08-06-2025

Il mondo del vino in rosa: vietato sottovalutarlo

Nell'ultima newsletter Identità di Vino, la redazione ha puntato sui quelle bottiglie che sono spesso - ingiustamente - considerate di secondo piano. Ecco 11 suggerimenti

Negli ultimi giorni di maggio si è parlato tanto di maglia rosa e della lotta per la conquista del Giro d’Italia di ciclismo. È solo una coincidenza, però Raffaele Foglia ha dedicato questa newsletter proprio ai rosati, ai vini in rosa che tanti amano e tanti altri rifiutano, non considerandoli autentici vini di razza. Estremizzare non fa mai bene perché non porta mai a giudizi ponderati e sinceri. Detesto i giudizi frutto di preconcetti, ben vengano quindi queste schede per evitare le mediocrità.

Paolo Marchi

Ancora troppo spesso, andando nei ristoranti, anche dove ci sono carte dei vini importanti, si trova giusto una paginetta striminzita dedicata ai vini rosati (o semplicemente rosa, come qualcuno ama definirli). E questa paginetta si trova magari tra l’incudine e il martello, cioè tra una bella selezione di vini bianchi dove – finalmente – si è scoperta anche la capacità di invecchiamento, e una imponente scelta di vini rossi importanti, dal grande valore e anche dal presso elevato.

In mezzo, appunto, i rosati. Qualcuno userebbe l’espressione “né carne, né pesce”. Ecco, bisogna proprio evitare e demolire questi stereotipi, spesso legati, a dire il vero, solo a una (poco) cultura tutta italiana. Bene, il rosato non deve essere sottovalutato, sempre che sia fatto con criterio e con la volontà di produrre qualcosa di unico, di identitario. Anche per questo motivo noi di Identità di Vino abbiamo selezionato alcune di queste bottiglie che ci sono piaciute e che invitiamo ad assaggiare senza pregiudizi, ma anzi con grande curiosità. Quella, a noi, non manca mai. RF

Gemma, il Legrein secondo San Leonardo
La leggiadria del sorso, nell’identità di questo vino, richiama una leggenda: quella della Nobildonna Gemma de Gresti, antenata dai marchesi Guerrieri Gonzaga, (bisnonna del giovane Anselmo) proprietari della blasonata Tenuta San Leonardo, che hanno dedicato il loro Lagrein rosato ad una eroina decisamente leggendaria. Con la sua mediazione internazionale la marchesa de Gresti è riuscita a riportare a casa migliaia di prigionieri, soldati trentini - alla fine della Grande Guerra militari arruolati tra gli austroungarici, dunque ritenuti “traditori” sia per gli asburgici che per il potere post bellico italiano. Vino carezzevole, in tutto. Lievissime tonalità ramate, color pastello, che richiamano pennellate di una sfolgorante delicatezza. Beva scorrevole, convince per ritmica agrumata, con simpatiche venature officinali e l’inconfondibile sapidità legata alla tipologia del vitigno. Da gustare fresco, non ghiacciato, per intraprendere una singolare comparazione con le interpretazioni rossiste del Lagrein, varietà dolomitica poderosa, talmente versatile da consentire variazioni agili, rinfrescanti. Senza perdere valori e autorevolezza. Giustamente dedicato ad una grande costruttrice di pace del Novecento.
Nereo Pederzolli

Da sinistra, Gemma di San Leonardo, Valtenesi Riviera del Garda Classico Dop di Perla del Garda e il Syrah Rosato di Stefano Amerighi

Da sinistra, Gemma di San LeonardoValtenesi Riviera del Garda Classico Dop di Perla del Garda e il Syrah Rosato di Stefano Amerighi

Perla del Garda e un Valtenesi per l’estate
Un piccolo gioiello enologico, incastonato tra le colline moreniche del Lago di Garda, Perla del Garda incarna l'essenza di un territorio vocato all'eccellenza vinicola. La denominazione Valtenesi Riviera del Garda, che abbraccia i comuni della sponda bresciana del grande lago, è custode di una tradizione secolare, alimentata dalla passione e dalla visione di cantine come Perla del Garda. È grazie ai suoli morenici, ricchi di minerali e drenanti, a garantire insieme al clima, dolce dal Benaco con le sue fresche brezze e le escursioni termiche contenute, a favorire una maturazione lenta e graduale delle uve. La cantina Perla del Garda si distingue per un approccio che coniuga il rispetto per la tradizione con l'adozione delle più moderne tecniche enologiche. Ne è una prova il Valtenesi Riviera del Garda Classico Dop, un rosato ottenuto principalmente da uve Groppello, con l'aggiunta di Marzemino, Sangiovese e Barbera tutte da agricoltura biologica. Un chiaretto amato per il colore rosa tenue, che ricorda la buccia di cipolla e per un ampio e completo bouquet di profumi che spazia dalla rosa canina ai frutti di bosco. Al palato è fresco, sapido e avvolgente, con un'ottima persistenza. Vino ideale per l'estate, dall’aperitivo fino ai piatti di pesce nobili come orate e branzini.
Maurizio Trezzi

