01-08-2025

Bertinga e una nuova visione della Toscana: «Parla il vigneto»

La giovane azienda è nata nel 2015: «Non vogliamo raccontare tutto il territorio del Chianti Classico, ma solo il nostro quadrante nord di Gaiole»

Elisa Ascani e Luca Vitiello sono l'anima di B

Elisa Ascani e Luca Vitiello sono l'anima di Bertinga

Essere giovani, nel mondo del vino, non significa avere le idee poco chiare. Anzi. Magari, svincolati legami storici, si può cercare di dare una visione diversa del territorio, senza stravolgerlo e senza dimenticare le radici.

Bertinga, per esempio, è un’azienda nata solo nel 2015, come spiegato da Luca Vitiello, direttore commerciale e marketing, che condivide questo percorso con l’enologa Elisa Ascani, che si occupa direttamente della parte produttiva.

«Vigneto Bertinga - racconta Vitiello – è stato a lungo sinonimo di Castello di Ama, che ne è stato proprietario per molti anni, dal quale produceva l'omonimo Chianti Classico. Nel 2015, però, decisero di vendere il vigneto Bertinga, soprattutto perché non si trovava intorno alla proprietà, ma leggermente distaccato».

Luca Vitiello è direttore commerciale e marketing

Luca Vitiello è direttore commerciale e marketing

Qui nasce il progetto della nuova azienda. «Il vigneto Bertinga si trova nel quadrante nord di Gaiole, siamo al confine con Radda in Chianti. Gaiole fra le Uga, le sottozone del Chianti Classico, è quella che presenta la maggiore diversità al suo interno, nonché la maggior quota di bosco. Inoltre il quadrante nord è caratterizzato da altitudini abbastanza significative, attorno ai 500-550 metri sul livello del mare e da suoli principalmente calcarei. La quota di argilla inizia ad incrementare, man mano che scendiamo di quota».

L’idea di Bertinga, quindi, va oltre il concetto di sottozona, ma entra proprio nell’idea di individuare quell’angolo di Gaiole. «I vini di Gaiole, del quadrante nord dove siamo noi – spiega Vitiello – sono caratterizzati più dall’austerità, hanno bisogno di tempo in bottiglia, hanno acidità spiccate ma anche una struttura abbastanza importante».

Uno scorcio dei vigneti dell'azienda

Uno scorcio dei vigneti dell'azienda

L’evoluzione dell’azienda si ha subito dopo, nel 2016, con l’acquisizione dell’azienda che si chiamava La Porta di Vertine, con due vigneti in particolare, Vertine, che prende il nome dall'omonimo borgo medievale sempre a Gaiole Chianti, e Adine.

«Con questi due vigneti – prosegue Vitiello – siamo andati a completare quel mosaico che era nell'idea iniziale della nostra azienda. Avevamo già Bertinga, con Sangiovese e Merlot, ma volevamo alcuni ettari di Sangiovese che rappresentassero sempre di più quella parte di Gaiole».

E Vitiello insiste: «La visione della nostra azienda è proprio quella: Gaiole ha un’identità, una diversità e noi vogliamo raccontare solo ed esclusivamente quella piccola porzione di Gaiole, quel piccolo quadrante al nord. I nostri vini non dovranno mai parlare per Gaiole nella sua totalità, perché secondo noi è impossibile».

Il Chianti Classico La Porta di Vertine

Il Chianti Classico La Porta di Vertine

Un mosaico che porta anche alla costruzione di vini identitari, come il Chianti Classico, che è l’ultimo arrivato. «Prende il nome appunto di La Porta di Vertine, quello dell'azienda dalla quale abbiamo acquisito il vigneto, secondo noi era un nome evocativo e che racconta molto perché il vigneto si trova appena fuori dalla porta del borgo medievale di Vertine. Sono tre ettari, un anfiteatro a 500 metri.  Da questi tre ettari, piantati a Sangiovese, produciamo il Chianti Classico, Sangiovese in purezza. È un po’ il nostro tributo alla Docg che ha scritto una bella parte di storia del vino italiano. Però facendolo secondo la nostra visione: singola vigna innanzitutto, basso utilizzo del legno (in questo caso meno di sei mesi in botte grande) e un buon periodo in bottiglia».

