21-05-2025

Consorzio Asti: «La crescita dei vini Low Alcol? Lo siamo già, è il nostro momento»

Intervista al direttore Giacomo Pondini: «I consumatori chiedono vini con minor alcol. Noi ci siamo. Ma serve comunicarlo, soprattutto in Italia»

Il Consorzio dell'Asti docg e del Moscato d

Il Consorzio dell'Asti docg e del Moscato d'Asti docg rilancia: «È il momento giusto per bere i nostri vini»

«È il momento giusto per bere Asti». Il direttore del Consorzio Asti Docg e Moscato d’Asti Docg, Giacomo Pondini, non ha alcun dubbio: in questo periodo storico, con un mercato che sta cercando maggiormente vini Low Alcol o addirittura No Alcol, il territorio dell’Astigiano potrebbe trarne beneficio.

«Il nostro mondo è già low alcol e risponde a questa esigenza che sembra essere più marcata da parte del mercato, di avere dei vini con gradazione alcolica più contenuta. Il Moscato D'Asti ha 5 gradi alcolici di natura, gli spumanti in versione dolce arrivano a 7 gradi alcolici, possono ovviamente averne qualcuno in più di più nelle versioni brut o extra brutte, ma sono sempre molto contenuti. Però la produzione maggiore di questa denominazione riguarda un vino che è tra 5 e 7 gradi alcolici, quindi siamo per natura Low Alcol. Storicamente già rispondiamo a questa esigenza».

Giacomo Pondini, direttore del Consorzio dell'Asti docg e del Moscato d'Asti docg

Giacomo Pondini, direttore del Consorzio dell'Asti docg e del Moscato d'Asti docg

La questione, in tal senso, non si pone. Ma è necessaria un’adeguata comunicazione, che il Consorzio sta portando avanti da anni. «È sempre stato un tema su cui il Consorzio ha posto l'attenzione – sottolinea il direttore Pondini - però sicuramente in questa fase di trend di consumi, rimarcare questo aspetto può sicuramente aiutare, sia il Consorzio come Denominazione, ma anche le singole aziende che propongono questo prodotto».

Quindi possiamo dire che il futuro può essere del Moscato d’Asti e dell'Asti spumante? «Sicuramente le loro porzioni di mercato possono venire incrementate – prosegue Pondini -   soprattutto in Italia, visto che comunque le quote di mercato sono al momento per lo più legato all’estero, dove il Moscato d’Asti, grazie appunto anche alla gradazione bassa, trova collocazione, come per esempio negli Stati Uniti e sui mercati asiatici».

Uno splendido scatto dedicato al paesaggio astigiano

Uno splendido scatto dedicato al paesaggio astigiano

Una riscoperta di “casa propria”, in un certo senso. «Abbiamo sempre guardato al mercato interno, l’Italia ha sempre apprezzato il nostro vino. Ricordiamo che è un prodotto che nasce in Italia, a Canelli, a metà dell'ottocento, e grazie a Martinotti ha avuto un incremento qualitativo di cui hanno beneficiato anche poi tutti gli spumanti mondiali. Perché Martinotti, lavorando sull’Asti, ha aperto nuove opportunità per la spumantizzazione».

La nuova frontiera potrebbe essere l’Asia, con l’Asti Docg e il Moscato d’Asti che, grazie alla loro aromaticità, potrebbero essere scelti per un piacevole abbinamento con la cucina orientale.

Un grappolo di Moscato d'Asti

Un grappolo di Moscato d'Asti

«Quello della Corea del Sud, parlando di Moscato d'Asti, dopo quello degli Stati Uniti, è il mercato di maggiore consumo, la Cina manca un po’. Il dato abbastanza sorprendente è proprio il fatto che le vendite in Corea del Sud sono quasi il doppio rispetto alla Cina».

«Noi – conclude Pondini – proseguiamo l’attività di promozione e divulgazione, per fare comprendere le grandi potenzialità dei nostri prodotti, soprattutto in questo periodo storico».


In cantina

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Raffaele Foglia

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Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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