È difficile raccontare in un articolo l’entusiasmo e l’energia che trasmette Diego Bosoni quando parla del suo territorio, dei suoi vini, della sua casa. Ma soprattutto della sua famiglia. Perché è forse questo il vero segreto di Cantine Lunae, celato dal suo sorriso e dagli occhi che brillano.
«Non siamo la famiglia del “Mulino Bianco” – precisa però Diego – Ma ci si scontra, ci si confronta, per costruire un percorso insieme».

Paolo e Diego Bosoni in cantina
L’avventura di
Cantine Lunae parte da lontano, sui Colli di Luni. «Diverse generazioni fa – spiega
Bosoni – come da tradizione ligure, si producevano vino e olio, più che altro per il consumo interno. Mio padre
Paolo ha avuto una visione nel mondo del vino, mettendo un po’ il nonno da parte: così nel 1977 esce con le bottiglie, che erano tra le prime di tutta la zona. Perché voleva puntare sulla qualità, facendo ricerca e imbottigliando il Vermentino in purezza».
Una scelta non facile, per quell’epoca, dove il concetto di vino era più vicino a quello dell’alimento che a quello della piacevolezza.
Ma non esiste un solo
Vermentino, e la famiglia
Bosoni nel tempo ha sviluppato anche questo concetto: «Dobbiamo pensare che la Liguria è piccola ma ha una grande diversità – spiega
Diego Bosoni – Noi ci troviamo nella zona del Levante, nell’area della
Doc Colli di Luni, che è interregionale, comprendendo anche alcuni territori della Toscana».
Un territorio incastrato tra mare, colline e montagne. «Sono due gli elementi portanti che caratterizzano la nostra zona: le Alpi Apuane, da cui si estrae il marmo di Carrara, e il mare. Il nome della nostra azienda si riferisce proprio a questo: un tempo questa era la zona del Portus Lunae. Era il porto da dove partivano le navi che trasportavano il marmo a Roma. E quelle navi portavano anche prodotti alimentari: come raccontava Plinio il Vecchio, “qui si produce vino di qualità”».

La nuova cantina inaugurata due anni fa
Cantine Lunae, attualmente, ha 65 ettari vitati, definiti «un mosaico di piccoli appezzamenti», 30 dei quali in conduzione biologica. «Inoltre gestiamo circa 100 vignaioli, che ci conferiscono le uve e che aiutano a mantenere il territorio», sottolinea
Bosoni.
Il focus è il Vermentino, vitigno autoctono per eccellenza della zona, nelle sue varie sfaccettature. «Noi realizziamo tre vini da tre zone differenti. Labianca arriva dal mare: è 80% Vermentino e 20% Malvasia di Candia, da suoli prettamente sabbiosi. Solo acciaio, ma con un affinamento di due o tre mesi sulle fecce fini. Da qui arrivano vini freschi e di facile beva». Labianca 2024 è effettivamente un vino profumato e immediato, spensierato e piacevole.

Labianca è il vino più giovane
«Il
Vermentino Etichetta grigia – continua
Bosoni - viene prodotto da vigneti in una zona più collinare. E con suoli diversi: alluvionali di medio impasto. In questo caso è
Vermentino in purezza, che rimane 2 o 3 mesi sulle fecce fini, dove esce un carattere fresco e mediterraneo». In questo caso la gamma aromatica è un po’ più ampia, con sentori anche di agrumi e di salvia.
«Il Vermentino Etichetta nera nasce in piena collina, con terrazzamenti e un microclima meraviglioso, sempre molto equilibrato, e una selezione delle parcelle migliori. Siamo su suoli ricchi di scheletro, dove troviamo sassi e argilliti, dove la vigna fatica di più, e si ha più complessità. Sempre acciaio, ma in questo caso la permanenza sulle fecce fini è maggiore».

Etichetta Nera è diventato uno dei vini di riferimento di Lunae
E qui inizia anche il percorso temporale, andando a scoprire come si comporta il Vermentino Etichetta nera nel corso degli anni. «Non vogliamo che il nostro vino venga per forza fatto invecchiare – spiega
Diego Bosoni – ma semplicemente vogliamo vedere l’altra faccia del Vermentino».
L’Etichetta Nera 2024 è giovane, forse ancora troppo per esprimere davvero il suo massimo potenziale. Al naso si nota la complessità olfattiva mentre al sorso ha un’ottima profondità, ma il tempo, in questo caso, potrebbe giocare a suo favore dandogli ancora una maggiore ampiezza.
L’annata 2020 è un po’ più dolce al naso, con note anche di miele, e in bocca ha una certa rotondità. La 2019 punta tutto sull’eleganza, con una gamma aromatica ricca di frutta e spezie dolci. La 2018 è ancora viva e scalpitante, con la tipica nota di frutta (in questo caso spunta un’albicocca piena) che viene integrata da erbe aromatiche e un accenno piacevole di balsamicità.

Il progetto del Numero Chiuso è nato nel 2008
Un discorso a parte lo merita il
Numero Chiuso, che nasce nel 2008 proprio con l’intenzione di andare oltre all’idea classica del
Vermentino. «In quegli anni non era ancora così in auge – racconta
Bosoni – Era pensato solo come vino fresco. Ma noi abbiamo avuto l’idea di fare un
Vermentino che scavalcasse i canoni classici. Questo è un mio progetto, scontrandomi anche con le idee di mio padre. Ma credo che sia sempre interessante esplorare, conoscere, ricercare».
«Il Numero Chiuso parte da una selezione sul filare, proprio per ottenere i grappoli migliori dalle due zone maggiore carattere, con terre rosse, più complesse. Poi fermentazione in acciaio e a seguire un affinamento in botte grande di legno per un anno e mezzo, per concludere con altri 18 mesi in bottiglia. Sono solo 2.600 bottiglie, questo vino non viene prodotto in tutte le annate».

Labianca, Etichetta Grigia ed Etichetta Nera: tre anime del Vermentino
La 2021 è l’annata corrente: sentori floreali, agrumati e di frutta tropicale come l’ananas anticipano un sorso lungo e profondo, piacevole e sapido. La 2018 è un vino più “introverso”, ma sempre elegante e soprattutto molto lungo all’assaggio, con un retrolfattivo intrigante di spezie dolci. La 2011 punta maggiormente sulla frutta tropicale e su un accenno di miele, con un sorso più pieno. La 2010 è un esempio di grande complessità: pietra focaia, leggero idrocarburo, spezie dolci, che interagiscono con sentori di frutta, anche leggeri canditi, e un tocco di balsamicità. In bocca è vivo e sapido, una delizia per il palato.
Un’ultima annotazione: per celebrare il progetto Numero Chiuso, da quest’anno è stata introdotta una edizione d’autore, realizzata grazie alla collaborazione con l’artista designer Andrea Del Sere, che ha lavorato anche alla realizzazione della nuova cantina di Lunae, inaugurata due anni fa. Sono state realizzate 20 bottiglie da tre litri (jeroboam) con un’etichetta tridimensionale realizzata con un bagno galvanico in bronzo. Per rendere ancora più prezioso un vino già importante. E valorizzare ancora di più il Vermentino dei Colli di Luni.