22-08-2024

Ciliegiolo e Vermentino, la Maremma dei vini è pronta a spiccare il volo

È la zona più varia e sfaccettata della Toscana. Ma i due autoctoni possono essere un traino: «Rappresentano le radici storiche della nostra area». E gli assaggi lo confermano

Vini in Maremma: la Toscana non è solo Sangiovese

Vini in Maremma: la Toscana non è solo Sangiovese

«Nessun altro territorio in Toscana può offrirne una scelta così variegata, grazie anche all'apporto fondamentale dei vitigni qui coltivati».

Parlare dei vini della Maremma non è affatto facile. E la frase che introduce questo articolo, presente sul sito internet dello stesso Consorzio di Tutela, già rappresenta un quadro di questa realtà Toscana.

Il variegato territorio della Maremma

Il variegato territorio della Maremma

D’altronde stiamo parlando di un territorio piuttosto vasto, che ricopre l’intera provincia di Grosseto, per un totale di 8.750 ettari vitati. E con grandi differenze microclimatiche, passando dalle rive del Tirreno fino ad arrivare al Monte Amiata, attraverso una grande varietà di terroirs diversi. Se consideriamo i soci che fanno parte del Consorzio di Tutela Vini della Maremma Toscana (nato esattamente dieci anni fa), parliamo di 465 realtà, delle quali molte sono vinificatori (la maggior parte dei quali conferisce le uve alle cantine cooperative), una è un imbottigliatore e 124 sono aziende “verticali”, che producono uve dalle proprie uve e lo imbottigliano in proprio, per un totale di 7 milioni di bottiglie annue.

La Maremma è quell’area vitivinicola della Toscana meno Sangiovesizzata (scusate il neologismo). Infatti qui convivono diversi vitigni autoctoni, come Ciliegiolo, Canaiolo nero, Alicante, Sangiovese, Pugnitello, Aleatico, Vermentino, Trebbiano, Ansonica, Malvasia, Grechetto, con varietà internazionali appare a dagli anni '90, come Cabernet Sauvignon, Cabernet franc, Merlot, Syrah, Viognier, Sauvignon, Chardonnay, Petit Verdot, per le quali la Maremma si è rilevata un “terreno fertile”.

Un momento della vendemmia

Un momento della vendemmia

Si potrebbe definire un “prisma eterogeneo” dei vini, pieno di sfaccettature. Ma forse, guardando bene, si possono individuare anche alcune caratteristiche uniche che possono diventare un vero cavallo di battaglia per questo territorio.

Se potessimo scommettere per il futuro, le nostre puntate andrebbero decisamente su Ciliegiolo e Vermentino. Un rosso e un bianco.

Il direttore del consorzio Luca Pollini con alcui campioni di Ciliegiolo

Il direttore del consorzio Luca Pollini con alcui campioni di Ciliegiolo

Partiamo dalla scommessa forse più difficile, quella del Ciliegiolo. «Rappresenta le radici storiche della Maremma – racconta il direttore del Consorzio Luca Pollini – In Toscana si dà quasi per scontata la presenza del Sangiovese. Ma il Ciliegiolo è un vitigno che si concentra in particolare proprio in Maremma. Al momento ci sono circa 310 ettari vitati, la metà di quelli coltivati con questo vitigno in tutta Italia. Oltretutto il Ciliegiolo si adatta anche ai climi più caldi, meglio del Sangiovese».

Nell’ultimo periodo c’è stata una riscoperta del Ciliegiolo. «In passato – continua Pollini – veniva spesso tagliato con il Sangiovese. Negli ultimi tempi in molti hanno puntato sulla sua vinificazione in purezza».

«Le caratteristiche sono abbastanza semplici – prosegue – Il sentore principale richiama la ciliegia, ma anche il chicco d’uva assomiglia molto alla ciliegia. In bocca ha una certa rotondità, magari senza acidità elevate, e tannini molto morbidi. È un prodotto moderno, molto adatto ai giovani che si avvicinano al vino».

