Brambilla-Serrani
Piazza Ventiquattro Maggio, 15, 42048 Rubiera RE +39 0522 260638 info@osteriadelviandante.com
Barba nera, fare tra il giocoso, l'ironico e lo stralunato, cortesia e controllo, tante belle idee in testa, un profondo radicamento nell'emilianità e un'ottima padronanza delle tecniche. Abbiamo conosciuto lo chef Jacopo Malpeli, parmense classe 1982, alcuni anni fa, era il 2018. Assaggiamo la sua cucina mentre lavorava in un indirizzo che era poco adatto a lui e al suo stile, l'Antica Osteria della Peppina, nel Piacentino: infatti la cosa finì male. Ma ci parve già allora sorprendentemente bravo, ci impiattò una cena di altissimo livello, tutta giocata tra territorio e contemporaneità. E dunque lui ci incuriosì.
Non è figlio d'arte, Malpeli, anzi ha studiato Scienze della Comunicazione. Folgorato però sulla via del gusto, ha frequentato l'Alma proprio nell'anno della sua fondazione, nel 2004, erano i primissimi corsi; poi è andato dalla Stella d'Oro di Soragna, ossia l'insegna che s'è presa la briga di perpetuare l'insegnamento di Peppino e Mirella Cantarelli. Quindi è passato anche all'Inkiostro di Parma, ma prima di Terry Giacomello, ossia ai tempi di Franco Madama; dopo la Peppina - esperienza comunque durata un lustro - c'è stata la Locanda Mariella di Fragnolo (Parma). La svolta nel settembre 2021: Osteria del Viandante a Rubiera (Reggio Emilia), progetto ambizioso voluto da Stefano Bizzarri, figlio di Marco, ceo di Gucci.
Dietro c'è un'idea: ripensare la tipica locanda emiliana in altre fogge; proporre una trattoria contemporanea che non sia solo bella, elegante, ma sappia impiattare i gusti della tradizione filtrati dall'estro, dall'occhio, dalla mano e dall'intelligenza di uno chef che conosce le radici ma è figlio del suo tempo. Malpeli, appunto: l'uomo giusto al posto giusto.
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
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Il mitico Savarin di riso alla Cantarelli, simbolo della tradizione e fedele alla ricetta originale. Si tratta di un risotto al parmigiano, con fettine di lingua salmistrata (autoprodotta), un ragù di funghi porcini secchi e polpettine di manzo. Il riso è un Vialone Nano (Riserva S. Massimo), per un motivo storico (la ricetta è del 1972, mentre il Carnaroli ha inizato a diffondersi alla fine degli anni 70) e pratico (il Vialone cuoce in 12 minuti contro i 18 del Carnaroli: si riesce a gestire più velocemente, consentendo di preparare il Savarin anche per una persona sola). C'è dietro una grande selezione degli ingredienti, necessaria a rendere opulenta la ricetta, come deve essere. Lo realizzano in formati da una a trenta persone (foto Stefano Caffarri)
I protagonisti dell'edizione 2023 di Identità di Formaggio