Una decina di anni fa, l’ex area industriale nell’hinterland sud di Milano aveva un assetto molto diverso da quello attuale. Se oggi, dopo un cospicuo intervento di riqualificazione urbanistica, è diventato un polo importante di attrazione turistica, lo dobbiamo alla visione di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, imprenditori capaci di guardare lontano e non solo sul piano della moda.
Una distilleria degli anni Dieci del Novecento è stata trasformata in uno spazio avveniristico «in cui la coesistenza tra discipline e linguaggi genera risonanze e intersezioni culturali imprevedibili». Nel 2018, Fondazione Prada è integrata dalla costruzione di Torre, una struttura di vetro e cemento imponente e spigolosa, 60 metri e 9 piani d’altezza. Un parallelepipedo molto irregolare che contiene progetti avveniristici di ristorazione, arte, design.
La fertile mescolanza prevede, al sesto piano, il bar e il ristorante che si chiamano come la struttura che li contiene, Torre. È un luogo sospeso a sfioro sul panorama metropolitano, e riluce da quelle poche ore prima del tramonto all’incombere della notte. Ampie vetrate proiettano la città in uno spazio che si estende in lunghezza, lasciando all’ospite la scelta tra il notevole belvedere o le opere d’arte indoor.

Il ristorante e la terrazza del cocktail bar

Particolare di sala del ristorante

Lorenzo Lunghi e l'head bartender Marco Ortu
Dischiuse le pareti di un marmoreo ascensore, c’è un lungo bancone metallico che sembra appendice del panorama urbano retrostante. Seduti sugli sgabelli imbottiti o, al di là delle vetrate, sull’estesa terrazza adiacente, è possibile sorseggiare drink originali – segnatevi la degustazione quadri-composta di Negroni o il Mi-to affinato in cera d’api ai lamponi - mentre il cielo comincia a tingersi di tonalità pastello. A completare l’offerta, una selezione di bocconi da accompagnare al sorso.
Appena oltre il cocktail bar, si apre la strada per il ristorante, i cui tavoli son distribuiti su tre livelli leggermente sfalsati - in modo che tutti possano godere della vista. 84 coperti a massimo regime. Tra boiserie in legno di noce, tocchi di azzurro cielo e blu notte delle sedute, macchie di bianco del tovagliato, linee eleganti, arredi
Eero Saarinen alternati a pezzi autentici del
Four Seasons Restaurant di New York. Tutto è curato al millimetro, come in una galleria d’arte.
A curare la proposta gastronomica, c’è dagli inizi un ragazzo schivo, che meriterebbe ben più riflettori di quelli concessi finora. È fiorentino, e breve ne fa 40 e si chiama
Lorenzo Lunghi. Per lungo tempo al fianco di
Fulvio e
Fulvietto Pierangelini (aprirono insieme il
Bucaniere di San Vincenzo), e
Sven Chartier al
Saturne di Parigi, Lunghi dei suoi mentori ha doti tecniche orientate a una semplicità apparente e la sensibilità del gesto. Compone una cucina dalle linee pulite, di pensiero ed estetica, che funziona bene perché coerente all’allure del luogo. Cucina italiana tout court e rigorosa, cui vengono associate spiccate acidità e affumicature, come nel caso dei notevoli Plin ai crostacei o il Crudo di pescato del giorno con brodetto affumicato, sempre presente.
Pochi ingredienti compongono i piatti di un menu «approssimativo per scelta». Lunghi assegna sempre le sue priorità alla reperibilità e freschezza delle materie prime, per sottolineare il valore di ogni singolo elemento. Semplicità che, come teniamo a sottolineare, non è “facilità” ma complessità, essenzialità, sostanza. Una cucina libera da orpelli e substrati, in una veste contemporanea ed elegante.

Gli antipasti all'italiana e i Bottoni alle erbette del ristorante Torre

Crudo di pescato del giorno con brodetto affumicato e Ditalini con aglio orsino

Il sommelier Giampiero Compare, Lorenzo Lunghi e Seppie e piselli
La cucina dell’essenzialità di Lunghi è supportata da una sala che si muove in punta di piedi, gestita dal campano
Giampiero Compare, classe 1995 e con un curriculum già lungo così (tra gli altri,
Kresios,
Damini&Affini,
La Cru). Sebbene atterrato sulla Torre da soli 8 mesi, si muove con leggiadria tra i tavoli, cercando di interpretare al meglio le esigenze enologiche dell’ospite con una carta piccola e ben pensata (200 etichette).
Dal 4 settembre scorso, la grande bellezza si prolunga anche dopo cena: ogni giovedì si scala la torre fino all’ultimo piano e si accede alla terrazza panoramica aperta più alta di tutte: è
Jam at Torre Rooftop, serate animate con dj set a discreto volume, dalle 22 fino a notte inoltrata. E sì, si mangia anche qui: imperdibile la selezione di
hot dog di Lorenzo Lunghi, i gelati di
Marchesi e una drink list che cambia a seconda del deejay. La mondanità delle ore piccole.