L’annata 2022, in bottiglia da quasi un anno e mezzo, è un vino dalla grande freschezza, con un naso pulito e fine, e un sorso profondo e non invadente. Ma soprattutto, con un Sangiovese ben riconoscibile e non sovrastrutturato.

Il vino che rappresenta maggiormente l'azienda è il Bertinga

Il vino che rappresenta maggiormente l'azienda è il Bertinga

Il focus, però, è sul Bertinga Igt, il vino più rappresentativo dell’azienda. «Quando pensiamo ai Supertuscan – evidenzia Vitiello – ci vengono in mente dei blend di diversi vitigni internazionali e anche autoctoni provenienti da vigne differenti. La nostra idea sul Supertuscan è, se vogliamo, quasi opposta, legata all’identità del vigneto Bertinga, che è così marcata, forte, netta. A prescindere dal fatto che si tratti di un blend di Sangiovese e Merlot, il vino parla in primis per la vigna».

Bertinga quindi è metà Merlot e metà Sangiovese (anche se le percentuali esatte dipendono molto dall’andamento dell’annata, che può favorire uno o l’altro vitigno) provenienti da un unico vigneto. «Dall’annata 2024 si unirà una piccola porzione di Cabernet Franc, sempre piantato nel vigneto Bertinga».

Un'altra immagine del territorio

Un'altra immagine del territorio

«Qui andiamo a raccontare il vigneto, costituito da cinque parcelle in tutto.  La sesta è il Cabernet Franc, che poi è arrivato dopo.  Di queste cinque parcelle, tre sono piantate a Merlot e due sono piantate a Sangiovese. Quattro guardano a sud-ovest e una guarda a nord-est.  Quest’ultima è chiaramente nel punto più freddo, ed è la parcella dalla quale, nelle annate migliori, produciamo il nostro cru Volta di Bertinga. La parcella più vecchia è stata piantata nel 1996, la più giovane nel 2003».

Raccolta e vinificazione separate per Merlot e Sangiovese: il vitigno internazionale segue un percorso di affinamento in tonneaux, dei quali solo il 10% nuove, mentre l’autoctono riposa in botte grande. «Questo per circa 18 mesi, poi i vini vengono assemblati, e infine c’è un lungo periodo di riposo anche in bottiglia».

Bertinga è un blend di Merlot e Sangiovese

Bertinga è un blend di Merlot e Sangiovese

Le tre annate assaggiate (2016, 2017 e – in anteprima – 2018) mostrano come effettivamente il vigneto possa esprimersi con note di assoluta eleganza e complessità. Il Bertinga 2016 è figlio di un’annata piuttosto equilibrata: il vino ha una spiccata eleganza, un frutto maturo ma non eccessivamente esuberante, note floreali delicate e un finale che vira verso note leggermente evolute di cuoio e spezie. In bocca è equilibrato, ma ancora vivo e profondo. La 2017, invece, è un’annata più calda, e anche nel bicchiere si sente, anche se stupisce come il Bertinga riesca comunque a rimanere su toni di eleganza, nonostante un naso più “scuro” e avvolgente. In bocca stupisce per l’ottima bevibilità e per la duttilità in abbinamento.

La 2018, nonostante i quasi 7 anni di età, dimostra di essere ancora giovane: naso più austero, ancora da decifrare, ma che esce alla distanza, con note fruttate delicate e suadenti. In bocca dimostra che un’ulteriore permanenza in bottiglia gli gioverà, smussando quei piccoli spigoli che, d’altra parte, sono una dimostrazione di longevità.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Raffaele Foglia

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Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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