75, rue Saint-François Megève Francia T. +33.04.50214999
Più che alta cucina, una cucina ad alta quota: sui manti nevosi del Monte Bianco ce l’ha portata Emmanuel Renaut (detto “Manu le picard”), convenuto dall’estremo nord della Francia per amore del sublime delle vette... Da ragazzo sognava le competizioni in moto, ma l’esempio del fratello sommelier e il ricordo indelebile di un pranzo da Greuze a Tournus lo persuasero a cercare altre strade: “Quel ristorante mi sembrò una favola, la coreografia in sala, le cloche sui piatti, l’argenteria, i sapori...” Dopo l’apprendistato in Aisne vola a Parigi, passando dal Crillon al Lotti e investendo ogni magro guadagno nella ristorazione. La tappa decisiva è Annecy con Marc Veyrat, dove in tre anni formidabili diventa chef de partie e poi sous-chef. Segue un’esperienza a Cordes-sur-Ciel con Thuriès, poi Veyrier-du-Lac dove agguanta la terza stella. «Avrei potuto restarci a vita, ma avevo giurato a me stesso di sistemarmi prima dei 30 anni», racconta per giustificare la dipartita alla volta del Claridge di Londra. Ai piedi della vetta alpina però c’è una fattoria che lo aspetta; già adibita a pizzeria, alla prima visita folgora lui e la moglie Kristine, che nel 1998 si istallano a Megève per dare vita a Flocons de sel. Gli esordi sono difficili: 2 in sala, 2 in cucina, nessun lavapiatti e le banche perennemente alla cornetta. Per la prima stella però occorrono appena tre anni, poi arrivano la seconda e il titolo di Meilleur Ouvrier de France. Del cuoco dal grande cappello non resta un granché: le erbe sono sparse con parsimonia sui piatti, che Manu definisce «chiari, precisi, evanescenti». Contro i cliché della cucina montanara, tutta fondue, raclette e trofei necrofili, vi risaltano i colori e la freschezza dei prodotti locali, che contrastano l’omologazione gustativa con spinte acide e amare. Lui la chiama «une cuisine à flanc des montagnes», dalla loro parte ma anche tangenziale, in direzione della massima naturalezza. Con lui Nadine Voulette, giovane promessa in gonnella.
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Umbra di Perugia con residenza a Bologna, è giornalista e scrittrice di cucina. Tra i numeri volumi tradotti e curati, spicca "6, autoritratto della Cucina Italiana d’Avanguardia" per Cucina & Vini
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Una suggestiva immagine del ristorante Lycabettus
L'anno scorso, alla vigilia della XIV edizione del Congresso Identità Golose, avevamo ospitato un intervento dello psicologo e cuoco Antonio Labriola, che aveva preso spunto dal tema del "fattore umano" per parlarci di un concetto: "mind en place". Un anno dopo, con il fattore umano ancora al centro della tre giorni milanese, e il pane di Niko Romito come piatto simbolo, Labriola torna a raccontarci la sua visione. Tutte le illustrazioni sono dello stesso autore