Un rosato d’autore in casa Amerighi
Nel cuore della Cortona oggi conosciuta (anche) per la Syrah, Stefano Amerighi è stato più di un vignaiolo: un precursore. Quando ha piantato le prime vigne all’inizio degli anni Duemila, in Toscana questo vitigno era ancora poco più di un’intuizione di qualche sparuto pioniere. Con un lavoro agricolo radicale e un’idea chiara di vino come espressione del luogo, nel tempo la Syrah è diventata parte dell’identità di questi luoghi. Oggi, accanto al rosso che l’ha reso celebre, firma anche un rosato da Syrah in purezza che racconta lo stesso stile, con un’altra voce. Il Rosato di Stefano Amerighi ha colore tenue, ma carattere deciso. Profuma di agrumi rossi, melagrana, rosa canina, mentre in bocca è teso, salino, con una chiusura intrigante che invoglia a proseguirne la bevuta. Fermentazione spontanea, fa un breve passaggio in cemento e non viene filtrato. È figlio di una pressatura diretta delle uve raccolte a mano, vinificato con delicatezza per preservarne l’impronta varietale. Non è un rosato “di ripiego”, ma una scelta precisa: un vino gastronomico, contemporaneo, di territorio. Un’ulteriore sfumatura del pensiero Amerighi, che non rincorre modelli ma li crea, rimanendo fedele al proprio luogo, al proprio gusto, e a un’idea di vino agricolo, vivo, umano.
Amelia De Francesco

Fattoria Sardi, le Cicale ci portano allegria
La Fattoria Sardi si estende tra i fiumi Freddana e Serchio. La vicinanza al mare garantisce un'elevata luminosità e costante ventilazione, mentre le montagne circostanti assicurano una buona riserva idrica e notti fresche anche in estate. La cura attenta dei suoli e la passione dei titolari per l'enologia francese hanno reso la produzione di rosati elegante ed espressiva. La proprietà si estende su 45 ettari: 18 destinati a vigneti, il resto a boschi e altre coltivazioni. L’azienda offre la possibilità di pranzare al Ristoro agricolo, che segue i principi di stagionalità e spreco zero, oltre a soggiornare nell’agriturismo tra le vigne o nella villa ottocentesca. Le Cicale 2023 è stato prodotto con uve Syrah e Vermentino. Le macerazioni, variano in durata a seconda dell'annata. Il mosto viene ripulito a basse temperature e fermenta spontaneamente, grazie all'aggiunta di pied de cuve coltivati direttamente in vigna. L'intero processo di fermentazione e affinamento si svolge in legno, a contatto con le fecce fini. Alla vista, si presenta rosa pallido che ricorda la buccia di cipolla. Al naso emerge un bouquet fresco, complesso, dove le note floreali di rosa selvatica e iris si intrecciano con sentori fruttati di lamponi e agrumi. In bocca si rivela vivace, pieno e sapido, con un perfetto equilibrio tra le diverse componenti. Il finale è persistente, salino e vellutato, con finale elegante e ricco.
Leonardo Romanelli

Da sinistra, Le Cicale di Fattoria Sardi, il Rosato di Collemattoni e Cerasuolo d'Abruzzo “Giusi”  di Tenuta Terraviva

Da sinistra, Le Cicale di Fattoria Sardi, il Rosato di CollemattoniCerasuolo d'Abruzzo “Giusi”  di Tenuta Terraviva

Collemattoni, un’alternativa da Montalcino
Oggi il rosa nel bicchiere non è solo tendenza, è uno stile di vita. Freschi, eleganti e versatili, i rosati conquistano con sfumature che vanno dal corallo al lampone. Tra le etichette da tenere d’occhio c’è il Rosato Toscano Igt di Collemattoni. Siamo nel cuore di Montalcino, a due passi da Sant’Angelo in Colle, qui la famiglia Bucci coltiva la vigna da generazioni, trasformando un podere storico in un’azienda che sa unire tradizione e visione contemporanea. Collemattoni conta circa 13 ettari di vigneti suddivisi in cinque zone con altitudini e suoli differenti, fondamentali per garantire equilibrio e complessità nei vini. Biologica dal 2009, l’azienda punta su sostenibilità e autonomia energetica; l’80% del fabbisogno è coperto da fonti rinnovabili grazie a una caldaia a biomasse, pannelli fotovoltaici e un sistema di recupero dell’acqua piovana. Una versione in rosato che incarna il loro modo di intendere il vino, che vuole essere sincero, espressivo e capace di stupire. Prodotto da uve Sangiovese, parla toscano ma strizza l’occhio al mondo, con profumi fruttati di ciliegia e floreali di rosa canina. Al palato è fresco, beverino e mai scontato. Non serve una stagione per godersi un rosato così, basta la giusta compagnia e la voglia di condividere qualcosa di autentico.
Fosca Tortorelli

