C’è un punto preciso, tra colline che si rincorrono come pensieri antichi, dove l’Abruzzo inizia a somigliare alle Marche. È lì, a Colonnella, che Patrizia Corradetti ha fatto della cucina il suo personale linguaggio di resistenza. Zenobi, il suo ristorante, non è solo un luogo dove si mangia bene: è l’ultimo avamposto della tradizione teramana e, insieme, il primo baluardo di quella picena. È frontiera, sì — ma anche fusione, memoria e scelta consapevole.
Patrizia è marchigiana di Offida, classe ’49: una donna che ha scelto di cambiare collina, lessico culinario e destino pur di restare fedele alla propria idea di ospitalità, senza bisogno di effetti speciali. I suoi piatti non inseguono mode, le dettano in silenzio. Maccheroncini all’abruzzese con polpettine di carne (raccontati anche ai microfoni di Striscia la notizia, nel servizio sui Capolavori italiani in cucina di Paolo Marchi - qui il video, qui la ricetta), i Maccheroncini alle pallotte, il Timballo tradizionale teramano (anche in versione vegetariana), le Pallotte cacio e ova: sembrano piatti semplici, ma sono il risultato di una complessità interiore che solo chi conosce profondamente la propria terra può raccontare. Il colpo di fortuna (cercata) arriva con la Capra alla neretese: lunga lavorazione, erbe del proprio orto, cottura lenta in tegame di coccio. La voce corre veloce lungo la Val Vibrata: chi vuole assaggiare la capra “come una volta” deve bussare a Zenobi. Poi verranno il Baccalà del venerdì, il Timballo in bianco di crêpes con verdure e formaggi, l’Agnello cacio e ova. Ma è la capra a mettere la firma sul successo del locale. Perché da Zenobi la semplicità è solo un’apparenza.

Chitarra alla teramana con polpettine di carne
La terra, la squadra, i riconoscimenti
In cucina con lei ci sono le figlie, Sandra e Cristina, mentre in sala il figlio Marcello accoglie gli ospiti con quel calore autentico che non si può improvvisare. Insieme, hanno scelto di non abbandonare la tavola di casa, ma di elevarla, giorno dopo giorno, con disciplina e orgoglio. Hanno scelto di non dimenticare. Il lavoro è stato premiato da guide e appassionati: Chiocciola Slow Food confermata nel 2025, due gamberi di Gambero Rosso e inserimento stabile nella Guida di Identità Golose ai Ristoranti d'autore.

Patrizia Corradetti col figlio Marcello
Tradizione, tempo e piccole rivoluzioni
Se le mode cambiano, Patrizia resta un’avanguardista della lentezza. Fermenta le verdure dell’orto per alleggerire le Virtù teramane (leggi qui), cuoce a bassa temperatura il “morzello” di capra per addomesticarne la fibra, affina in barrique la genziana di casa per il trentesimo anniversario del ristorante, celebrato lo scorso anno. Ogni gesto è antico, ogni dettaglio rivela uno studio quasi scientifico, ma il risultato è d’una semplicità disarmante: piatti che sanno di domenica contadina, pur parlando il linguaggio contemporaneo della precisione.

La Corradetti mentre prepara la chitarra teramana
Perché andare su quella collina
Perché andare da Zenobi? Per la vista, un patchwork di vigne fino al mare. Per la chitarra teramana tirata a mano sul maccheronar. Per assaggiare Virtù che impiegano tre giorni di preparazione e raccontano tre secoli di storia. Per scoprire che la tradizione, quando è viva, può ancora sorprenderci più di qualunque effetto speciale. Lasciate che il navigatore vi indichi “Via degli Ulivi 49”. Poi spegnete il motore, fate qualche passo tra il profumo di lavanda e il canto dei grilli. In cucina, Patrizia sta già legando le pallotte con noce moscata e sorridendo: lo fa ogni volta che arriva chi ha voglia di ascoltare – e di assaggiare – la sua storia.