La storia non si tocca. Ma non bisogna andare avanti con i paraocchi, ostinatamente legati alle tradizioni, senza uno sguardo costruttivo verso il futuro.
La filosofia della Marchesi Mazzei è proprio questa, tanto da averne fatto quasi un motto: “Contemporanei dal 1435”. «E valorizzare il territorio» aggiunge Francesco Mazzei, alla guida della storica azienda insieme al fratello Filippo.

Una bella immagine del borgo del Castello di Fonterutoli
Il tutto diviso in tre realtà: «Sicuramente c’è
Castello di Fonterutoli, nel
Chianti Classico, l’azienda capostipite, nata nel 1435 – spiega
Francesco Mazzei – Da lì nasce tutto. Sono passate 25 generazioni. Nel 1997, poi, nasce
Belguardo in Maremma, nella zona tra Grosseto e Montiano, dietro il Parco dell’Uccelina, con vista mare: un territorio straordinariamente bello e con questa fortissima influenza del mare, non solo emozionale, ma proprio “fattuale”, che contribuisce ai nostri vini. E infine nel 2003
Zisola in Sicilia, ai margini di Noto, in un terreno calcareo anche lì con l'influenza del mare, con i vigneti tutti rigorosamente ad alberello».

Francesco Mazzei è anche presidente del Consorzio Tutela vini della Maremma
Nel tempo, si è avuta un’evoluzione nella produzione della
Marchesi Mazzei: «La nostra filosofia è quella di valorizzare il territorio e, laddove possibile, anche il vitigno autoctono. Tant'è che
Fonterutoli ormai è al 90%
Sangiovese,
Belguardo invece sta spingendo molto sul
Vermentino, ma anche un po’ di
Sangiovese per il
Morellino, e poi un po' di internazionali perché lì - insomma - ci vengono bene. Però stiamo lavorando anche su altro, per esempio sul
Ciliegiolo, ora su
Grenache. La Sicilia,
Zisola, è basata sul
Nero d'Avola, con due vini che stanno piacendo, e ora stiamo lavorando bene su
Grillo e
Catarratto».
Se Castello di Fonterutoli è seguito da entrambi i fratelli, Francesco Mazzei si dedica maggiormente a Belguardo, mentre Filippo amministra Zisola: «Ci siamo divisi i compiti».

Belguardo V, il Vermentino superiore fuori dagli schemi
E nelle due tenute fuori dal
Chianti Classico si sta facendo un lavoro molto interessante sui bianchi, anche con affinamenti particolari: «Abbiamo fatto alcuni sperimenti, che ci stanno dando ottime soddisfazioni. A
Belguardo realizziamo un
Vermentino superiore particolare, il
Belguardo V. È una vinificazione articolata: una parte è in anfora di terracotta, con lunga macerazione sulle bucce dai 4 ai 6 mesi (dipende dall'annata); una parte è in legno di acacia, sempre sulle bucce, e una parte invece in acciaio sulle fecce fini. L’obiettivo è quello di realizzare un vino dalla grandissima complessità. Il vino è concettualmente un rosso, e ha anche come destinazione d'uso situazioni molto simili, in abbinamento al cibo, ai rossi».

Contrada Zisola per esaltare il Catarratto
Ma anche in Sicilia non ci si ferma: «C’è il
Contrada Zisola, un
Catarratto in purezza. Anche qui c'è una vinificazione complessa, con due vendemmie separate; la prima a uva non perfettamente matura per avere una forte componente acida; la seconda parte è a maturazione completata, e questa fa una macerazione lunga sulle bucce».
In tutte e tre le anime di Marchesi Mazzei, come enologo, c’è Carlo Ferrini: «Ma è fondamentale anche il lavoro del nostro direttore tecnico Gionata Pulignani, che lavora con noi da 25 anni».

La tenuta Zisola, non lontano da Noto
Cosa è cambiato in questi anni? «È cambiato tantissimo – sottolinea
Francesco Mazzei – sono cambiate le dimensioni aziendali. Inoltre siamo in una fase di passaggio generazionale, ma soprattutto abbiamo investito molto nelle cantine e, prima ancora, abbiamo puntato molto professionalmente nei vigneti. C’è più attenzione ai singoli passaggi. Non ci sono stati dei cambiamenti drastici, ma più che altro c’è stata una progressione».
Un’evoluzione nel tempo, che ha portato a una maggiore attenzione verso i vitigni autoctoni: «Negli anni Settanta-Ottanta, quando avevamo solo Fonterutoli, era necessario smarcarsi dalla tradizione per guadagnarci un po’ di visibilità nel mondo. Però come sempre ci sono cicli che ritornano un po' dietro, le fughe in avanti ti servono a capire meglio e poi torni al punto da cui sei partito con uno spessore maggiore, con un bagaglio di conoscenze molto maggiori».
«Dobbiamo pensare che oggi il più grande beneficiario del fenomeno dei
Super Tuscan, è il
Chianti Classico. Perché
Super Tuscan ha sperimentato, ha fatto le cose straordinarie che non avrebbe potuto fare con il
Chianti Classico anche per motivi di disciplinare, ma questo ha portato di conseguenza anche ad alzare la qualità del
Chianti Classico, il cui livello, attualmente, non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello di 40 anni fa».
Tanti anni di esperienza, ma anche qualche errore? «Nessun errore grossolano – spiega Francesco Mazzei – Ma magari avremmo potuto anticipare qualche scelta. Seguire le mode? No. Magari c'è un vino che va bene e aumenti la produzione…».
Poi c’è il futuro. «Le nuove generazioni sono importanti perché portano energia, idee, vivono nel mondo contemporaneo. E noi dobbiamo stare attenti ad ascoltarle».