Tenuta Terraviva e un Cerasuolo “gastronomico”
Sulle colline di Tortoreto, in provincia di Teramo, la famiglia Topi coltiva, con Tenuta Terraviva, 22 ettari di vigneti nel primo entroterra collinare, a pochi chilometri dal litorale. Le vigne, affacciate sull'Adriatico, godono di magnifiche esposizioni, con una ventilazione costante grazie alle brezze del mare e di buone escursioni termiche. Il nome dell'azienda indica già in modo esplicito quale sia la filosofia produttiva: la centralità della vigna e l’importanza della qualità delle uve per realizzare grandi vini hanno condotto Pietro Topi e sua moglie Pina Marano - oggi affiancati dai figli Federica e Francesco - a sposare sin dai primi anni Novanta i principi dell’agricoltura biologica e biodinamica. Stessa filosofia in cantina, dove le uve sono trasformate con il minimo intervento. Il Cerasuolo d'Abruzzo “Giusi” è un vino dall'innata vocazione gastronomica, che si esprime al naso con note di amarena, lampone e rosa canina, con sottili richiami di genziana e erba fresca. Il sorso ha carattere e offre una carnosità ricca e succosa, sostenuta da freschezza e dinamismo e da una decisa chiusura sapida.
Adele Granieri

Prope, alle radici di Cantina Velenosi
Se – come ama dire dalla sua nascita la Cantina Velenosi - il vino è un'arte capace di far sognare, più intenso è il sogno che si colora di rosa. Il “pennello” è il Prope Cerasuolo d’Abruzzo Doc, Montepulciano 100% prodotto nel vigneto a Controguerra a circa 300 metri di altezza. “Prope” trasmette la vicinanza – fisica e di cuore - ad Ascoli Piceno, alle radici della cantina: il confine tra Marche e Abruzzo è dunque lieve. L’azienda seleziona le uve per la vinificazione in rosato e lo fa nella decade iniziale del mese di settembre; poi queste sono diraspate e convogliate in pressa. L’attenzione a mantenere i profumi primari si concretizza con l’inertizzazione dell’ambiente attraverso neve carbonica. Si opera successivamente con una criomacerazione per un tempo pari a circa sei ore. La fermentazione viene portata avanti a 14/15° C e completa il percorso un riposo del vino sulle fecce fini per alcuni mesi. Il risultato è tutto da assaporare nel bicchiere, a partire dal colpo d’occhio del rosa brillante, passando dalle note floreali e di piccoli frutti che si ripresenteranno fedeli poi nel finale. Un vino dalla sapidità invitante che sa unire carattere e gentilezza, capace di accompagnare tutto un pasto. 
Marilena Lualdi

Prope Cerasuolo d’Abruzzo Doc di Cantina Velenosi

Prope Cerasuolo d’Abruzzo Doc di Cantina Velenosi

Aguasanta, il Cannonau che celebra Alghero
Podere Guardia Grande si trova in un angolo di Sardegna spettacolare, selvaggia e con un potenziale enologico incredibile. Dettagli che non sono passati inosservati a Federico Veronesi, che con il suo progetto Oniwines ha arricchito il suo porfolio con vini autentici prodotti nella frazione Guardia Grande, in provincia di Alghero. Un’area incontaminata formata da terreni di argille rosse e una macchia mediterranea che adorna la cantina. Il concetto espresso da Veronesi su questa cantina è focalizzato sulla autoctonicità della viticoltura, ospitalità e wine experience singolari attraverso la valorizzazione del Vermentino, Cagnulari e Cannonau di Sardegna.Una bella novità è il rosato, un Cannonau che viene etichettato con il nome Alguasanta, per celebrare la città di Alghero. Il color rosa tenue con lievi sfumature corallo ha un impatto gusto olfattivo carico di sentori fruttati, in primis la pesca bianca poi si avvertono fiori di rosa, zagara e un finale agrumato. Un’etichetta con il fenicottero rosa che popola il Lago Baratz nei pressi del Podere. Imperdibili le serate speciali in cantina con tramonti paradisiaci compresi nel prezzo.
Cinzia Benzi