Assaggiandone alcuni campioni, abbiamo potuto notare come ci sia anche un diverso stile interpretativo, ma alla fine nella maggior parte dei casi abbiamo potuto notare la franchezza, l’immediatezza, la pulizia di questi vini, che hanno come dote principale la bevibilità e la spensieratezza. D’altronde, il Ciliegiolo nella sua leggiadria potrebbe essere un ottimo contraltare all’austerità del Sangiovese. Nel nostro caso, abbiamo assaggiato Sassotondo San Lorenzo 2020, Tenuta Montauto Silio 2022, Santa Lucia Canapone 2022, Mantellassi Maestrale 2022 e Belguardo Ciliegiolo 2023.

“L’altra metà del cielo” della Maremma è sicuramente l’anima bianchista, che si esprime sempre di più con il Vermentino. E il Consorzio della Maremma crede molto in questo vitigno, tanto da aver promosso la scorsa primavera la quinta edizione del Vermentino Grand Prix, il particolare concorso che va a identificare le dieci migliori etichette prodotte in Maremma, senza però farne una classifica. Questo diventa un ulteriore stimolo per i produttori, al fine di entrare in questa Top Ten.

I vini vincitori del Vermentino Grand Prix

I vini vincitori del Vermentino Grand Prix

Per l’edizione 2024 sono stati scelti, in ordine alfabetico delle aziende, Castelprile, Prelius 2023; Collemassari, Melacce 2023; Guido F. Fendi, Chicca 2022; Podere Cirene, Cirene 2023; Podere Poggio Bestiale, Lépido 2023; Poggio Levante, Unné 2020; Rocca Delle Macìe, Campo Maccione 2023; Tenute Bruni, Upupa 2022; Terre dell’Etruria, Marmato 2023; Val Delle Rose, Cobalto 2021 Vermentino Superiore.

«Il Vermentino si conferma certamente un vitigno di grande carattere e in continua crescita sul nostro territorio, tanto che in Maremma si trovano il 50% degli ettari coltivati in Toscana con questa varietà – sottolinea Luca Pollini – Degli oltre 970 ettari presenti sul nostro territorio, quasi il 60% ha meno di 13 anni e oltre il 40% non arriva a otto anni, quindi si tratta di impianti relativamente giovani. Una varietà affascinante non solo nella sua versione giovane e fresca, ma anche nella sua evoluzione più complessa dove ha rilevato un’ottima struttura e longevità. È sempre emozionante metterlo alla prova grazie all’iniziativa del Vermentino Grand Prix».

Il direttore Luca Pollini e il presidente Francesco Mazzei del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana

Il direttore Luca Pollini e il presidente Francesco Mazzei del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana

Rispetto agli anni passati, in particolare al Grand Prix del 2023, la giuria di tecnici e ristoratori sembra aver leggermente cambiato metro di giudizio, preferendo vini più giovani rispetto a quelli maturi.

Anche durante i nostri personali assaggi abbiamo riscontrato la tendenza a favorire vini più “facili” e immediati - di indubbia qualità, sia chiaro - anche se non sono mancate alcune piacevoli eccezioni che ci hanno convinto maggiormente, dove il Vermentino ha avuto più tempo per sviluppare la sua gamma aromatica.

I vini in degustazione

I vini in degustazione

A questo punto si è a un bivio: puntare sull’immediatezza o guardare alle complessità? In realtà il Consorzio della Maremma aveva già dato un’indicazione, visto che proprio lo scorso anno si era riusciti a introdurre la menzione Superiore nel disciplinare della Doc Maremma Vermentino. Segno di una volontà chiara di andare verso una valorizzazione del Vermentino con strutture e profondità maggiori.

Inoltre il presidente del Consorzio Francesco Mazzei, appena riconfermato alla guida dell’ente, aveva spiegato come con questa scelta si era “alzata l’asticella”. Non è quindi impossibile vedere un Vermentino che prende due strade diverse.

Però non si deve nemmeno perdere di vista l’obiettivo di valorizzare, anche tramite il Ciliegiolo, il meraviglioso e variegato territorio della Maremma.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Raffaele Foglia

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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