L'11 e il 12 maggio si è tenuta a Civitella del Tronto in Abruzzo, la seconda edizione di Vignaioli in Fortezza, una manifestazione che promuove i piccoli produttori e cerca di diffondere i valori etici dell'enogastronomia.
Che piaccia o no, dell'Abruzzo – eccezion fatta per catastrofi ambientali e arrosticini – i connazionali sanno purtroppo ben poco. Le cause e le colpe sono molte. Eppure, da scoprire, da dire e da assaggiare ce n'è eccome! E gli expat abruzzesi sparsi per lo Stivale ne sono i primi, orgogliosi ambasciatori.
Nasce da questo spunto l'associazione ForTerra, comitato di locals e fuorisede abruzzesi senza scopo di lucro, che ha progettato Vignaioli in Fortezza, la mostra mercato di vino e cucina che ha animato Civitella del Tronto, in provincia di Teramo. Nonostante una fastidiosa pioggia, l'evento ha raccolto oltre 1500 adesioni da un bacino geografico che si estende da Roma fino all'Italia Adriatica e un'età media tra i 25 e i 30 anni.
Ai banchetti, oltre 50 vignaioli provenienti da tutta Italia – con qualche sporadica presenza da Francia, Austria, Spagna, Germania, Grecia e USA – hanno sbicchierato ininterrottamente dalla mattina alla sera. Vignerons affermati e meno, e piccolissimi produttori di olio e amari. Una commistione di eleganza e profondità di beva intervallata da rusticità e sorsi prepotenti. Come è tipico in questi contesti, dove di funky non c'è solo la musica in filodiffusione, ma anche il calice.
Civitella, teatro dell'evento, è essenzialmente nota per essere stato l'ultimo baluardo del Regno delle Due Sicilie ad arrendersi ai Piemontesi. E nel DNA dei cittadini pare sopravvivere il gene della resistenza: al terremoto, allo spopolamento, all'abbandono istituzionale, a quel «qui non c'è mai niente da fare». Minacce mai del tutto scongiurate, che al tempo stesso convivono con la bellezza senza senso delle bellezze naturali.
Alla guida di ForTerra, Mauro Cicioni — trentenne con le idee chiare e una squadra di volontari al seguito — incarna la nuova generazione teramana volenterosa di dare risalto, valorizzare e promuovere un territorio che si spopola sempre più di giovani e di iniziative. Un'istanza urgente e necessaria. Archiviata con soddisfazione l'ultima edizione dell'evento, Cicioni guarda già al futuro: raccoglie suggerimenti con umiltà e punta ad una crescita che abbracci l'intero borgo, con l'obiettivo di incrementare impatto e consapevolezza.
Anche grande cucina in fortezza. La proposta food ha coinvolto realtà locali e non: SantoPalato, Dalla Gioconda Da Luciano, Grasso Adriatico, Forma, Zunica 1880, Rotta, Sinosteria, Don Diego, Paglià, Acino, Futura, Osteria dei Maltagliati e Alusea. Insegne eterogenee per stile proposta e fame, accomunate però dalla qualità nella ricerca, hanno elaborato dei piatti signature appositamente per l'evento.
Non è mancato uno spazio di dibattito che ha visto alternarsi i talk di Sarah Cicolini, Le Etero Basiche e Piero Pompili.
Dopo aver presentato il suo libro autobiografico e ricette,
Sarah Cicolini, chef teatina di
Santopalato a Roma, espone un'analisi fiduciosa dei giovani ristoratori abruzzesi, ma annette critica il per niente lusinghiero stato generale del settore: «un po' troppo ancorata al passato, con troppa industria in cucina e carte dei vini dominate dalle grandi aziende». Il suo criterio per scegliere dove mangiare? «Se in carta ci sono piccoli produttori artigianali, ho quasi la certezza che anche la cucina seguirà un approccio etico e di ricerca».
Per
Piero Pompili, instancabile oste di
Al Cambio a Bologna, la kermesse è un evento prezioso per tutti: vignaioli, consumatori e territorio. Elogia la location – uno dei borghi più belli d'Italia – e sottolinea quanto cibo e vino siano leve fondamentali di promozione territoriale, oggi più che mai necessarie.
Le
Etero Basiche, duo comico nato sui social e approdato in TV, con ironia e leggerezza, hanno smontato i tic del vino naturale. Dai solfiti alla puzza di piedi, smontando con savoir-faire lazialeggiante la posa modaiola e i luoghi comuni che coinvolgono i bevitori radical-chic, ribadiscono il chiaro concetto: non serve sventolare bandiere per essere consumatori consapevoli. Forse è proprio questa la macchia del settore: a volte un po' borioso, giudicante e autoreferenziale.
Tra le belle scoperte e le conferme in mescita da citare:
Amistat della Catalunia Francese. Bianchi e rossi dissetanti dal sorso mediterraneo.
La balsamicità del
Montepulciano di
Montagna di
Praesiudium.
Il
Pecorino della cantina marchigiana
Aurora.
E dalla Loira l'esuberanza umana di
Closerie de Belle Poule.