Tenute Bosco, l’Etna al femminile
Basta guardare l’etichetta per capire molto di Tenute Bosco. Infatti è rappresentato l’Etna stilizzato con una particolare nube di fumo che esce, a forma di labbra femminili. Sofia Ponzini è una donna che ha concentrato negli ultimi anni la sua passione sulla produzione dei vini dell’Etna. Una decina di ettari, nella zona di Castiglione di Sicilia, con la volontà di far uscire la passione per la viticoltura e nel contempo l’animo femminile. «Perché questo è un progetto al femminile nato nel 2012 – racconta Sofia Ponzini – Perché anche l’Etna è donna, è ‘a muntagna. Nell’etichetta, inoltre, ho unito un’altra mia passione, che è quella per l’arte». In realtà la famiglia di Sofia ha sempre coltivato l’uva e vino, ma senza commercializzazione. Con il suo arrivo, però, si è deciso di mettere in bottiglia l’esperienza e la volontà di realizzare vini di qualità. E visto che è un progetto in rosa, abbiamo scelto proprio il Rosato, con vigne di Nerello Mascalese che si trovano a circa 700 metri sul livello del mare, sul versante Nord dell’Etna. Vinificazione in acciaio, affinamento sempre in acciaio per alcuni mesi e poi una permanenza di almeno 6 mesi in bottiglia. Il Rosato di Tenute Bosco, annata 2022, è un vino che sa di Etna: fresco, sapido, piacevole, lungo ed estremamente vivo. RF

Da sinistra, Alguasanta Cannonau di Podere Guardia Grande, Etna Rosato di Tenuta Bosco, Rosato di Riofavara e Monastrell Rosado di Torralbenc

Da sinistra, Alguasanta Cannonau di Podere Guardia Grande, Etna Rosato di Tenuta BoscoRosato di Riofavara Monastrell Rosado di Torralbenc

Dalla Val di Noto il Rosato di Riofavara
Un vino rosa per la primavera, sembra quasi una scelta scontata eppure oggi il consumo di questa tipologia di vini cresce ed è cambiato sempre di più negli ultimi anni e anche la Sicilia punta su questa tipologie di vini con i suoi diversi stili di pensiero e di territorio. Il Rosato di Riofavara nasce da uve Nero d’Avola su suoli calcareo - argillosi e Massimo Padova ha iniziato a produrre questo vino dal 2019: oggi è un’etichetta che conferma l’impronta stilistica dell’azienda siciliana tra ricerca, sostenibilità, identità territoriale e modernità. Ci troviamo ad Ispica, nel panorama vitivinicolo del sud-est siciliano e negli ultimi anni la cantina si è concentrata sulla sperimentazione delle varietà reliquia (con il supporto del consulente enologo Angelo Di Grazia) che però non vengono utilizzate su questo vino che presenta un’acidità davvero notevole e al tempo stesso un grande equilibrio ed uno spettro aromatico elegante ed ampio. Vinificato in acciaio, con una breve macerazione sulle bucce, consente di mantenere intatta la freschezza aromatica del vitigno. Ora in commercio con la 2023, le uve provengono da dai vigneti di contrada Spaccaforno, nel territorio del Val di Noto. Salvo Ognibene

Monastrell di Torralbenc, viaggio a Minorca
Nel cuore di Minorca, dove il mare incontra la pietra e la luce del Mediterraneo dipinge ogni cosa di riflessi caldi, nasce il Monastrell Rosado di Torralbenc; una vera e propria cartolina sensoriale dell’isola. Dal tenue rosa cipria, che richiama le prime luci dell’alba sull’isola, fino ai profumi che evocano la macchia mediterranea accarezzata dal vento. Prodotto da uve Monastrell in purezza, coltivate tra muretti a secco e silenzi ancestrali, questo rosato esprime la visione contemporanea della cantina Torralbenc: valorizzare l’identità dell’isola con eleganza e autenticità. Dopo una macerazione sulle bucce di oltre quattro mesi, la vinificazione prosegue con una fermentazione a bassa temperatura, per custodire profumi e freschezza. Al naso, emergono delicate note di fragolina di bosco, petali di rosa e melograno, mentre al palato è equilibrato, salino, con una chiusura agrumata che invita a un nuovo sorso. È il compagno ideale per piatti leggeri, crudi di mare, o semplicemente per un tramonto condiviso. Monastrell Rosado è il vino rosa di un’isola che non smette mai di incantare. Un sorso e sei già lì, tra sole, vento e profumo di salsedine.
Stefania Oggioni


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è il gruppo di giornalisti e collaboratori che racconta per Identità Golose le storie dal mondo del vino (e che realizza ogni mese l'omonima newsletter)

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