCO, quest'ultima approvata nel luglio dello scorso anno. In questo territorio, verdissimo, abbiamo una chicca che viene protetta da più fronti».
La parola però alle bottiglie che ci accompagnano dentro questo universo. O meglio alle tre tipologie e come vengono espresse.
Partiamo dallo spumante, in particolare dal Serprino dei Colli Euganei Spumante Fervidum Millesimato 2024, che viene prodotto dall'Abbazia di Praglia. Un luogo mitico, si ricorda, circondato da boschi e vigneti: caratterizzato da freschezza e terreni profondi e questo vino - 100% Glera, 16 grammi litro di zucchero - vive una fermentazione a bassa temperatura in recipiente d'acciaio, quindi una rifermentazione in autoclave per un periodo tra i sessanta e gli ottanta giorni. Quest'azienda ha deciso con forza di puntare sul Serprino e questa versione trasmette la freschezza, ma anche le note fruttate come mela e agrumi. La sapidità gioca con la dolcezza, spingendosi poi in un gradevole prevalere.
Dallo spumante al frizzante. Un'altra pagina accattivante viene scritta dal Serprino dei Colli Euganei S.A. (annata sempre 2024) della Cantina Colli Euganei, dunque la cantina sociale del territorio, con vigneti nell'area parco. La realtà più grande, che coinvolge piccoli produttori.
Andrea Gianesini, che segue la parte tecnica del consorzio, precisa: «La cantina riesce ad aggregare produzioni di aziende molto piccole, dopolavoristi, persone che hanno sempre avuto il vigneto e lo curano con passione. Si ottengono così vini interessanti che hanno funzione di mantenimento del territorio». Anche qui vincente l'equilibrio, tra gli aromi fruttati e la freschezza.
Il
Serprino dei Colli Euganei Rebégolo 2024 di
Vigna Roda si presenta con una bottiglia tradizionale, chiusa con lo spago. Quarantacinque giorni di metodo Martinotti, un nome che si riferisce a una personalità vivace, di chi non sa stare fermo. È un impianto che risale al 1985 e offre una delicatezza tra sentori mela, pera, persino ananas.
Non è solo un cambio di annata, ma di paradigma l'ultimo terzetto, con il frizzante sperimentale sui lieviti. Che impone più attesa e suggerisce l'importanza del tempo anche nello scegliere poi il momento della degustazione, così ancestrale e quindi deciso a viaggiare nel futuro.
Avanza l'Ultimo Quarto Igt Veneto (annata 2023) di Giacomo Salmaso, azienda che racconta anche una bella storia di famiglia: questo frizzante sui lieviti conduce in un'esperienza gradevole, con un filo conduttore di freschezza in equilibrio con la mineralità.
Ancora, il vino Bianco Frizzante Fondo Turetta S.A. (2023) Turetta Cà Bianca: da quest'azienda in una zona prettamente fresca, con vendemmie che iniziano quindi qualche giorno dopo, cogliamo un vino grintoso. Questo prodotto viene laborato in piccoli recipienti senza filtrazione e separazione dei lieviti di fermentazione.
Anche le immagini parlano. Quella del Vino Bianco Frizzante Vinfermento S.A. (2023) di Cà della Vigna. Questa coppia di architetti innamorati dei Colli Euganei, ha puntato anche sulla raffigurazione della bottiglia capovolta. Un vino biologico, che vuole dire la sua, graffiando più il palato con il suo carattere, più che accarezzare con gli aromi.